mercoledì 28 febbraio 2018

Notte e febbraio mi ha già raccontato

Febbraio, la sua falsa voglia di ridere e cacciare il gelo, la sua rassegnazione nel riaccoglierlo. Ma tu non ti lasci abbattere, perché le giornate si allungano, si dilatano come la tua voglia di vivere.

Febbraio mi ha già raccontato cosa c'era da perdere e da vincere. Mi ha detto che è bene tenere ancora al caldo i sogni, senza lasciare che si impigriscano. Mi ha accompagnato lungo le strade che non conoscevo, e lungo quelle che percorrevo a memoria.

Febbraio mi ha già raccontato tutto, come la luna che non si stanca mai.

Per questo, io mi metto ad ascoltare, ancora.

Notte e febbraio mi ha già raccontato.

martedì 27 febbraio 2018

La fatica e la sorpresa (anche della libertà)

Uguaglianza, disuguaglianze: la bellezza, quando viene dissolta in negativo, si moltiplica sottraendosi alla gioia della sua unità. Basta fare la filosofa: alla Liuc con piglio quasi pragmatico ascolto alla tavola rotonda con l'arcivescovo di Milano  le analisi, le riflessioni, incasso persino con il sorriso l'informazione che la mia fascia d'età è quella più infelice. Anzi, ci ridiamo tutti su (a partire dal presidente Michele Graglia), per cui mica possiamo essere così tristi in fondo, mi dico. C'è già un senso di libertà che affiora, fin dalle prime battute con il rettore Federico Visconti, così forte con la professoressa Eliana Minelli, che riporta al microcosmo, all'individuo, alle disuguaglianze che generano valore e a quello che vengono usate in modo iniquo.

Ma ci sono due parole che mi conquistano con particolare potenza, pronunciate da monsignor Mario Delpini. Sono così diverse, magari persino opposte, eppure  le vedo accostate con armonia, quasi ad aiutarsi.

La crescita economica ha ridotto la povertà, ma le disuguaglianze si sono accentuate? Quella stessa crescita continuerà, migliorandoci o no - a seconda della corrente di pensiero - oppure siamo destinati, come sospirano i giovani, a diventare meno abbienti, meno "fortunati". Mi piace sentire la garbata opposizione dell'arcivescovo di Milano, a entrambe le ipotesi. Non c'è un destino. Non c'è un meccanismo che macina le nostre intenzioni: la responsabilità è di tutti.

Ecco la prima parola che resta con me: fatica. Mica possiamo dire altro ai giovani: bando agli accudimenti protettivi, sì quelli  che devono proteggere dal vivere - sottolinea monsignor Delpini - sì alla promesse. La promessa che ricorda come valga la pena vivere, come non si sia falliti, mai. La promessa di una fatica, che rende così reali. 

Ma poi, ancora più bella: la sorpresa. Mentre ci lagniamo con luoghi comuni, mentre ci flagelliamo, accolgo la percezione dell'arcivescovo. "La mia sorpresa costante, è quanto bene si fa, dappertutto. Il mondo non va avanti per algoritmi, ma per la libertà che impegnano o si sottraggono all'impegno". 
Quella folla sterminata, che compie il bene: mi pare di vederla. Mi rendo conto che anch'io mi stupisco di questa generosità, forse perché avvizzita alla convinzione del male dilagante, ma pronta a rinascere ancora. Con la sorpresa. E la libertà.

Notte e tieni pronta la bacchetta

Ogni tanto, non mi ricordo che ci sono i dissennatori e non so dare una spiegazione al gelo improvviso.
Ogni tanto, mi ricordo che io per Snape (Beaton o come volete) ho provato un moto di affetto e ho pensato: mica può essere cattivo. E nonostante con questo ragionamento mi sia fregata ripetutamente nella vita, io non l'ho abbandonato, questo contorto mago. Senza neanche potermi rallegrare, perché finisce tragicamente.

Ogni tanto, affondo i denti nei pensieri dolorosi. E ogni tanto affondo e basta.

Ma più spesso, sento una frase che mi guida: tieni pronta la bacchetta, Malu.

E come Harry Potter riparto, con le mie cicatrici.

Notte e tieni pronta la bacchetta.

lunedì 26 febbraio 2018

Il senso di Roma per la neve (E nostro per la pioggia)

Dall'insistenza con cui tanti ne parlano, mi sembra che fossimo tutti lì ad aspettare Roma bloccata per la neve. Non è la prima volta.

