Quando ho in mano l'Almanacco della Famiglia Bustocca, in genere combino un gran casino. Voglio leggere tutti gli articoli contemporaneamente e lo sfoglio agitata. Lì trovo la storia di via Solferino, dove c'era la drogheria della bisnonna Maddalena, e voglio ricordarmi perché si chiamava contrada della Machina.
Quanti personaggi, persone per me, ritrovo: il pittore, il trascinatore, il sindaco avvocato, l'architetto prestigioso al quale - a dire tutta la verità - ho procurato un gran nervoso da giovane cronista. E il club dei Nasi, stupenda associazione della mia Busto che spero resista ai tempi moderni. Tanta di quella storia, tanto di quel presente per cui andare avanti, come dice bene il regiù Chiara Massazza.
Poi ul maèstar, naturalmente. Che scrive il racconto perfetto: frizzante e onesto, tanto che lo ribattezza "Può essere che sia veramente accaduto". Non dico nulla, altrimenti non andate a prendere questo stupendo libro.
Ma un particolare mi fa impazzire: l'armata francese di Charles de Créqui, che "nella nostra parlata divenne "ul general (accento acuto sulla a che qui mi sfugge) Chirichì".
In questi momenti, maèstar, mi chiedo come si dica in bustocco "Hollande".
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