Rabbi Berg scrive che siamo sempre l'eroe di qualcuno. E spalanco gli occhi, come molti di voi forse, ma una minuscola fiamma mi suggerisce che è vero.
C'è uno specchio in cui si riflettono le nostre miserie, ma qualcuno non le vede. Per qualche strana forza che ci appartiene inconsapevolmente, egli scorge una luce strepitosa e vi si aggrappa.
A me è capitato e non capire il motivo penso sia una punizione o una salvezza, o entrambe le cose. Ricordo da adulta già una veglia controvoglia su una ragazzina malata, che mi aveva affidato la mamma in un pellegrinaggio. Io rinchiusa in una stanza mentre la piccola dormiva. Mentre avrei voluto prendere e correre fuori, a fare ciò che mi ero prefissa. Scrivevo furiosamente su un quaderno, quando lei si svegliò violentemente. Spaventata, finché mi vide: ah ma ci sei tu. E riprese a dormire.
Ora, qualcuno mi deve spiegare cosa ci fosse di rassicurante nella mia presenza. Ma lei mi credeva un eroe. E per un attimo, senza fare nulla, mi ero illusa anch'io.
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