Chissà perché la conversazione si sposta sul palazzo altissimo, dove altissima sembrava ogni cosa. Io confido al mio interlocutore che andavo a casa dei miei amici per capire cosa sentissi. Giocavamo a palla sul piccolo terrazzo e non potevo confessare il mio brivido infantile: vedere il pallone rimbalzare, a dieci piani d'altezza, e vederlo piccolo, fragile, quasi quanto noi.
E quando ci fu il terremoto, ricordo le voci attorno a me e papà: speriamo che quel grattacielo non venga giù o ci travolge tutti.
Al suo cospetto, provavo ammirazione, terrore, disorientamento.
Oggi non credo nemmeno più sia altissimo. E non sono nemmeno sicura di essere cresciuta.
Notte e quando tutto sembrava altissimo.
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