Si scrivono storie senza cercare attori.
Loro, lavorano in mezzo al mondo e solo lei si può sottrarre. Allora cala un confine, schiacciante come un muro, per preservare i più fragili di casa.
La voce, unico e inestimabile pegno nello scorrere dei giorni, finché un’emergenza da risolvere conduce lui in un luogo vicino a casa. E lei corre da lui, ovvero un metro da lui. Fino a quel momento ha pensato che un nodo le afferrerà la gola, vedendolo dopo quasi un mese.
Gli occhi sopra le mascherine si incontrano, ed è l’unica carezza possibile. Allora lei si rende conto che nessun nodo le afferra la gola, perché è come se l’avesse visto il giorno prima. E forse, è proprio così. Una sensazione, un bagliore come il lampeggiante dei carabinieri che si spostano silenziosi.
Così surreale doveva essere. Troppo reale, come il dolore che ogni giorno si avvicina di più e non rispetta distanza alcuna.
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