Penso a tutti gli uomini che ho incontrato oggi. No, tutti no, sono troppi. In fiera contemplavo la varietà di volti e linguaggi. Ma ve ne sono alcuni universali.
E penso al giovane cinese che mi ha fermato in tutta fretta nella sala: un gesto premuroso per svelarmi che mi era caduto dalla borsa un pacchetto di fazzoletti.
Penso alla porta troppo pesante perché io riuscissi ad aprirla al primo colpo (sono solo una povera donna, sì quella che non può parlare di calcio, mi scusi). E all'uomo indiano che si è affrettato a correre avanti per tenerla spalancata per il mio passaggio.
Poi, penso all'unico sconosciuto signore italiano con il quale ho parlato. Meglio, ha parlato. Non so se volesse broccolare o meno: so che aveva un piatto zeppo di cibo al buffet, eppure ha continuato a parlare. Anche cortese per carità: voleva andarmi a prendere qualcosa. Io volevo solo un po' di pace.
Il premier ha raccomandato: non parlate male dell'Italia.
Maschi del mio stupendo Paese (vi chiamo così, in questo modo capite come ci sentiamo trattate da femmine forse): potete anche comportarvi bene? Con l'attenzione che molti di voi sembrano aver dimenticato, salvo quando ci dite cosa non possiamo fare?
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