L’agenda si è svuotata magicamente e le x si sono riversate altrove. In parte nei pensieri, che però bisogna coltivare per non lasciarli crescere disordinatamente.
Con lo Smart working, che non ho proprio iniziato in questi giorni, non è che mi salti fuori tutto questo tempo, intendiamoci. Mi sono presa piccole rivincite tipo intercettare qualche sprazzo di “Tempesta d’amore”, che prima guardavo più frequentemente perché avevo fame di montagne innevate e natura in libertà. Adesso ha un altro significato: mi serve per dirmi che ho finito di lavorare a un’ora abbastanza decente per far cenare la famiglia.
Non so come definire questi tempi. Della malattia per alcuni, non per molti ma sempre per troppi, ciascuna preziosa vita. I tempi di inciampo per moltissimi: quelli in cui avevi programmato tutto, e adesso ti fermi e devi seguire indicazioni altrui, che tu le capisca e condivida o no.
I tempi della saggezza, se lo vogliamo. Se ascoltiamo la parola saggia che non manca nel fiume di occasioni perdute di crescere. Se riprendiamo in mano quel libro che non potevamo finire con attenzione. Se allunghiamo la mano per una carezza, finalmente non frettolosa, a chi è accanto a noi.
Poi la saggezza è lieve e chissà se ci resterà addosso, attorno, quando il vento della routine si solleverà. Ma già anche qualche briciola ci farà ritrovare la strada.
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