giovedì 7 giugno 2012

Quello che gli altri vogliono


A volte, vigliaccamente, lo faccio. C’è un gruppo di curiosi o furbetti, persone che non vogliono sapere come stai o se sei felice, ma vogliono sapere e basta. Li conosco da anni o da poco, però so cogliere il sorrisetto indagatore. Sono passata attraverso le malignità di qualcuno, che rubava pseudoinformazioni per plasmarle come voleva lui/lei. Tutto  ritorna alle tue orecchie, alla fine, e alzi le spalle.

Sai che non sono amici, che non lo sono mai stati. Non te la prendi con loro, ma è saggio tenere una sana distanza, anche quando sono vicinissimi: ci sono le barriere del cuore.

A volte, tuttavia, vigliaccamente lo faccio. Dico ciò che vogliono sentire, così corrono via con brandelli di carne a spartirsela. Tanto a loro non importa se sia vero o no. Le cose più belle riposano quiete nel mio cuore.

Una lezione che mi arriva dal mio mitico caporedattore Antonio, tanti anni fa. Quando arrivava la smentita di qualcuno dalla lingua lunga e dalla coda di paglia, con fare rissoso. Noi a meditare lunghe e dettagliate risposte per bacchettarlo, e lui: lei ha proprio ragione, grazie.

Ma  Antonio, non ha ragione affatto. E allora? Lui  è un pirla, non lo sa, e ai pirla si dà sempre ragione: questa è la mia traduzione di un linguaggio più scarno e colorito. Ad Antonio non servivano discorsi anguillosi.  Meno dici, più hai – davvero – ragione.

A volte. A volte dici quelli che gli altri vogliono e ci ridi su. Così si allontanano e per un po’ ti lasciano in pace.

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