giovedì 10 maggio 2012

La poesia e la barbarie

Questa mattina i pensieri miei e di un amico si sono sospinti fino in Grecia, ad un fratello comune. Perché lui ha un progetto da poeta che ci commuove tutti.

Ho pensato a quanta poesia ho respirato in Grecia. A versi mormorati al cospetto della luna. A una rosa posata con cavalleria fraterna su un vassoio. A un ballo incantato o un grido spezzato dall'emozione del tramonto sul tempio a Sunio.

Non riesco a digerire che vogliano spacciarmi i greci per cicale. Non è così. E se formiche sono altri, penso alla finanza che ci sta stritolando e penso che sono formiche rosse, carnivore. Che sono la barbarie.

Che strano, proprio ora che tutto sembra andare in rovina, mi viene da pensare questo: che la Grecia, per qualche misteriosa alchimia, a prezzo di lotta e sofferenza, ancora una volta ci salverà dalla barbarie.

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