martedì 30 novembre 2021

È quando sei così vicino


 Tutto si ferma dentro di me, mentre tutto si muove attorno. Formiche sulla piazza, come a distanza sociale dal Duomo, le palme che si lasciano guidare dal vento, i preparativi per gli addobbi a Milano.

Un giorno di gelido calore, un angolo incantato in cui luce e ombra si contendono il mio viso, una sensazione devastante poterti sfiorare e poi no davvero.

È quando sei così vicino che mi ricordi quanto insopportabilmente sei stato lontano da me. Di molto ciò che ho smarrito, provo soltanto sollievo.

Non te, borgo e metropoli, con il tuo simbolo scavato nell’eternità. Potrei sfiorarti, ora, ma resterò a guardarti ed è molto di più.

domenica 28 novembre 2021

Già è inverno, con tenerezza


Già è inverno. Le nuvole mi sospingono nella tana dei pensieri senza cupezza, tanto che il campanile più vicino - perforato dall'ultima luce del giorno - sembra ridere. 

Avverto la voglia di ritirarmi, in un letargo sociale che non mi è mai spiaciuto abbastanza in questi tempi spaventosi, anzi forse era l'unico balsamo. Come le mura di casa sembrano le uniche amiche, assieme alle piante che lanciano l'ultimo sussurro di colori. 

Già è inverno e frugo negli addobbi natalizi, non per consolarmi. È che questo calore di luci rafforza il potere dell'inverno, la sua tenerezza spesso incompresa che forse solo la neve riesce a raccontare nel suo abbraccio protettivo.

Già è inverno, con tenerezza.

 

lunedì 22 novembre 2021

L'irresistibile bisogno di essere felici

Nella borsa il computer ha dovuto sloggiare, perché ho voluto viaggiare con la leggerezza pensosa di un libro. Ma quando arrivo alla stazione e compro i biglietti della metropolitana verso la tappa successiva, gli occhi si posano su Topolino. Ne esploro le diverse tipologie e penso che dovrei proprio leggerlo. Penso anche che è meglio comportarsi da adulta e mi muovo verso il bar per un caffè. 
Ma si profila una coda eccessiva, la cui attesa non posso permettermi. Del resto, a chi la voglio raccontare. Sguardi e sospiri si orientano verso l'edicola e alla fine capisco che non posso non tornare lì.

Provo l'irresistibile bisogno di essere felice e non comprendo perché io debba combatterlo. Torno a Canossa, dunque, indicando l'oggetto del desiderio. Quando sono sul pulmino, devo assolutamente leggere la prima storia. Mi fa sorridere, piangere, soprattutto mi permette di imparare. Forse di ricordare, che è un altro modo per dirlo poi.

Di ritorno, la sera, affianco il libro - dedicato a San Francesco e a San Giovanni della Croce - e il fumetto. Instantaneamente mi torna in mente una delle definizioni di me medesima che dipingeva mio padre «Sacro e profano». Lui lo diceva passando nel mio locale segreto, dove il rosario era appeso vicino ai poster metal. Ma lo sento risuonare anche qui, e credo che ci sia qualcosa di stupendo che unisce sacro e profano, per così dire, e stasera l'ho colto.
È sempre quello il protagonista: scegliere ciò che rende felici. Anche a costo di tornare sui propri passi o di perdersi nel futuro.



 

giovedì 18 novembre 2021

Soffi di umanità


 

Ai primi assaggi della sera, la luna era pallida e pasticciona come me. Poi ha forse messo tutti in riga. Non me, che non mi sono accorta dei suoi richiami  e sono tornata in mezzo al sole.

Guardando fuori dalla finestra, forse si affaccia ancora un respiro o è quello che vorrei udire. Qui ci accontentiamo ancora di soffi di umanità.

domenica 14 novembre 2021

A come Ardiles. E non è solo una partita

Mettiamo ordine: A come Ardiles. Poi fino al mio indiscusso riferimento Pelé e un viaggio tra calciatori deliziosamente arcigni.  
Ogni volta, Fuga per la vittoria si fa da me ammirare da un'altra prospettiva. Poco mi emoziona  come vedere un Max Von Sydow che si dimentica di essere avversario e soccombe a un'azione perfetta.

Eppure stasera mi porto a casa il rientro della squadra, che avrebbe potuto invece mettersi in salvo.

Ma come, rientrare solo per una partita.

Niente è solo una partita. 

