In un luogo stupendo, il passato si prende la briga di tornare con insistenza. Mi porta un volto solare di un viaggio di tanti anni fa. La bimba che mi raccontava Shrek a New York all'inizio del nuovo millennio, ora giovane donna che quasi arrossisce al ricordo. Flash anche più recenti, ma poi mi ributta indietro.
E io che sono un orso, avvicino un signore brizzolato per chiedergli se fosse un consigliere in un paese della valle molto tempo fa. Lui finge di no, poi ride e lo ammette: voleva tergiversare per cercare di ricordare chi fossi io.
Una piccola cronista di città, che doveva iniziare in un paese della mia amata valle. Che non sapeva nulla, che fremeva di imparare e che lì ha davvero appreso tanto. Compresi dibattiti intensi di persone preparate, che da tempo non sento così spesso nemmeno nelle auguste città.
E lui mi chiede: ma sei sempre in prima linea?
Non lo so, non so più neppure cosa mi aspettassi venticinque anni fa, quando varcavo la soglia della prima sala di un consiglio comunale. Quando ho dovuto guardare in faccia la sofferenza e la morte come cronista di nera. Oggi economia vorrebbe dire forse prima linea.
Ma facendo eco alle mie parole di ieri sera, non sono troppo convinta.
So solo che sono trascorsi tanti anni, ma non ho dimenticato come iniziare: guardando negli occhi le persone. E forse questo è un po' prima linea. Tanto che si può ripartire.
Notte e se sei in prima linea
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