In questa lunga notte tesa a consolare, scivola un'alba impigrita. Sto ancora osservando, titubante, quando il sole sembra decollare.
Preparo il caffè, nelle tazze che amava mia zia sulla collina. Lo bevo solo io, ormai l'unica in casa ad apprezzare quel borbottio profumato. Non c'è in nostalgia in me, bensì solo uno sbuffo d'orgoglio e così osservo meglio quel quadro mentre irrompono i miei animaletti, ora non più impauriti. Dorme il resto della casa e forse della città.
È il primo giorno dell'anno, un primissimo giorno di vita. La mia operazione di distacco sta compiendo progressi o magari è soltanto un'illuminazione immeritata, ma questo è il primo giorno dell'anno e il mio primissimo di vita.