Sapessi cosa è giusto domani, mi sentirei più potente di un mago. Ho voglia di gridare fuori dallo stadio, di stare zitta fissando il campo. Ciò che penso di questo momento a proposito della Pro Patria e dell'atteggiamento della società nei confronti dei tifosi, l'ho già scritto sul "Tigrottino". Non ho altro da aggiungere.
Non sul tema dello sciopero del tifo in sé. Non so se sia giusto o no, se si sia avuta la migliore idea del mondo o ci sia infilati in una trappola.
Ma di questo, francamente, non mi importa.
Ho visto passare presidenti, allenatori, calciatori, illustri opinionisti.
Io sono solo una povera tifosa e credo di sentire questo: se ci scanniamo, se ci dividiamo, se non mandiamo giù mezza idea nostra per condividere meglio, non facciamo il nostro gioco.
Facciamo il loro gioco. Loro, di chi? Di coloro ai quali della Pro Patria non può importare di meno, chiunque essi siano.
E come sentenziò, Forrest Gump, non ho più niente da dire su questo argomento.
Io so solo che per me la Pro non è uno scherzo, una moda, una fissazione, una consolazione contro i mali della vita.
E' la Pro, fa parte della mia famiglia, della mia città, di ciò che mi ha portato fin qui, anche quando qualcosa mi chiamava altrove.
E non ho voglia di fare il gioco di nessuno, se non il suo.
Grazie, Malu. Continui a dare tutta la generosa spontaneità di appassionata tifosa. Intelligente e libera...
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