venerdì 4 ottobre 2013

Era la tua partita fortunata (parole come carte)

Le parole come carte, sparse senza convinzione su un tavolo, perché pochi vogliono giocare ancora.

Semi e colori mischiati, strategie smantellate dalla sorte. Mi ricorda un altro tavolo, dove i giochi non volevano finire mai. Ma appartiene ad anni lontani, adesso si gioca sul dannato computer.

Chissà perché stasera mi tornano in mente tutti i giochi perduti del mondo. Quelli a scatola che ci riunivano: parole, quiz e poi le classiche carte. Ancora loro. Lontane come le parole, che non si riescono a pronunciare.

Tu immagina che mi viene in mente stasera, mentre respingo le parole. Una scena cosmica, che ci ha sempre fatto sorridere: giochiamo a poker e tu sei proprio sfortunato. Siamo stranamente silenziosi, né ti riserviamo attenzione quando rilanci con poca convinzione. Entra tuo padre che ci saluta; poi guarda le tue carte ed esclama: "accidenti, che fortuna".

Ci ritiriamo tutti e tu sgridi benevolmente papà per quella mano fortunata, mandata in fumo.

Era la tua mano fortunata, la tua occasione.

Chissà perché mi viene in mente stasera. Forse perché ne state ridendo insieme, lassù.

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