I giudizi si accumulano peggio dei fiocchi e neanche tanto devono fare sforzi. Intanto io ripenso alla simpatica donna che ho appena conosciuto ed era in Piemonte senza una giacca pesante: perché i piumini a Roma non servono. E ripenso al mio professore che faceva la spola tra Roma e Milano a metà settimana; arrivava il mercoledì e il giovedì mattina ripartiva, dopo aver letto il mio capitolo di tesi. quando andava in stazione, era sempre raffreddato, perché arrivava con la giacca leggera.

Flash lontani e vicini, che mi fanno sorridere.

Almeno non piangere come questo scenario di strada immensa bloccata all'improvviso per una variazione climatica improvvisa, o con mezzi improvvisamente più lenti, per una condizione mai verificatasi prima.

No, non sto parlando della nevicata su Roma. Parlo dell'Autolaghi quando piove: comprensibile anche perché la pioggia nel Nord è un fenomeno singolare.

Notte e sceglierò io

Dicono che la vita non ci appartenga affatto, ma dipende di quale vita stiano parlando. Quella potente, spontanea e donata, forse no.

Ma quella che cercano di calarti addosso, le piccole trappole che disseminano, i giochi di ruolo e beghe create per non annoiarsi: quelli, li posso far scivolare via.

La vita, tutta quella che posso, la sceglierò io. E per la precisione, già la scelgo.

Notte e sceglierò io. 

Quando si ricordano che sei donna

Mi sento forte abbastanza, da rimettermi in discussione ogni giorno. Ma quando salgo sul treno e devo infilare lo zaino nello spazio in alto, non sono molto brava.

Accanto a me ci sono due uomini, uno pure alto mi sembra; l'altro comunque non gracile. Non si pongono minimamente il problema di darmi una mano, anzi mi devo spostare perché hanno già riempito tutta la parte sopra di noi. Riprovo a caricare, con un filo di timore, perché sotto il mio bagaglio ci sono mamma e bambina: metti che mi scappa via e faccio loro male.

Quando completo l'operazione e mi siedo, l'indifferenza dei due continua. Non è la prima volta che mi accade: di questi tempi, con un treno che tira l'altro nella mia vita, ciò rappresenta  più la regola dell'eccezione.Ma è la prima volta che mi sento puntare addosso lo sguardo di due signore anziane. Da una parte colgo la riprovazione per i due, dall'altra un pizzico di pietà per me.

Come a dirmi: e ai nostri tempi queste cose non accadevano.

Con gli occhi sempre sto per replicare: sì, ma ai vostri tempi quant'eravate discriminate?

Poi ripenso ai miei e "taccio". 

Perché quando si ricordano che sei donna oggi, non è quasi mai per aiutarti a sollevare una valigia. 

domenica 25 febbraio 2018

Notte e la terra che ci scalda

C'è questo gelo che ci fa tanto discutere e che colpisce la terra. E c'è la terra che ci scalda. In questo Monferrato che la neve accarezza, a volte più graffiante, altre più morbida.

Io ascolto progetti e desideri, contemplo sforzi già diventati realtà, vigneti che sembrano timidi dietro il nevischio.

Ma quanti sogni sprigionano ancora, con il tepore della terra che si sa rivelare.

Notte e la terra ci riscalda.

sabato 24 febbraio 2018

Saggiamente la neve

Saggiamente, non dovrei tifare neve. Disagi, lenti e inesorabili, sulla via di casa. Equilibrismi quasi come quelli che vibrano nella vita. I brividi, che non passano.

Saggiamente, scivolo fuori dalla soglia con prudenza.

E mi rimane addosso più consistente di un fiocco un perché. Perché - le chiedo - non ti sei riposata stamattina e non ti sei fatta trovare sdraiata sulle colline?

Saggiamente, la neve non risponde. Perché mica parla da sola come me, direbbe qualche caustico. Perché sta giocando in silenzio, io penso.

Notte e tutto deve stare insieme

Come in un dolce dai diversi tasselli e dall'unico cuore.

Come bottiglie distese su una tavola di progetti.

Come i discorsi da cui si impara, senza additivi di vanità.

Tutto deve stare insieme, senza farsi notare, ma per lasciarsi gustare.

Notte e tutto deve stare insieme.

venerdì 23 febbraio 2018

Finché emoziona una storia

Una piccola storia su una piccola grana, che tanto piccola magari non è. Il signore non ha tempo per me e mi avvisa subito.

Poi però resta mezz'ora con me. Perché da quella piccola storia, su una piccola grana, esce la sua grande passione. Per quello che fa, per la sua famiglia, per qualcosa di ancora più grande. Mi sembra di conoscerne tutto, dopo quella mezz'ora volata e non posso che congedarmi così, di fronte ai veri problemi che vive.

Io pregherò per voi, signore. E vorrei mordermi le labbra, perché non si dice così a uno sconosciuto, del quale davvero nulla si sa, perché magari potrei urtarlo, perché non c'entra con il mio lavoro.

