... sono stato io ad essere fortunato. Ho fatto per decenni un mestiere che amavo. Ho incontrato giovani interessati e curiosi. Ho potuto studiare e scrivere liberamente. Di tutto questo ringrazio la vita e tutti/tutte voi. Occupate un posto speciale nel mio cuore.
nei cassetti di Malu
Appunti di Viaggio di Marilena Lualdi Tra natura, dubbi e musica (Nature, music and doubts) (Questo sito si serve dei cookie per fornire servizi. Utilizzando questo sito acconsenti all'uso dei cookie)
mercoledì 15 gennaio 2025
La fortuna, l'umanità e una risata (dopo tanta paura) a un esame. Il viaggio continua, professor Colombo
giovedì 9 gennaio 2025
Come il libro dei pensieri
Un intenso cielo invernale si posa sui campi e non c'è verso di rincorrerlo. Non c'è nemmeno necessità.
L'agenda si è chiusa, come il libro dei pensieri.
Adesso è solo il tempo di trovarsi dentro un paesaggio invernale. Dentro un'attesa, che ci fa essere quello che in un angolo di stanza di bambini già sapevamo.
Da bambini, sapevamo tutto.
mercoledì 1 gennaio 2025
Un primissimo giorno
In questa lunga notte tesa a consolare, scivola un'alba impigrita. Sto ancora osservando, titubante, quando il sole sembra decollare.
Preparo il caffè, nelle tazze che amava mia zia sulla collina. Lo bevo solo io, ormai l'unica in casa ad apprezzare quel borbottio profumato. Non c'è in nostalgia in me, bensì solo uno sbuffo d'orgoglio e così osservo meglio quel quadro mentre irrompono i miei animaletti, ora non più impauriti. Dorme il resto della casa e forse della città.
È il primo giorno dell'anno, un primissimo giorno di vita. La mia operazione di distacco sta compiendo progressi o magari è soltanto un'illuminazione immeritata, ma questo è il primo giorno dell'anno e il mio primissimo di vita.
lunedì 30 dicembre 2024
Il valore di fare impresa (e di fare la differenza)
Partire e ripartire: due azioni che spesso si fondono nelle storie esplorate da Alessandro Scaglione con il suo libro "Italia, che impresa!" (GueriniNext). Si inizia a scolpire un sogno oppure lo si prende in mano da chi l'ha affidato, o ancora gli si mettono nuove ali dopo un ostacolo, una battuta d'arresto o un'ispirazione differente.
Un moto perpetuo si propaga da queste pagine, in modo contagioso. Come ben rammenta Alma Maria Grandin, raccontare storie di imprese di successo è sempre stato il chiodo fisso di Alessandro. Già nella prefazione, affiora una tra le parole chiave che guidano in questo viaggio, valore. È un termine potente, che questi tempi hanno talvolta soffocato o deviato, ma qui emerge nella sua natura più autentica.
Il viaggio è appassionante, anche perché sa sorprenderci, che ci parli di personaggi (ma sono persone) famosi o figure meno note, di aziende con centinaia, migliaia di dipendenti o poche decine. Ci stupisce ad esempio vedere Giorgio Armani a 84 anni mentre sistema gli abiti sui manichini delle vetrine, ma poi sì, ci arriva quel delizioso "promemoria": questa volta però gli abiti e il negozio sono i suoi. È un riferimento in tutto il mondo, Armani, ma ci sono gesti che gli appartengono da sempre e che lo rivelano ancora oggi per la perenne attenzione al particolare, la passione, il gusto.
Ecco che camminiamo accanto ai protagonisti "contro un destino avverso" o ci sentiamo trascinati dall'esempio degli "inarrestabili". Personalmente, trovo irresistibile una frase di Benedetta Bruzziches: «Molte volte ho perso tutto e ricominciato. Ma non ho mai perso la mia battaglia affinché il perché e il per chi avessero la meglio sul come».
Partire e ripartire...
Ma poi non può non emozionare Mario Pavesi, con la quinta elementare, che parla per lo più in dialetto, fa calcoli alla perfezione per la sua azienda e ha dei numeri magici e silenziosi: quelli vergati sull'agendina per portare avanti iniziative di responsabilità sociale. Altro tratto distintivo, quest'ultima, che si chiami così o che abbia preceduto questo nome.
