Ascoltando un fiume di parole in un programma britannico, mi interrogo sulla gentilezza intrinseca nelle espressioni dei nostri dominat... (ehm, piantala Arguta Paffuta, cribbio, che ci legge il nostro figlioccio), amici inglesi.
Una delle cose che mi ha sempre stupito, devo dire: questa capacità di portare la gentilezza stendendo le sillabe e i gesti su un morbido telo.
L'ho toccato con mano più volte, ma un episodio simbolico viene dal racconto di un amico, che a volte cito ad esempio e ora scrivo.
Lui era un insegnante di inglese in erba. Va a Londra. Alla fermata del bus chiede a un signore di passaggio se sia giusta la tappa per la sua meta e si sente rispondere un sì irrobustito da un fiume di parole. Che non capisce, per inciso. Dopo qualche minuto, da incerto in terra straniera, ripropone la domanda e si becca un nuovo sì stemperato in un discorso. Dopo mezz'ora trova un uomo pietoso che gli rifornisce il sì ma mormora lentamente le parole che seguono.
Sì, ma la fermata è stata soppressa, quindi deve andare a quella successiva che si trova...
Dire no, era indelicato.
Troppa grazia, inglesi.
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