Tornata alla una e mezzo, per il lavoro e con la complicità della tempesta che mi ha reso il ritorno a casa una traversata atlantica.
Ssssst, regna il sonno. Mangiucchio contro la mia volontà e nonostante gli avvertimenti faccio ciò che non devo: mi addormento sul divano.
Allloraaaaa. Ok, un'oretta chiarificatrice serve, aiuta persino a digerire peggio. Mi trascino verso il letto, ok? E sento un'arietta fina, come se la tempesta se ne fosse andata lasciando solo un po' di profumo. A dire il vero sento qualcos'altro: non ci posso credere, adesso canti anche di notte?
Lui se la ride e chiama in prestito un suo collega, che mi canta: cu cu.
Guardo l'orologio, sono le cinque. Non è possibile.
Maestro Cip ride ancora più pazzerello e affila gli strumenti: adesso ti tengo sveglia io, cara la mia cucù, dopo quello che mi hai rimproverato nei giorni scorsi.
Non immaginavo che gli uccellini potessero essere indicativi, ma non mi arrendo. Un alleato arriva subito da me, si chiama sonno. Oggi mi sono persa tutte le tue note, Maestro Cip. Non fare quel faccino deluso. Da domani facciamo la pace, vuoi?
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