Al contrario, lui mi risponde: questo mi  fa molto, molto piacere.

Siamo distanti e sconosciuti. Stiamo camminando insieme. Anche adesso che mi allontano dalla sua storia: ma finché mi emoziona una storia, io sarò viva. E io gli sono grata.

Notte e viene il momento (senza parole)

Viene il momento senza parole. Tutto ti attraversa, ti cade addosso, ti percuote prima di fuggire, si fa ammirare e tu osservi in silenzio.

Dentro aghi di pioggia, ascolti una musica che sa troppo di inverno. Eppure ti vorresti rifugiare proprio lì. anche solo per gustare il silenzio che scivola dopo le note.

Notte e viene il momento (senza parole)


Quello che vedo (quando sono giù)

Quando sono giù, giù per terra, quella terra calda mi accarezza la schiena. E lo sguardo corre su.

Tra i rami solo apparentemente spogli, c'è una luce che esplode di gioia e amore. 

Quello che vedo, quando sono giù, è un bosco di pensieri che si apre verso i sogni.

giovedì 22 febbraio 2018

Notte e l'occasione perduta di un signore gentile

Fra i treni come liane, approdo all'ultimo tratto. Un viaggio finalmente breve, quattro posti di cui uno solo occupato da un signore gentile.

Mi siedo e lui mi rivolge un sorridente: buongiorno. Ha uno sguardo sereno e intelligente, non invadente. Un maglione a coste come non ne vedevo da un po'. Mi dice: sposto la mia borsa così lei può posare la sua.

In fondo, un orso come me ha voglia di parlargli, o meglio di ascoltarlo.

Solo che il mio telefono comincia a squillare e non smette mai. Appena pochi istanti prima di scendere, lo smartphone cede e io mi ritaglio un angolo di civiltà: buona giornata, signore.

Lui mi augura altrettanto.

Mi ha migliorato la giornata, anche se sento un retrogusto di tristezza perché ho perso l'occasione di imparare da un signore gentile. O forse già tanto ho appreso.

Notte e l'occasione perduta 

mercoledì 21 febbraio 2018

Le vite non spariscono

Le vite non spariscono. Eri al sicuro fino a poco tempo prima e forse lo sei ancora. Qualcuno ti abbracciava, poi se n'è andato; invece, lo trovi lì. Senti il calore del suo tocco, o del suo sguardo buono.

Le vite si intrecciano, a volte una si addormenta o si sottrae agli occhi, poi ripiomba neanche davanti, ma dentro di te.

Le vite non spariscono. Ti appartengono, si ripresentano, chiedono tutte attenzione. E anche tu.

Notte e ho chiuso porte e finestre (per vedere la luce)

Ho chiuso porte e finestre, per vedere la luce. In passato, per tenere aperto tutto, tutto entrava. E non rimaneva più un angolo di spazio, per un granello di me. 

La mia gioia, la mia tristezza. La mia rabbia, la mia gratitudine.

Ho chiuso porte e finestre, per guardare dentro di me. Adesso, mi ascolto un po'. E ascolto chi mi chiede: come va?

Notte e ho chiuso porte e finestre (per vedere la luce).

martedì 20 febbraio 2018

Notte e ci sono io

Dentro un torrente di parole ho nuotato per ore e forse per anni.

Adesso tutto tace e posso capirci qualcosa in più.

Ci sono io, nel silenzio, nel battito del cuore, nella notte scivolosa, in un grazie e in una ribellione.

Concentrata in questo istante morbido, rientro in me e mi contemplo.

Notte e ci sono io.

Vivo di sorrisi e

Vivo di sorrisi e sbagli, ed entrambi sanno essere convincenti.

Dentro un quadro celeste in cui c'entro poco, sotto carezze distratte di piante che avanzano verso la primavera.

Vivo di sorrisi e sbagli, ed entrambi mi illuminano.




lunedì 19 febbraio 2018

Notte e la chiamano civiltà

Ci sono persone che si chinano sui più fragili, senza chiedere nulla, preoccupandosi di tutto. Mentre altrove li massacrano di veleno o indifferenza.

Qualcuno la chiama civiltà. Io forse lo chiamo amore. Quello che si sussurra o magari nemmeno quello. Quello che ti pulsa dentro, senza che tu riesca a nominarlo.

Notte e la chiamano civiltà.

Intrecci di tempo

L'autunno sbuca nell'inverno, così vivo tra la neve. E già riflessi di primavera.

Tutta la vita concentrata lì, in un frammento di prato all'ombra del bosco. E ogni creatura, vivace o sonnecchiante, ti ricorda ciò che ti aspetta, ancora.

domenica 18 febbraio 2018

Notte e frettolosamente tutt'attorno

La sera si è già vestita frettolosamente d'inverno, mentre torniamo a guardare fuori un'ultima volta.

