Come state, mi hanno chiesto oggi. Ho riposto la stanchezza e le paure, riavvolgendo il nastro di tanti volti incontrati. Molti a distanza, alcuni no, poi ogni calcolo fisico si scioglieva, perché mi sento vicina a tutti loro. A tutti noi.
Sì, lo so: sui social scorrono schiaffi e prescrizioni innaturali. Io sono troppo stanca e soprattutto troppo ignorante per ribaltare chi decide cosa sia pericoloso e cosa possa invece contenere il coronavirus.
Io mi fido. Perché non so, perché credo che ciascuno abbia la propria competenza e va rispettata. Perché un’idea migliore non mi viene. Perché una vaga differenza tra una cena e certi apericena la capisco pure io.
Perché dobbiamo venirne fuori e lo faremo.
Perché quando ho anche solo un raffreddore, so da quali amici e parenti non devo andare per tutelarli. Ma se non mi accorgo di essere malata, mi consegno all’incoscienza.
E chi vuole, può continuare a scannarsi, ma io preferisco camminare in silenzio e scorgere la dignità della mia gente.
Ci possono escludere in modo sommario o ferire in altri modi, ma non possono toglierci
Questo: che siamo un popolo pazzesco, preciso e pasticcione.
E allora io mi fido, ci rido su e mi si è pure sciolto il trucco. Mi fido e vado avanti, come la mia gente.
Nessun commento:
Posta un commento