Manca mezz’ora di strada e la connessione non si è ancora persa tra le colline. A un tratto, lui strilla: devo chiudere, ti richiamo, ti richiamo.
Solito incontro ravvicinato con la polizia? Non so, non voglio sapere. Cinque minuti, dieci, nessuna chiamata. Allora procedo io: squilla a vuoto. Messaggio: zero risposta. Passa un’ora e tiro fuori l’elenco degli ospedali, indecisa da quale cominciare. Non sono ansiosa, dottore, glielo giuro. Però oggi mi sento così, per cambiare.
Tentenno un’altra mezz’oretta, finché riprovo e scopro che il problema è stato risolto. Che cos’era successo? Avevo due ragni in macchinaaaa.
Scusa? Lui insiste: non posso guidare con due ragni in macchina, ho dovuto ucciderli. Ho la seccante impressione che la missione durata tanto sia avvenuta con auto in corsa, ma non voglio saperlo.
Lancio un sospiro: e io che ti credevo l’Uomo Ragno. Poi lo avviso: finirai nel blog ecco.
Fai come ti pare – sentenzia lui – ma io i ragni non li posso vedere. Il suo ecco è più potente del mio, come sempre
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