Un clochard sepolto senza troppi sguardi, così si dimentica più rapidamente. E creature che non parlano affatto e credono nella bontà disseminata per strada, condannate dai veleni che prima vengono dal cuore.

E' questa stagione sincera e bastarda, che svela cosa troppo spesso sia il predominio dell'uomo.

Tutt'attorno, chi non sa difendersi, si ritrae.

Notte e frettolosamente tutt'attorno.

Il mio quadro perfetto

Il mio quadro perfetto, colori che non posso versare. Margini che non posso sbagliare (che poi adesso so ammetterlo: era così bello invaderli).

Una tavolozza ordinata dall'alto, senza obbligarmi a usarla: solo un grande dono ai miei occhi miopi.

Il mio quadro perfetto, colori da accarezzare e gemme di vita che guizzano da foglie fiammanti. E dietro intuisci il cielo. 

E non sarà più Carnevale

Una festa che vivo negli occhi dei bambini, si chiude con il dolore. 

E penso che non sarà più Carnevale, che questa volta lo porteranno via, come hanno fatta con una nostra cara maschera, una persona appassionata.

Ma mentre si sciolgono anche stelle e coriandoli, affiora un ricordo. Un sorriso timido si colora e spinge avanti.

E penso, sarà sempre Carnevale finché avremo il coraggio di fare ciò che amiamo.

sabato 17 febbraio 2018

Notte e quello che hai dentro

Non ti hanno spiegato come svelarlo, neanche ti hanno detto che non dovevi.

Ci hai messo un po' a capirlo e quel "troppo" che hai appena cancellato, dice molto di te. 

Quello che hai dentro, non è per forza la parte migliore. Ma la tua forza è, se non lo rinchiudi, perfino sotto un velo gentile.

Notte e quello che hai dentro.

Dal basso in alto

Potrebbero sembrare due statue. Un nonno, così alto, e una bimba, così piccola: uno di fronte all'altra. Forse si parlano, con gli occhi: un filo lega i loro sguardi.

Quindi quel filo si spezza ed è come se si animassero. La conversazione ora attraversa l'aria, finché lui non la prende per mano e vanno via.

E penso che lei guardava dal basso in alto, così dolcemente concentrata. Che forse dall'alto guardava lei.

E penso che il nonno la scrutava facendosi piccolo per poter ammirare dal basso in alto una principessa come lei.

venerdì 16 febbraio 2018

Notte e quel momento lì

Di rincorsa su ore, mezzi e coincidenze, scendi infine nel principio di notte. E mai nessuno ti è parso così benevolo.

Il passo rallenta, come il ritmo del cuore, sotto un cielo malmostoso di foschia. Eppure non te n'è mai apparso uno più simpatico. E' il momento in cui avverti una pace dolcemente maestosa, tra mura e vie familiari. Il momento che ti conduce a casa, quello che ti conduce alla tua natura.

Quel momento lì, che non potresti descrivere, ma che resta abbracciato al tuo cuore.

Notte e quel momento lì.

Qualcosa deve scendere

Su questo carro sento scricchiolare qualcosa. Fosse anche solo le mie ossa.

Qualcosa deve scendere. Qualcosa deve dirigersi verso altri lidi. 

Qualcosa deve far parte di un'altra storia.

La mia così oscura, da essere limpida. Sì che lo so.

Qualcosa deve scendere, da un carro che non punta a vincere, ma vuole solo viaggiare.

C'è ancora appetito

C'è ancora appetito. Di musica, sdegno, sollievo, persino distruzione. Distruzione di ciò che frena un verso, una nota.

Dal vecchio diario, cercando di studiare e di vivere più ancora, riemerge lo stupore di fronte a un disco, un gruppo nuovo.

E adesso che riguardo e che proprio nuovo non è, mi pare di percepire ancora quella sorpresa.

Quell'appetito, ancora di più.

giovedì 15 febbraio 2018

Notte e una negletta antichità

Boezio, salvami tu. Lo stai già facendo. Ogni giorno assorbo un passaggio, come se fosse nuovo.

Oggi si è conficcata nella mia mente rigida quel velo di negletta antichità che oscura lo splendore della filosofia. Che immagine strana e irresistibile.

Qualcosa di così antico, da essere trascurato. Qualcosa di così trascurato, da essere importante. Secoli di pensieri che attraversano gli affreschi della memoria: come nei dipingi esposti al fumo, tu scrivi.

Una negletta antichità, che ti catapulta fuori dal tempo. Chissà se anche per questo ho sempre amato questa follemente saggia filosofia.

