Questa mattina anche l’équipe di uccellini ha proclamato sciopero e io, stanca del rumore notturno più detestato che non so più se sento davvero o nella mente, sostengo la loro causa.
Nel silenzio si fa strada il ticchettio del calorifero, così meccanico e umano, come se potesse anche riscaldare il cuore. Poi, sarà l’immaginazione questa volta amica, mi sembra di intercettare il canto del cuculo. Ciò mi riporta in montagna, quando da noi soggiornò una compagna di scuola, capace di perforare il mio sonno di sasso, con continui rumori di passi. La mattina mi confessò che aveva cercato l’orologio a cucù tormentoso per il suo riposo e si stupì quando le spiegai che non esisteva, piuttosto erano i cuculi in carne e ossa.
In quest’alba, invece, là cagnolina e io siamo salutate da una cornacchia, che si mostra anche come fiera del suo manto.
In cielo il parlottio degli elicotteri mi sembra ancora prepotente, ma invece di pensare alla morte una voce gentile mi suggerisce che si sta cercando di salvare una vita. Cerco di convincermi, infilando questo suono tra gli altri rumori, quelli sorprendentemente in armonia nelle loro differenze. Non ci riesco, ma almeno oggi non infilerò la testa sotto il cuscino.
O almeno credo.
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