Nella mia guerriglia quotidiana contro il suono degli elicotteri, cerco di placarmi con storie e ricordi. Uno di questi ultimi riesce a partire già con il sorriso.
Quindici anni fa, c'ero anch'io all'eliporto, in una scena così astratta che si presentò davanti ai nostri occhi. Francis Ford Coppola arrivava a Busto Arsizio per il festival del cinema e la raggiunse con l'elicottero. Per dargli benvenuto organizzarono un drappello d'accoglienza che potessero rievocare Apocalypse Now, un pugno di soldati con tanto di colonna sonora in sottofondo.
Non ho mai capito se Francis Ford Coppola abbia colto tutte queste suggestioni, ma il lodevole sforzo era andato in (eli)porto. Lui fu una gradevolissima presenza per tutta la manifestazione, tuttavia fu al finale che mi conquistò.
Quando qualcosa andò storto in un impianto audio e nel frattempo il presentatore ironizzava sulla città di provincia. Con la trasmissione tv interrotta e le riparazioni in corso, Coppola si alzò, un cenno al pianista e invitò una signora a danzare. Fu talmente ispiratore che Zucchero fece altrettanto immediatamente.
Il messaggio: voi continuate a lagnarvi, intanto io raddrizzo la serata.
Ci vorrebbe un invito di Francis Ford Coppola non a dirci che tutto andrà bene, ma a compiere un gesto gentile capace di smorzare la tensione mentre cerchiamo di riparare questo nostro mondo in frantumi.
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