Noi preferiamo le stelle al mondo e così forse non otteniamo il primo piano. Ma non è meglio così, visto che i lifting altrui sono in bella vista?
Un gruppo di rocker duri duri (e sono stanca di dover correggere ogni volta "cocker", cribbio un po' di rispetto, anche se adoro i cani) si mise così a cantare per l'Africa e raccolse somme generose.
Ce ne accorgemmo solo noi forse, noi fans dell'hard rock, che negli anni Ottanta non stavamo sempre in cantina, ma neanche danzavamo nelle piazze.
A me questo gruppo di ragazzacci che cantava: siamo tutti stelle (non figli delle stelle, Arguta Paffuta, ti ci metti anche tu?) piacevano moltissimo.
Apriva Ronnie James Dio che si chiedeva: chi piange per i bambini? E assicurava: io sì.
Entravano un sacco di miei amici - Vince Neil in testa - che gridavano in coro, c'erano assoli spettacolari tra cui quello di Malmsteen (ci misi anni a imparare a scrivere il nome di battesimo, e ancor non oso), insomma una festa dura per aiutare i piccoli in difficoltà e mandare un messaggio.
Ogni storia ci riguarda. Noi siamo le stelle, la magia della notte di ciascuno. Se lo vogliamo. Perché canzoni e musicisti non possono cambiare il mondo, è un affare di tutti.
Il mondo, lasciamolo al pop. Noi siamo stelle. E non stiamo a guardare.
Stars, Hear 'n Aid. nel ricordo di Ronnie James Dio, canzone per il giorno
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