Hai compiuto tre anni e mi ostino a chiamarti cucciola, persino quando sei così seria e concentrata. Io penso in una preghiera, che sai dire - non recitare - meglio di me.
Una preghiera della sera, con il sapore di Rimbaud e degli angeli che sbarbava il nonno, o forse più alla Chesterton, con quella "inconsapevole gravità di fanciulla". Con la semplicità di una creatura che troppo spesso l'umano ritiene inferiore e che a volte mi sembra che veda tanto di più.
Anche oltre l'orizzonte tu scruti e scorgi qualcosa che io neanche so immaginare.
Eppure il tuo cuore umile e innamorato manda nei tuoi occhi il messaggio più prezioso: grazie.
Grazie, Signore, che ci hai creati, che ci hai portato qui su paesaggi immensi, che ci hai dato amore e ci hai insegnato ad amare, anche quando non ci credono. Grazie di ogni creatura, abbracciata da San Francesco.
Grazie anche delle volte in cui ho paura, perché guardo accanto a me e trovo coraggio, nei volti e nelle forme che mi offri tu.
Grazie perché amo, nelle ombre e nelle luci della sera, e quella luna lì mi sembra di poterla toccare. Altrimenti stanotte sognerò di giocarci, ma piano, senza farle male.
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