 

sabato 13 novembre 2021

Piove così tanto che io ti inondo di sole

 

Piove ossessivamente, come se dentro questi giorni martellassero i Guns N' Roses. Piove così tanto da non farmi credere che siamo tornati a questa giornata, la più dura della mia vita, tredici anni fa. Quella in cui sei scivolato via dalle mie mani, papà, eppure ti tenevo stretto: solo che non sono stata forte come te. 

A mente mai fredda abbastanza, ancora tempo dopo, mi stupivo di come potesse essere novembre, dato che quelle ore splendevano di sole. C'era un sole pazzesco quella mattina e poi le altre ancora; anche il giorno del funerale, mi ricordo come innaturale la giacca leggera che indossava mia madre ed è anche l'unica memoria "fisica" che conservo.

È come se avessi detto a me: a novembre solitamente piove così tanto che io ti inondo di sole. Quel sole che era tuo amico, ma non sempre si lasciava addomesticare. Come noi.

Da quel momento, ogni 14 novembre che sia scosso dalla pioggia, mi appare come un trucco, un modo per confondermi le idee o magari per aiutarmi a nascondere le lacrime. Se allungo la mano e scosto un lembo di nuvola, io posso vedere che sorge un giorno diverso e dentro quel giorno ci sei tu.

La prima cosa bella e l'ultima follia


 

Sono timida quanto basta nei voraci anni Ottanta: anche per questo motivo, colpisce la mia richiesta a papà, ovvero se mi dà un passaggio fino a un hotel dove c’è la Roma. Mio padre - questa ostinazione giallorossa di recente acquisizione - la prende per quello che è un tratto caratteristico di Marilena: un bastian contrario. Sarà una pia illusione.

La storia è già stata raccontata da me più volte, con un angelo custode che ringrazierò per sempre: perché è lui che fisserà oltre quei magici e voraci anni Ottanta quest’affetto per la Squadra della capitale (un caro saluto sempre al mio amico laziale). Giorgio Rossi.

Ma la prima cosa bella, la prima immagine che mi rassicura come la Roma esista oltre il piccolo schermo, è Sebino Nela fuori dall’albergo. Naturalmente, omaggiando la mia timidezza mi paralizzo, lo guardo mentre parla con persone ai miei occhi tanto sconosciute quanto benedette dalla sorte, perché Sebino dedica loro tempo e attenzione. Quando lui rientra nella reception, io come una sorta di Olivia Newton-John alla quale pare evidente che Grease stia durando un po’ troppo, mi trasformo nel mio personaggio (realmente) preferito: Rizzo.

Mio padre non crede che io possa entrare e con una scusa cercare la squadra, ma io lo faccio. Dalla prima cosa bella alla mia prima follia visibile.

Da allora, la Roma scorrerà in me, con foto, autografi, poster, maglie autografate e – più di tutto – le tappe nella capitale da Giorgio che mi porta scoprire i luoghi più veri. E che all’occasione tira fuori dal cruscotto la mia lettera di adolescente: «Caro signor Rossi, sono Marilena Lualdi di Busto Arsizio e sono romanista… Grazie per quello che ha fatto per me».

Lo farà per quasi 40 anni, Giorgio. Per la Roma, ha fatto infinitamente di più. Anche per Nela, che lo cita nel libro, «personaggio gigantesco in tutti i sensi»: gli salverà la vita.

Ma adesso devo pensare perché quando il Roma Club di Como organizza l’incontro con Sebino per presentare il suo libro, con Giancarlo Dotto (edito da Piemme), “Il vento in faccia”, decido che ci devo essere a tutti i costi. Perché in ore piuttosto complesse, per usare un eufemismo, io non possa non andare a Tavernerio da lui e da Lilli, donna che sa prendere decisioni forti, anche a costo di lasciarle definire folli da chi ha paura di vivere.

Lilli ha fondato quel club, traboccante di energie.

Correndo correndo - Sebino – di notte da solo. Con quelle stelle crudeli e sincere che tu hai guardato in faccia.

L’ultima follia è anche di Nela, che accetta di, vuole raccontarsi, forse entrambe le cose.

È spaventoso, è bellissimo. E se tu ne hai il coraggio, vuoi che questa ragazzina impaurita oggi non corra da te?

