In questi giorni di vano parlare, in questi giorni in cui insomma si cammina sul filo eterno della storia, mi chiedo: ma ho davvero capito cos'ha di speciale il mio maestro? In che cosa voglio essere come lui?
Sì, è colto. E sa usare l'italiano o il dialetto con uguale padronanza: mi sia perdonata la parola "usare", perché lui in realtà li fa vivere. E sa donare gioia. Sa suonare e cantare magicamente. Ti spiega la storia dell'arte. E' un padre e nonno perfetto. Ha un tempra che ti fa prendere una strizza, ma poi ti insegna la via: resistere resistere resistere.
Eppure, se dovessi scegliere, sento che non è questo che vorrei.
Lui non parla mai male di nessuno. Parla di storie da sempre, di tutti, con precisione. Buoni e meno buoni, casinisti e puri di cuore. Tu non cogli reale differenza.
Lui, non l'ho mai sentito parlare male di nessuno. Sarà questa la ricetta dell'eterna giovinezza?
Voglio diventare (non) vecchia come il maestro.
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