Lo zio Dante Galli con mia madre Carla e sotto con Gipo Calloni
È strano percorrere un lungo, lunghissimo percorso insieme, eppure alla fine portare dentro più sensazioni che parole. Quelle sopra menzionate, ma anche la tua emozione quando vedevi il mio pianoforte e ti ricordavi l'amata fisarmonica. Potevo scrivere 100mila articoli all'anno, ma gli unici che ti importavano erano quelli che leggevi al circolo con gli altri tifosi tigrotti.
E quella volta che all'ospedale quando sono nate le tue nipotine, ti dichiarasti bustocco davanti a un politico lì perché a sua volta diventato nonno.
Ma come zio, tu sei di Solbiate Olona.
Sì, è vero, ma quando procedi negli anni, conservi nel cuore come un talismano la tua infanzia, la tua adolescenza, e quelle scorrevano ancora lì, nei palazzi del Bustese.
Sei scivolato via così, senza che potessi salutarti: del resto, la zia Franca ti aspettava da troppo tempo. È tempo di riposarsi, dopo una vita di lavoro, e di riabbracciare tutti i tuoi cari lassù. Non dimenticarti, però, - tu che tutti i giorni scambiavi un saluto con tua sorella Carla - che lei ha tanto, tanto bisogno di sentirti ancora. Sarà un tocco di fisarmonica o un soffio leggero, ma al suo fianco resta sempre come tutte in quelle foto scattate insieme, per rendere ancora più orgogliosa nonna Argia dei suoi tesori.
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