Voglio ascoltarti, sono in cerca di conferme (guarda, a Falcao resto devota, ma so che non dovevo aspettarmi nulla da lui in quella maledetta finale. Ago, i suoi occhi seri nella notte… Iorio! Iorio dai che ti chiama ancora), ma anche di sorprese. Non devono essere tutte belle, perché sono trascorsi quasi quarant’anni.

È sera, questa volta io ti ascolto e ti parlo pure. Forse, sono ancora una ragazzina, ma tu sei un uomo, perché un calciatore è questo, che altro? Non una macchina spedita su un campo, bensì una persona che sta vivendo, soffrendo, si sta incavolando, sta amando, e quel giorno chissà quale sentimento prevarrà. A me le pagelle facevano già abbastanza schifo a scuola, e guarda che andavo pure bene: il peggio che mi è successo è pigliare un dieci in matematica, assolutamente immeritato, figurati.

La prima cosa bella e l’ultima follia, l’ultima in ordine di tempo, Sebino, perché chissà quante ne combinerò. Una, sta già friggendo in mente.

Intanto, sembra trascorso un giorno e adesso se mi giro, uscirà la squadra tutta da quella porta. Giorgio mi farà cenno di aspettare e io obbedirò, improvvisamente docile. Vedrò un mezzo sorriso sulle labbra di Liedholm: il mago di Bienate gli avrà trasmesso buoni auspici. Falcao non riconoscerà la mia penna brasiliana, ma gli vorrò bene lo stesso. Conti riderà facendo danzare anche i capelli.

E poi c’è Sebino, con il vento in faccia. Quel vento che ti piace, anche quando ti tremano le gambe. Stasera è così, tremano, ma di felicità. Perché la prima cosa bella questa sera mi sembra ancora più bella e l’ultima follia ne chiama già un’altra.





 

venerdì 5 novembre 2021

Sulle orme di qualcuno






 Quando tutto ti sfugge con precisione, puoi trovarti su un sentiero di foglie secche e così vive. Conduce a un lazzaretto di diversi secoli fa e sai che qualcuno da cui provieni, l'aveva già percorso.

Aveva avuto paura o speranza, o entrambe le cose? Proprio come te.

Sulle orme di qualcuno, forse persino sulle tue. Perché c'è una brezza nel tempo che quelle foglie e molto più scompiglia. Non sai come ne uscirai, ma sei consapevole dei passi che stai compiendo.


Sulle orme di qualcuno, forse proprio le tue.

martedì 2 novembre 2021

Mondi in attesa


 Ci sono mondi da cui mi sono espulsa, diventati di ghiaccio. Ci sono mondi in cui cammino, per fare la mia parte con coscienza, se non scienza.

Ci sono mondi in attesa, che non so bene cosa vogliano e perché mi aspettino. So solo che io li attendo con uguale intensità. Ci chiamiamo, ci sbirciamo, ci sussurriamo, ci lasciamo. Fino alla prossima volta e fino a quando non dovremo attendere più.

lunedì 1 novembre 2021

La vita che ti insegue

Il tempo resta in sospeso, poi due anni di colpo si sciolgono in un abbraccio. Quei confini che erano tornati a esistere prepotentemente, sembrano sfaldarsi.

La vita si mette a correre, ti insegue, ti racconta quello che è stato e ti dice che non se n'è andato da qualche altra parte: è ancora lì con te.

Allora socchiudi gli occhi e raduni gli amici, fai stare insieme con un gesto o un pensiero le persone importanti in questo intreccio di esistenze anche solo per caso.  Coincidenze così perfette che in un film o in un romanzo sarebbero stucchevoli. Adesso, siamo qui con naturalezza, dopo gli anni più duri, in cui ognuno di noi ha perso qualcuno o ha rischiato.

Quando porti a casa il tuo amico più saggio, gli sussurri proprio questo: ma come potevi pensare da ragazzo, al tuo primo giorno di lavoro entrando in una grande azienda e famiglia, che settant'anni dopo saresti stato qui tra caffè e conversazioni armoniose con alcuni di loro e i loro discendenti? 

Lui sorride, come tutte le volte che sì, vorrebbe darmi ragione, ma sta anche riflettendo su qualcosa di più decisivo.

Difatti, quando scende dell'auto e il buio già ci sta separando, si volta ed esclama: «Mi stavo dimenticando di dirti quanto ti voglio bene». 

Che contano i pensieri, le coincidenze perfette, le assenze e i ricordi che provano a mitigarle, quando la vita ti insegue per porgerti un abbraccio?