Notte e una negletta antichità.

mercoledì 14 febbraio 2018

Ritrovarsi

Guardo occhi e mani ritrovare i fili del passato. Segreti confessati e accantonati in attesa di poterli condividere con un brivido di vita.

Guardo altri che (si) riscoprono, specchio di ciò che sto per fare.

Notte e qualcosa di così bello (da lasciarlo andare)

Un saggio mi parla di un arcobaleno così meraviglioso che non ha potuto condividerlo con nessuno. Il tempo di allertare la moglie ed esso era dissolto.

Queste parole mi spingono indietro, verso un pomeriggio di inizio estate, sulla collina della mia vita. Sul lago si affacciò un arcobaleno in grado di togliermi il respiro.

Feci per lanciarmi verso casa, in cerca della macchina fotografica. Poi mi arrestai: era qualcosa che non potevo fermare.

Qualcosa di così bello da dover lasciar andare.

Notte e qualcosa di così bello.

martedì 13 febbraio 2018

Notte e non si può uscire tristi

Quando devi dire addio a un amico generoso, non sai, non vuoi combattere le lacrime. Vacilli anche se ti chiedono un ricordo.

E pensi che sarà una giornata traboccante di amarezza. 

Poi quando esci dalla chiesa, con un sole testardo ma incerto, senti che devi fare qualcosa di decente, se non di buono. Che c'è qualcosa che non appartiene alla tua fragile umanità e scalpita per irradiarsi.

Follemente non resisti, pensi al tuo amico generoso e conosci la verità.

Non si può uscire tristi. 

Notte e non si può uscire tristi.

lunedì 12 febbraio 2018

Poteri speciali

Rido su una foto spettrale, rido fino a diventare seria.

A volte sono un fantasma, altre così reale da scoppiare. A volte, sono proprio di passaggio; altre, non mi vorrei proprio staccare.

A volte ho poteri speciali; altre, sono proprio vuota.

E tutte le volte, sono io.

Come mordere una mela

In giorni poco distratti irrompe una mela. Offerta con un sorriso e senza inganni.

E tu, che di solito ci giri attorno, ti trovi ad addentarla, e di gusto. Un morso, poi un altro mentre attorna gira il mondo.

Come mordere una mela, anche solo per gioco. E anche solo per gioco, ricominciare.

Notte e un canto in stazione

Dal gruppo degli studenti che celebrano la fine delle lezioni, si stacca una voce in stazione. 

Prima canta e/o fa il verso a Zucchero, strappando sorrisi. Poi passa a Io Vagabondo, a squarciagola.

Chi ride, chi accenna un applauso, chi osserva. Io ho già le labbra che si muovono e penso che sia arrivata una notte di settembre. Quando devi rimetterti in viaggio.

Notte e un canto in stazione.

domenica 11 febbraio 2018

Notte e ogni tanto la notte

Ogni tanto la notte - che ostentava di essere tanto sincera e amichevole - ti affila i coltelli dei pensieri e, peggio, dei ricordi.

Poi ti consola con sogni e, meglio, ricordi.

E tu le vuoi già bene, ancora, 

Notte e ogni tanto la notte.

La stufa di Boezio (o dell'incoscienza)

Mi vergogno, dunque sono. Mettendo a posto i vecchi diari, spicca questa autodenuncia. Storia di filosofia medievale, il corso analizza Boezio e La consolazione della Filosofia. 

Fabbrico schemi, spezzetto versi e prosa,  annoto, ma penso già ad altro. Prima che i soliti malpensanti puntino il dito contro le  s a quel modo, si legano a come si scrive Kiss.

Sì, nella testa ho il rock, la libertà gridata, le regole da ribaltare. Non deve trascorrere molto, tuttavia, prima di cedere alla bellezza. Di un testo, di una vita, della sua coerenza.

Non posso più fare a meno di Boezio, e della sua maestra di vita. Questa donna (perché, la filosofia poteva essere altro?) di statura difficile da valutare, ma di inesauribile vigore.

Smarrita la mia incoscienza, mi metto qua al calduccio della stufa e studio come se fosse il primo giorno. E forse sempre lo è.

Già un po' spettinata (fuori tempo)

Che ci fai poi tu qui. E sei già un po' spettinata. Sarai balzata fuori al primo insistere dei raggi, poi ti sei accorta di osare troppo, creatura fuori tempo.

Ti confondi tra l'erba ancora esistente, ma non sei imbruttita. Solo di una buffa bellezza, come me quando oso troppo.

Giorgio e la gratitudine

Oggi tra i singhiozzi che non voglio lasciar vincere, penso a ciò che mi ha insegnato Giorgio. E la lista è troppo lunga, perché io possa consegnarla a questi minuscoli cassetti.

