A pranzo un amico mi porta il suo nipotino, fresco di terza elementare. Un ragazzino che mastica panino, biscotto gelato e calcio. Tifa Torino, no prego, Napoli.
E quando gli chiedo se sia pronto agli Europei, mi avverte: io non tifo la nazionale, c'è troppa Juventus. Roba da tornare indietro, di fretta, di trent'anni e più. Ai Mondiali della gioia per l'intera penisola, tranne due o tre posticini tra cui il divano di casa mia dove piangevo. Ho già fatto outing da un pezzo, sulla mia predilezione per il Brasile, che mi sono tenuta anche per un paio di competizioni internazionali, temo.
Una delle ragioni, da romanista appassionata, era la stessa del bimbo. E neanche mi attenuava la furia vedere Conti e altri miei idoli.
Tra qualche anno questo bimbo non dico che si pentirà, ma forse cambierà idea. O magari no.
Ma intanto mi ha fatto tornare bambina: potere del calcio, anche così.
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