Quando scendo tra le tue braccia, io vengo invasa dal profumo d'erba. E non c'entra l'inverno anomalo.
Mi basta lambire il paese e già sono nell'orto del nonno. Accarezziamo le erbe profumate, gli ortaggi e ridiamo perché nessuno capisce. Scendo dai tornanti, dove il pullman di mamma ragazzina incespicò per la neve.
Ma io, non ho paura. Le vecchie fabbriche si sgretolano e il nonno si sottrae come allora al furto di massa: non gli importa, non vuole unirsi e portare via i beni abbandonati dai tedeschi. Conta essere onesti, anche quando ti dicono che esageri.
Frammenti di ferrovia e risalgo dove nacque la nonna. Ogni aneddoto si lascia cullare, mentre sfioro la piazza più bella. E quando scendiamo nella vallata, di nuovo, mi stupisco di come flirtino natura e tremanti capannoni.
Non so chi trema di più.
Ma mi basta respirare la valle.
So che mentre torno, devo scegliere la strada più tortuosa, quella che temevo di fare, quella della valle. Ma è lei che porta dritto al cuore.
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