Il mio stadio sta giocando con un'alba così deliziosa che non mi fermo a fotografarla, solo per non incorrere nelle ire del popolo in coda e in fiamme.
Il fuoco nel cielo è amichevole, come tutte le partite che dovremmo giocare: battersi per gioia, vincere perché si vuole dare tutti se stessi. Non è un sogno, come la pioggia battente che mi ha rincorsa tutta notte, ma il mio piccolo desiderio: dalla mia Pro Patria a ogni calcio tirato da un bimbo a un pallone.
All'alba vincerò, con me stesso. E proseguo più felice, con l'alba che non osa sollevare l'ultima coperta di foschia da un campo addormentato. Più profondo il sonno di un'azienda chiusa, a cui è legato il mio cuore: erbacce dispettose la scompigliano al mancato risveglio.
In autostrada, file di occhi interminabili. L'alba è già finita, ma stranamente so aspettare.
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