Il giorno successivo ai mille festeggiamenti di parole, la Terra forse si risveglia frastornata. Anche per questo ci regala il suo silenzio, senza tempo, che resta anche quando si intrecciano suoni e canti.
Il giorno dopo, la calpestiamo con la stessa noncuranza: anche un istante dopo, direi. E lei stoicamente ci porta in braccio, come una madre che non rivela mai la propria stanchezza.
E come bambini capricciosi, noi le chiediamo: ancora. Anche se dovremmo togliere qualche peso dalle sue braccia generose e prenderci cura di ogni sua ruga. Specialmente quelle causate da noi.
Il giorno dopo, Terra, dovrei solo amarti di più. Invece, la testa vaga già lontano, scordando dove sono i piedi e il cuore.
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