Sgattaiolo via pochi minuti, alla ricerca di un gelato nel quartiere della mia infanzia. Ma la gelateria non esiste più da un pezzo e nell'accogliente bar dall'altro della strada non sono comparsi ancora coni e coppette. Ingoio un caffè, un po' mestamente, perché oggi proprio sentivo la voglia di gridare la primavera con un gelato.
Nella chiesa respiro. A me gesa. Non so quanto mia, perché lì non ho iniziato il mio cammino e ora più facilmente vado verso quella della mia famiglia o vicino a casa. Ma poi rifletto che lì due riti miei importanti, li ho celebrati. E un altro, durissimo se la fede vacilla, di papà.
Le luci si accendono a poco a poco, tuttavia la giornata non ha voglia di finire. Avvolta nell'aria mia e non mia vago, e accarezzo i raggi che trovo.
Infine, sotto casa una luce differente: la gelateria sotto casa ha riaperto. E rido, come la bambina che correva dalla chiesa, a me gesa, per una dolce ricompensa. Dappertutto ci sono promesse.
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