Nei giorni di vacanza, all'inizio non passava mai. Ti guardavi in giro, per capire se potevi intercettare gli amici. O dipingevi mondi per ingannare l'attesa.
Poi volava, senza un preavviso. Quasi quanto quelle ore dopo la scuola, quando chiudevi libri e quaderni. Erano parse infinite, quelle prima.
Basua, un pomeriggio e un luogo dove entrare, da dove fuggire, da lasciare con una carezza al primo sbadigliare della sera. E ora la basua è un momento come l'altro, quello che però rode le ore per tornare da te.
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