domenica 7 settembre 2025

Lettera dal 1990: cambia tutto così in fretta

 

Tra le benedizioni della mia prima vita, c'è quella degli amici di penna: chi viveva all'estero, veniva assegnato dai prof attraverso un meccanismo di cui poco mi ricordo. Rammento bene la loro provenienza, invece: da adolescente potevo dialogare con la Norvegia e con la Francia (meraviglioso mantenere tuttora i contatti con loro), con gli Stati Uniti e con la Germania. 

Ogni confronto era interessante, ma molto mi ha trasmesso la pen pal dell'ultimo Paese citato. La Ddr, ovvero la Germania dell'Est. Susan adorava la musica italiana, ogni tanto le inviavo i dischi dei nostri artisti, era sempre molto attenta e comunicativa. Mi ferì apprendere che per una lunga coda in attesa di comprare le arance si buscò una polmonite.

Quando ricevetti questa lettera, il muro era già caduto e la Ddr si avviava all'epilogo. Come in tutti i momenti di cambiamento, tanto più in un contesto così drammatico, non mancavano i contraccolpi e mi fu spiegato come le sue lettere venissero controllate dagli agenti della Stasi dopo la fuga di un'amica.

Mi spiace tanto aver perso i contatti con Susan, spero stia bene e possa vivere tutto ciò che desidera, e che prima ancora aveva desiderato. 

Una frase di quella lettera resta accanto a me in questo periodo così cupo: «Tutto cambia così in fretta».

È quanto pensiamo, spesso temiamo, altre volte ci spazza via il dolore e l'angoscia. Spero che quella frase sia profetica anche di tutti i conflitti della Terra, a partire da quello che lacera le nostre relazioni, e di tutti i soprusi, a partire da quelli nella nostra società che cercano di impedirci di informarci realmente e ragionare per il bene di tutti.

Prego che si possa dire, anche quando sembra tristemente impossibile: tutto cambia così in fretta. E sorridere, di fronte a una nuova pagina che si può scrivere senza oppressione e senza dolore.

venerdì 5 settembre 2025

Prendere posizione, il vero significato

 

Infuria un vento che ulula nella notte di questo tempo: prendi posizione. Non è dato sapere se sia di poche o tante voci, perché la violenza e il livore che trasporta hanno un volume così alto da deformare la proporzione.

Oggi su una questione drammatica e complessa (domani chissà) intima a chiunque: devi prendere posizione. 

Trascura due parole, che sono invece determinanti nel suo ragionamento: devi prendere LA MIA posizione. È questo il suo vero significato.

Non invita a studiare, a ragionare, approfondire, incontrare l'altro.

Intima di gridare cos'è giusto (per lui) a prescindere dalla conoscenza, dalla competenza e dall'empatia. 

Un vento che non conosce né offre pace, ma punta solo a dividere.

Passerà o continuerà a infuriare tra di noi, non lo so. 

So solo che sono stata cresciuta a cercare, dubitare, non imporre e non pensare che se io e un altro condividiamo un'idea, dobbiamo essere d'accordo su tutto. Tra l'altro, temo che se qualcuno urla di pace e ha il volto e le bacheche deturpati di odio, sia un ottimo alleato della guerra.

Io preferisco camminare nel deserto, sotto lo sguardo silenzioso delle stelle che brillano senza violenza, quasi con stupore. È questa, la mia posizione: sempre alla ricerca, sempre in cammino, senz'altro lontano dalla violenza di chi vuole imporre la propria opinione. Che opinione è, non Verità.