domenica 26 ottobre 2025

Tutto in volo

 

Basta che entri in gioco il vento, la sua beffarda attitudine a scompigliare nuvoli e pensieri, e il mio sguardo si perde ancora nel cielo, fra quelle strane creature. Le forme più bizzarre che si sfaldano e si ricreano, gli uccelli che sembrano cercare la corrente giusta per fare meno fatica o per scivolare verso il loro destino, le foglie che si mettono a loro volta a danzare.

Tutto in volo, nella stagione che accarezza i miei brividi e li trasforma in fragili sogni, ancora.

venerdì 24 ottobre 2025

Ti ho vista ballare

 

Sotto le carezze della pioggia, ti ho vista. Non sapevo bene chi fossi tu (figurarsi me, sento che sussurri): nella mia ignoranza completa, ti ho attribuito l'identità di una cavalletta, finché amiche più sapienti mi hanno aiutata indicando "Mantide religiosa".

Dall'etichetta leggendariamente crudele, sono scivolata a ciò che sembravi: fragile, abbarbicata per ore a un muro che confondeva con il tuo colore.

In cerca di protezione, di vita o che altro. Come noi,

Da allora, ti ho tenuta d'occhio con un'ansia crescente, io che a lungo coltivai una imbarazzante paura di creature come te. Finché è uscito un barlume di sole, finché tu ti sei spostata in modo impercettibile.

Finché tu ti sei messa a camminare, ma a me parso che tu ballassi.

Sì, ti ho vista ballare. E io senza paura né pudore, a ballare con te.

lunedì 20 ottobre 2025

Luce d'autunno

 

Non illumini che l'anima, illumini l'universo. 

Sei la nostra luce d'autunno, la compagna discreta di brevi passeggiate che per noi significano vita. 

domenica 19 ottobre 2025

Hope under construction

 

Un palazzo avvolto da un cantiere e rose che si posano su questo scenario, con disincanto.

L'uomo affaccendato a riparare, la natura a creare.

In un giorno grigio fino allo stordimento, quelle rose si ostinano a raccontarmi di speranza.

Hope under costruction, come un sito che sta aspettando di rinascere. E le rose a sussurrare che ci credono.

giovedì 16 ottobre 2025

La maschera che mi salvò nello Spazio (ciao Ace)

 


Ero persa nel pieno delle convenzioni e anche in un po' di leggera musica, fino a quell'istante, quello in cui i miei compagni di scuola mi regalarono "Unmasked" dei Kiss. Il resto è storia personale: io che arranco nel mondo del rock, sempre più duro per corazzarmi contro le ipocrisie della vita.

Ma siccome si cerca sempre un beniamino, che lo si sappia o no, all'inizio ho trovato inequivocabilmente te, Ace. Io donna di squadra per il basket coltivato ogni ragionevole dubbio di altezza e tuttavia solista come vezzo di figlia unica, ho scelto l'extraterrestre come ti chiamavo allora. Quello che nello spazio si perdeva senza vergognarsi.

Sei stato il mio primo chitarrista, quello che secondo me non veniva mai abbastanza apprezzato dal vasto mondo dei Soloni (persino più vasto dello spazio, che ne dici Ace?), la mia devozione ha retto anche l'impatto delle biografie sempre più particolareggiate e infine l'uscita dal gruppo. La prima per me, e quindi dolorosa, perché quella di Peter Criss era stata troppo immediata per farmi male ed Eric Carr era una tale luce per me, che non ho visto buio alcuno.

Con te, è stato diverso. Al liceo mi sono messa anche a fare la tesina su una tua canzone, roba che oltre a turbare la professoressa ha sfidato anche le compagne più benpensanti attaccate dichiaratamente ai cosiddetti cantanti o gruppi impegnati.

Cosiddetti.

Perché loro pensavano che fosse tutta una maschera e invece voi dicevate qualcosa di terribilmente vero: le maschere, siamo noi. Sono incollate a viva forza sulla nostra anima e chi finge di non saperlo, non si trova mai.

Adesso che tu, Ace, sei veramente nello Spazio, in uno spazio ancora più vasto di quello che potevamo pensare, io ripenso all'unica volta che ho provato a truccarmi come te (con pentimento definitivo perché mi si bruciò la pelle), al dispiacere di non averti mai visto dal vivo, eppure guarda che amico sei sempre stato, più di altre maschere.

Non ho altre parole che le tue, come quella canzone che finì nella mia tesina: firmata Ace Frehley, ma io la firmerei "La maschera che salvò Marilena nello Spazio"

I'm snowblind, I can't see a thing
I'm snowblind, I don't wanna sing
I'm snowblind need a familiar face
I'm snowblind think I'm lost in space

 

domenica 12 ottobre 2025

Non posso fermarmi, sono un fiume

 


Anche se ci sono cresciuta, sul fiume, se l'ho vissuto con le prime gite tra le braccia di papà, non so se questo basti ad esaurire le ragioni di una simbiosi che avverto dentro di me e che mi avvolge.

Mentre accoglievo trepidante qualche giorno fa l'immagine del Ticino, come se lo vedessi per la prima volta, mi rispecchiavo fino a fondermi ancora una volta. 

Perché io, sono un po' un fiume.

Ora svuotato, ora in piena. Perennemente in viaggio eppure dannatamente intrappolato in un percorso che non ho scelto io. Scavarlo, non mi rende più libera: accresce solo il dolore.

Eppure, libera sono in qualche modo.

Di camminare nelle mie scarpe, di stringermi nella mia ricerca senza annullarmi, di non prendere ordini insensati, di scrollarmi via con una risata parole assurde che chi non vuole conoscere butta addosso - tipo oggettivo, evidente, la verità, la realtà, insomma orrore puro -, e di piangere, piangere forte come solo un fiume sa fare. 

Radunando le lacrime mie e di tanti rivoli del mondo, trattengo il fiato finché uno sguardo buono mi ridà il respiro, un angelo mi asciuga il volto con i baci, penso che non posso fermarmi.

Non posso fermarmi, sono un fiume. Che lo voglia(no) o no.