Questi imprenditori non si prendono cura solo di mura e prodotti, ma di una famiglia dai confini vasti e irrinunciabili, che comprende i dipendenti, i clienti, i fornitori, il territorio, le realtà che hanno bisogno di un sostegno per poter coronare necessità e sogni degli altri.
Famiglia. È il filo rosso di questo e di altri racconti, e non può non emozionarmi la dedica di Alessandro.
«A mia madre Maria Vittoria, che con mio padre decise di adottarmi quando avevo nove mesi, insegnandomi il senso della famiglia come comunità di persone prima che vincolo di sangue».
Sì, è un libro che ispira, motiva, sprona, quello di Alessandro Scaglione, che si voglia guidare un'azienda o realizzare un proprio sogno (labile, la frontiera). Un'ispirazione per tanti, perché trasmette il valore di fare impresa come di fare la differenza.
Tutto sul libro QUI.
venerdì 27 dicembre 2024
Esserci
La tua rubrica stretta tra le tue mani trasparenti, stasera con maggior forza: si è spenta un'altra amica, una voce che ti dava conforto.
Non posso riempire questi vuoti e attutire le tue, le nostre paure. Osservo il rituale a una finestra che devo chiudere, mi nutro di quella luce sfuggente e bellissima e mi ritraggo in tempo per non perdermi nel buio incalzante.
Ti dico che sei stata fortunata, per le tante persone che ci sono state.
Esserci, quello che manca sempre più oggi. Una telefonata, un messaggio, una risata, un labbro morso per trattenere una lacrima. Tutto è centellinato da mezzi senza fine come i cellulari, svuotati come i nostri sentimenti, da vanità pressanti, da egoismi che divampano solo perché tu non ti accorgevi che già covassero sotto le ceneri.
Essere, quello che cerchiamo, forse disperatamente: domanda senza risposta, viaggio senza fine, respiro senza ruoli.
Esserci, è quello che provo a fare con te, che hai saputo esserci e ti ostini a cercare di esserci per tanti, aggrappata a una rubrica che si assottiglia.
giovedì 26 dicembre 2024
La leggerezza di non saper impacchettare
In un'altra vita ero un'impacchettatrice, dote che ho trasportato dentro quest'esistenza.
Sono un disastro a fare pacchetti, così come in altre arti tipo fare a maglia o disegnare. Sono molto brava a smontare le cose, questo sì; a volte, le rimonto persino.
Mi perseguita il ricordo dell'oratorio che abbandonai dopo poche settimane, perché dovevo imparare a ricamare. Ma in queste ore di goffo tentativo di riordino ho scoperto sul mio diario un'affermazione proprio ereditata da suor Silvana (che non rammento, io ho in testa solo suor Adriana, mitica figura dell'asilo) durante quelle settimane estive in cui avrei voluto calpestare la terra dei giochi con la palla, altro che tenere l'ago in mano.
Non bisogna sciupare la propria vita.
Sciuparla, significa anche ostinarmi a confezionare un ottimo pacchetto, operazione che non mi vede - solo - incapace, bensì pure poco interessata.
Soprattutto, non mi va di intestardirmi su ciò che so fare oppure no.
In questi mesi di lotta silenziosa, ho maturato più che mai il desiderio di capire chi sono, non ciò che faccio. Di fuggire da capacità, ruoli, funzioni.
Il bello di non saper impacchettare è saper fare tante altre cose oppure nessuna. È guardarsi dentro e prendersi per mano, non con una definizione facile in mano di se stessi, ma almeno un placido tentativo di essere, più che esserci.
È una leggerezza indicibile, una delle liberazioni che maldestramente sto imbastendo o mi stanno donando (probabilmente, entrambe le cose) in questi ultimi anni: lasciar cadere ciò che non ci caratterizza, nel proprio cammino, nelle scelte, nelle relazioni.
mercoledì 25 dicembre 2024
L'arrivo di Natale proprio oggi e il ragazzino che non ho abbracciato