Ascolto l'intervento di Rabbi Boteach in Ruanda. Vedo il filo tracciato, da quel genocidio alla Siria. E tanti altri in una ragnatela di ombra pesante.
Quando ripenso a quella tragedia, mi appare come un monito su ciò che siamo, più importante delle armi che abbiamo. Tormentati dal nucleare, dalle armi chimiche, dalla diffusione delle pistole.
Poi basta un machete per scatenare l'inferno. Di più, basta un pensiero, crudele, velenoso, contagioso.
Forse per questo non troviamo (quasi) mai le armi chimiche. Perfettamente nascoste nel cuore.
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