Ogni tanto, si trovava rifugio in macchina, sotto la neve. Oltre al dolore fisico inferto dal freddo - e avevo un tetto, coperte, una timida stufetta e cibo - mi rammento gli stati d'animi. Disorientamento, rabbia, amarezza fino ad arrivare a una pericolosa rassegnazione.
Mi sentivo misera e incavolata come il profeta Giona dopo la morte della piantina.
Finché il mio sguardo interiore è vagato nelle stazioni, tra i portici, sulle panchine, tra le ferite di chi accoglie rassegnato il freddo come una delle fatali solitudini a cui è esposto.
Così quest'anno ringrazio Chi ha avuto più pietà di loro, almeno dalle nostre parti.
Mi sentivo misera e incavolata come il profeta Giona dopo la morte della piantina.
Finché il mio sguardo interiore è vagato nelle stazioni, tra i portici, sulle panchine, tra le ferite di chi accoglie rassegnato il freddo come una delle fatali solitudini a cui è esposto.
Così quest'anno ringrazio Chi ha avuto più pietà di loro, almeno dalle nostre parti.
Nessun commento:
Posta un commento