Un ingrediente segreto e malandrino mi impedisce di nutrirmi della cucina tradizionale di un Paese. Non dico quale per rispetto, oltretutto sulla carta sono ghiottissima dei suoi menù.
Questa situazione anzi rappresenta una maledizione per me, curiosa per definizione di conoscere.
Il primo assaggio risale all’estero più di vent’anni fa: notte da paura. Va be’, mi son detta, sarò stata già indisposta. Dopo un paio d’anni riprovo: disastro sfiorato. Una mini porzione di un piatto qualche anno dopo mi guasta il compleanno.
Finalmente ho detto: basta. Non c’è bisogno di provare tutto e insistere. Se qualcosa ti fa star male, puoi anche stargli alla larga: non è colpa tua, è così.
Non è colpa tua. Perché spesso - me l’ha fatto capire una persona saggia - non si vogliono ascoltare campanelli d’avvertimento, ma si insiste incolpandosi di essere sbagliati: si cerca di raddrizzare se stessi, invece di prendere atto.
Ci può essere semplicemente qualcosa che ti fa star male. E si può mangiare qualcos’altro.
Così quella strana allergia diventa anche una strana allegria.
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