Arguta Paffuta e io ci guardiamo negli occhi, un po' sperdute. Perché abbiamo ricevuto una lettera e non sappiamo cosa rispondere; non abbiamo idea nemmeno del motivo per cui l'abbiano scritta a noi. Allora la giro a chi vuole e forse qualcuno ci darà un'idea su cosa dire.
"Cammino con gli occhi fissi sul marciapiede, perché se li alzo verso i tetti e verso il cielo provo un fastidio permanente. A dire il vero, dopo alcuni secondi lo avverto anche guardando il marciapiede.
Tutto è diventato molto soffocante e tutto mi irrita. Una irritazione profonda, che non so definire, come se mi fosse sfuggito il controllo di qualcosa - me stessa, le incombenze, la vita - e non sapessi da che parte riafferrarlo.
Cammino a ogni ora, ma provo quel fastidio che cresce. Più ascolto, più mi sfibra. Più parlo, più mi sembra che le parole risuonino vuote.
Ho un'esistenza che molti definirebbero normale, ho affetti veri e - per ora - ho un lavoro. Non ho maggiori difficoltà degli altri, probabilmente. Ma questo fastidio mi insegue e come un'ombra d'estate cresce".
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