Non sto a impazzire sul fatto che il voto sarebbe segreto. Neanche sul fatto che essendo giornalista negli anni ho fatto ancora più attenzione a mantenere una distanza critica: con tutti i tappetini dei politici, anche solo per un buffet più ricco, che esistono nel mio campo, non insisto a tirar fuori l'appartenenza a una categoria simile come motivazione.
Mi rendo conto che per tanti sembri esistere solo Facebook. Vale per le elezioni. Per il tuo compleanno, che se togli dai social viene scordato anche da chi ti è dichiaratamente amico da una vita. Per il fatto che tu esisti: se non piangi in diretta, starai benissimo; se non ridi davanti a tutti, sei odioso.
Lì dentro siamo sempre più una massa, a volte persino per le persone ufficialmente care.
Comunque, care pagine dei candidati, riposate tranquille. Non voto su Facebook.
Anzi, farò come mio padre: quando gli telefonavano a casa gli aspiranti sindaci & C, lui già faceva una croce, ma non sulla scheda elettorale. Specialmente se in quel momento schiacciava un pisolino.
Ecco, facciamo che mi riposo fino al 5 giugno. Tranne con chi mi guarda negli occhi e mi dice cosa farà per la mia città. Fare eh. Non riversarmi addosso proclami, persino su di sé.
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