È l'intervallo mentre scivolo nella mia ex scuola. Non so rintracciare la mia aula, mi ero scordata anche se avessi mantenuto la stessa negli anni.
L'intervallo, però, non è cambiato. Il gioioso, liberatorio correre verso il corridoio, la merenda, se possibile il cortile.
Eppure una classe non si muovono. Prendo in giro con affetto la mia amica: come è possibile che quei bimbi rimangano ai propri banchi, immersi a finire nel disegno? Ma allora li tieni proprio in pugno.
E lei ci riflette, scrive, pensa ancora. Medito anch'io.
Questi bimbi sono immersi in ciò che li rende felici, vivi, li descrive. Hanno in mano le matite e forse il loro destino, prima di correre tra gli altri.
Notte e disegno il mio destino.
Nessun commento:
Posta un commento