Non solo perché ci conosciamo da tantissimi anni. Anzi ancor prima, perché i nostri padri - come lui amava ricordare - lavoravano nella stessa azienda. 

L'ho sempre visto garbato, smorzare un problema con un sorriso, ascoltare con pazienza e molto altro.

E quando il dolore si è affacciato, Giorgio mi ha saputo ancora stupire. Perché era bello stare da lui e da sua moglie, ascoltare, imparare a smorzare un problema con un sorriso.

Più di tutto, sentirgli dire; sono stato fortunato, ho incontrato tante belle persone.

Così, Giorgio, ti risento e rivedo quella luce nei tuoi occhi: la gratitudine, sempre. La forza di vedere il bene che ha attraversato le vite e di sorridere, ancora.

Buon viaggio, Amico, sempre con quel sorriso che mi ha guidato per tanti anni e ancora lo farà.


sabato 10 febbraio 2018

Notte e (non) funziona così

L'arroganza spalancò la porta e invase ogni stanza, euforica. Non si avvide di uno sgabuzzino, così misero da essere importante per cominciare a liberarsi di lei.

Non funziona così, che si invade dando per scontato e si usa ogni spazio rubato.

Funziona così, che ciascuno può dire basta e insorgere, da uno sgabuzzino traboccante di libertà.

Notte e (non) funziona così

venerdì 9 febbraio 2018

Notte e certi saluti nel silenzio

Certi saluti irrompono nel mio cielo vacillante e mi riportano a tanti anni volati.

A una ragazza che per me era un'eroina, perché ai miei occhi bambini salvò il mio papà. Ma lei, non si è potuta salvare.

E il suo papà ora è volato tra le sue braccia, non le chiederà perché.

Ma mio padre, lo sento, li guarderà e sussurrerà il suo grazie.

Certi saluti, solo in silenzio. Al massimo sussurrati.

Notte e certi saluti.

Si svuotano

Gli spazi si svuotano di volti e significato. In viaggio, dovresti sentirti più comoda.

Al contrario vieni colta da una vertigine: non è possibile tutto questo vuoto.

Si svuotano. Gli spazi si svuotano. E tu a riempirli con i pastelli dei pensieri, consumati. Finché per magia o per un sorriso si ripopolano.

giovedì 8 febbraio 2018

Notte lontano dai tribunali sommari

Tribunali sommari, in aperta rete e lungo le strade incontro. Sarà per questo che mi piace sempre più ritirarmi al fuoco pacato dei pensieri.

Sapere chi è stato. Sapere cosa meriti il malcapitato, o l'intera categoria. Avere giudizi inossidabili da appiccicare sulle vetrine. Marchiare per la pelle, un gesto, un vezzo che non si sono cercati.

Tribunali sommari, tanto implacabili quanto inutili. Io mi ritraggo, ancora un po'.

Notte lontano dai tribunali sommari.

In Scotland again (o un cielo così)

Mi basterebbe un cielo così, che si dimentichi di rabbuiarsi. Una macchia di fuoco buono, che avvolgesse un qualsivoglia pezzo di maestria umana.

In Scotland, again. Con il pensiero o con gli occhi, con i ricordi o con i progetti, con un film o con le mani che scavano nella terra.

Tutto sotto un cielo così, che non si placa mai, che non si arrende. Un po' come vorrei essere io.

mercoledì 7 febbraio 2018

Parole come treni

Salgo in treno e sembra un momento tranquillo. C'è una studentessa con la testa negli esami. E sorrido.

Poi lei salta su, perché vede una sua compagna, che forse ha appena visto. Strilla: ma sei…? Vorrebbe insultare e usa un termine che si riferisce invece a una sindrome. Una sindrome per cui non si è affatto scemi come sembra pensare lei.

E mentre se ne va, sento questo tumulto dentro.

Le parole sono come treni. Se scendi alla mercé dei loro binari, ti travolgono.

Lei è lontana, ma i miei vicini stanno parlando di un collega. Ed ecco che viene bollato volgarmente per il suo orientamento sessuale.

Parole come treni. Schizzano via e noi colpevoli di ciò che non sappiamo fermare.


Notte e la mia libertà (senza essere Highlander)

Così invece di calcolare ho fatto un investimento di cuore.

Il sapore assurdamente buono dev'essere gioia. Mentre guardo Highlander, per eccesso di zelo, ho già capito dove voglio andare a finire.

La mia libertà, cadere o salire, vivere o perire, sullo sfondo di un cielo scozzese.

Voglio scegliere ciò che mi rende felice, per un attimo o un'ora, quindi una vita.

