A volte, vigliaccamente, lo faccio. C’è un gruppo di curiosi
o furbetti, persone che non vogliono sapere come stai o se sei felice, ma
vogliono sapere e basta. Li conosco da anni o da poco, però so cogliere il
sorrisetto indagatore. Sono passata attraverso le malignità di qualcuno, che
rubava pseudoinformazioni per plasmarle come voleva lui/lei. Tutto ritorna alle tue orecchie, alla fine, e alzi
le spalle.
Sai che non sono amici, che non lo sono mai stati. Non te la
prendi con loro, ma è saggio tenere una sana distanza, anche quando sono
vicinissimi: ci sono le barriere del cuore.
A volte, tuttavia, vigliaccamente lo faccio. Dico ciò che
vogliono sentire, così corrono via con brandelli di carne a spartirsela. Tanto
a loro non importa se sia vero o no. Le cose più belle riposano quiete nel mio
cuore.
Una lezione che mi arriva dal mio mitico caporedattore
Antonio, tanti anni fa. Quando arrivava la smentita di qualcuno dalla lingua
lunga e dalla coda di paglia, con fare rissoso. Noi a meditare lunghe e
dettagliate risposte per bacchettarlo, e lui: lei ha proprio ragione, grazie.
Ma Antonio, non ha
ragione affatto. E allora? Lui è un
pirla, non lo sa, e ai pirla si dà sempre ragione: questa è la mia traduzione
di un linguaggio più scarno e colorito. Ad Antonio non servivano discorsi
anguillosi. Meno dici, più hai – davvero
– ragione.
A volte. A volte dici quelli che gli altri vogliono e ci ridi su. Così si
allontanano e per un po’ ti lasciano in pace.
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