Persa ancora nel groviglio che si potrebbe chiamare me stessa, ricevo un messaggio di un amico, vero. So che non bisognerebbe aggiungere aggettivi a questo sostanziale sostantivo. Eppure non riesco a sottrarmi alla tentazione.
Io così complicata, vissuta come tale e allo stesso tempo semplice. Ma l'amico, dopo aver letto il mio libro, mi carica, quindi mi confessa il dubbio di sempre che è lo stesso mio: come ha potuto la confusionaria Malu, quella sera condurre in auto all'hotel di Edimburgo in dieci minuti, quando lui - autista solido e abituale - si perdeva e impiegava trenta minuti, a causa di un cantiere.
L'unica risposta convincente che mi sono data, è che mi sono affidata a Chi ne sapeva più di me. È che ho confessato che io non ci capivo niente.
Notte e un vero amico sa anche ciò che non osi chiederti.
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