Che ci faccio qui e soprattutto perché sto scrivendo, se non lo so? Le domande, sul serio o per scherzo (ammesso che si possa individuare il confine) si portano dietro per abitudine o convinzione, ma vale sempre la pena scuoterle con l'ironia.
Io ho la fortuna di un antidoto, le pagine di Vittorio Salvati, che già mi vizia sui social, ma con il suo libro non mi permette di fuggire da me stessa. Sì, perché non ci sono più i filosofi della volta, però chi (si) interroga sorridendo è un degno erede.
A volte non riesce, perché, è vero, le sofferenze e le violenze prima sono scritte con le lacrime, solo successivamente con l'inchiostro. Eppure riesce a giocare, prima di tutto con il tempo, e sa che se proprio deve congedarsi, è meglio morire d'amore.
Che poi, al di là di mille proclami intellettuali, vuoi vedere che questo mi fregò della filosofia: che contenesse la parola amore.
Grazie, Vittorio.
Non ci sono più i filosofi di una volta, Vittorio Salvati, Edizioni Tipografia Marina
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