Senza essere Highlander, con una gratitudine immensa al cielo scozzese, penso che questa sia la libertà.

Notte e la mia libertà.

martedì 6 febbraio 2018

Notte e se fosse il garbo

Mi perdonerà il mio collega Romy, ma non sono mai stata una fan di Baglioni. Prima tozziana, poi metallara, sempre italiana (quindi tesa a essere contro qualcuno).

Stasera non ho tempo, né voglia di guardare Sanremo. Non arriveranno i Kiss o Bon Jovi, stasera. Il mio amico Tiziano Riverso arriva domani e graffierà, ma non con la voce. Poi scorgo sui social il rivolo di sarcasmo su Baglioni e compio questo gesto innaturale di accendere la TV.
 
E mi placo davanti al garbo, all'educazione, alla pace che non va di moda se non nelle bandierine social.

Spengo, domani riaccenderò ma per Highlander. 

Non vado pazza per Sanremo. Non sono fan di Baglioni.

Ma se fosse il garbo, ciò a cui non siamo più abituati?

Notte e se fosse il garbo.

A stitch in time - un ago vi libererà

Running so fast, why? Stavo correndo, un respiro tra fibre e colori, quando questo interrogativo mi ha percossa.

- vuole fermarsi?

Che domanda, non posso. Sono qui a Milano Unica. Mi sono commossa rivedendo sullo schermo il sorriso di Silvio Albini. Ho ascoltato i discorsi, ho assaporato il futuro, sto vedendo la bellezza, ma devo ripartire.

- non vuole lasciare il suo biglietto? Tessere quest'opera con noi? 


Sfoglio la carta che mi racconta la storia di "a stitch in time" di David Medalla, curata da Lorenzo Bruni, presentato dalla galleria Enrico Astuni. Ho sempre detestato tenere tra le mani un ago, per la precisione da quando - all'oratorio - le suore mi insegnavano a richiamare (non riesco nemmeno a scriverlo, RICAMARE). Io volevo giocare a calcio. Rompiscatole per contratto.

Adesso lascio scivolare la borsa, afferro l'ago e cerco di cucire il mio biglietto su questo telo morbido e irresistibile. Sento che sto per prendere un brutto voto.

La voce della ragazza però è gentile e se ne aggiunge un'altra. Appartiene a una signora che mi racconta di quanto fosse indaffarata, anche da pensionata. Un giorno in cui non poteva proprio fermarsi, capì che doveva farlo. Si mise a creare qualcosa e anche oggi ecco che sta cucendo.

Prima di andare anch'io ho capito qualcosa. Che un ago vi libererà.

Perché ero intrappolata nel tempo, finché non ho cucito nel suo disegno colorato.

lunedì 5 febbraio 2018

Il colore dell'inverno

Un'oasi di calore e colore, mentre infuria l'inverno.

Il rossore tenue delle gemme, una chioma arruffata che si incendia d'oro e quel cielo lì, che si veste di ostinato ottimismo.

Il colore dell'inverno, resta fuori di me eppure nella mia anima.

Notte e stupirsi sempre

Vai a imparare o provarci, ma quando stai per entrare al corso ti devi fermare.

Osservi una villa addormentata, due sagome si stagliano come tracce di storia sulla sua luce.

Neanche sai quante volte tu sia stato da queste parti; sai solo che ti fermi per meravigliarti.

Notte e stupirsi sempre.

domenica 4 febbraio 2018

Le scarpe alla civiltà

Mentre raccolgo il bisognino del mio cagnolino, guardo furtivamente attorno ai miei piedi sul prato. Riuscire a non incappare in quelli degli altri, è un'impresa. A volte, raccolgo pure quelli.

Quando ce l'ho fatta e scendo felice sul marciapiede felice di averla scampata, sento un rumore soffuso poco piacevole: il bisognino in questione era in agguato anche lì. Questo mi fa girare le scatole e anche il mio cane sembra  cogliere la mia indignazione.

Cerco di ripulirmi come posso e mi avvicino al cestino per buttare la carta; solo che non riesco così facilmente, perché sopra qualcuno ci ha messo una scatola con delle scarpe.

La questione mi pare tristemente evocativa.

Chi ha fatto le scarpe alla civiltà, chi ci ha convinto che il suolo pubblico e ogni angolo che a tutti appartiene, sia da insozzare e opprimere.

Forse proprio noi, con piccoli e grandi gesti. 

E chi ci libererà.

Forse proprio noi, con piccoli e grandi gesti.

Notte ed è meglio passare per stupidi

Il compleanno del presidente Alice Cooper, non uno qualsiasi. Il settantesimo. Vedo che tra i regali per questo traguardo ragazzino, gli postano a raffica il video di "hey Stoopid".

Mi piace ascoltarlo e sorriderne.  Stupido è chi lo stupido fa, direbbe Forrest Gump.

A volte ti dicono: su vai avanti tu a fare questo, che è giusto così. Magari perché pensano di governarti e quando si accorgono che non è così facile, ti mettono i bastoni tra le ruote.

A volte ti credono debole perché non fai la guerra, preferisci azioni più impegnative.

Altre ancora, ti danno dell'idiota, magari perché provochi su un palcoscenico senza fare del male a nessuno, perché la matita sugli occhi è pesante, e neanche si accorgono quanto il tuo cuore sia leggero.

hey stoopid, che cosa stai cercando di fare?

E' meglio passare per stupidi, che esserlo davvero.

Buon compleanno, Alice Cooper.

Notte ed è meglio passare per stupidi.

sabato 3 febbraio 2018

Dialoghi reali - Whisky, amore e amicizia

- Una delle cose che stento a perdonare a mio marito, è che mette il ghiaccio nel whisky.

- Sul gelato è buono.

L'amore e l'amicizia, che ferite ti infliggono.

Un fiore di luce

Un fiore di luce, sull'albero spoglio solo in apparenza. I rami attorno dolcemente arresi a tanta bellezza, il lago Maggiore si lascia andare.

Il cielo si divide in mille esclamazioni di sorpresa: ciascuna è una sfumatura.

Un fiore di luce che sembra fissare proprio me, creatura luminosa anche solo di riflesso.

Notte e felicemente testarde

Come quella piantina selvaggia, la chiamano erbaccia perché non hanno il suo coraggio.

Decisa a sbucare fuori, nonostante raccontino che l'inverno stia ancora per mordere. E poi dove, tra la pietra, in condizioni non proprio concilianti.

Eppure leí esce ugualmente, ad accaparrarsi i raggi di sole.

Testarda lei, e pure io.

Felicemente testarde.

Notte e felicemente testarde. 

venerdì 2 febbraio 2018

Notte e fortissimamente Alfred

Torno indietro nel mio peregrinare, nel mio indugiare in luoghi neanche molto lontani. Eppure io sono così distante, quasi persa.

I giorni sono illuminati dalla tua visita, Alfred. Io sto percuotendo furiosamente i tasti del computer, come se fosse ancora una macchina da scrivere. E tu stai arrivando, sento il trillare dell'ascensore.

Quante giornate, scandite da te, dal tuo sguardo buono e profondo che mi fa scoprire ciò che sono. Sono tutte uguali, perché tutte importanti. A volte, faccio la giullare: volto la schiena al pc e ti mostro che posso scrivere anche così, io, la figlia della campionessa di dattilografia. Lo faccio per sentirti ridere, ridere forte. 

Tuttavia, ci sono giorni in cui non senti le risate, non senti proprio niente. Ho un peso sul cuore che non posso dire a nessuno, dovrò lavorare come sempre, come se niente fosse, e poi correre per una visita di mio padre. Ho molta paura e indosso un sorriso così frettoloso che gli altri ci credono.

Quando penso che non ce la posso fare, ecco che l'ascensore lancia quel gridolino felice: arriva l'Alfredo. E io penso, tristemente, che non ho tempo nemmeno per te, oggi, che devo correre da  mio padre.

Ma quando tu entri, con i tuoi occhi pieni di affetto, quegli occhi che vedono ciò che nemmeno io vedo, scompare ogni mia apprensione. Io ce la farò, a fare tutto.  E prima di lasciare Varese, mi giro, volto la schiena e scrivo così, io, per farti ridere forte.

buon compleanno, Alfred. Fortissimamente Alfred. La tua forza, donata anche un po' a me.

Notte e fortissimamente Alfred.

Chi si confonde

Ti confondi tu, nello schermo azzurro della vita e dei ricordi. Mi confondo io che non trovo la strada per riabbracciarti.

Comunque vada, tu sarai il mio lago. Quello che sa darmi il buongiorno e di notte non si rannicchia sotto le coperte, ma getta indietro le lenzuola del buio.

Chi si confonde, è chi ama. come te e me. 

giovedì 1 febbraio 2018

Notte e avrei dovuto saperlo subito

 Certe cose così sfacciate, un fiume di lava che non si ferma un istante.

Magma di verità.

Avrei dovuto saperlo prima. Avrei dovuto saperlo subito.

Al contrario, mi sono presa il tempo di scoprirlo. E credo che ancora lo prenderò.

Notte e avrei dovuto saperlo subito.

Impresa di libertà

Non farsi notare, mentre fai acrobazie sul cielo o frughi nella terra oppure sulle ruvide pareti. 

Una grande impresa in un piccolo sforzo, impresa di libertà.