Arrivo esausta, non faccio tempo a rispondere a tutti, però se parlo con qualcuno, ci parlo davvero. Soprattutto, da quelli da cui imparo, e sono tantissimi.
Non posso tuttavia affermare "si è accumulato", perché qualcosa sta cambiando, se già non è cambiato. So già che accadrà come a Forrest Gump: ecco, che peccato, quando le lezioni ti arrivavano da ogni angolo, anche un film te le stampava davanti e tu non assorbivi realmente niente.
Tu corri, corri, e ti seguono anche persone di cui ti rendi conto. Anzi, forse erano già davanti a te, forse te le stavi seguendo tu: una folla informe, da cui non ti staccavi. E forse, ciascuno la pensava come te o lo sta facendo adesso.
Perché i piedi si inchiodano a terra e tu lo devi dire a te stesso
sono un po' stanchino
Non vuol dire che non farai più nulla, ma che sarà diverso. Che invece di correre starai seduto su una panchina oppure camminerai dolcemente. O saltellerai, e altri ti crederanno folle. La gente, questa massa informe, da cui non ti stacchi. Persino adesso, che dobbiamo rimanere isolati, o a distanza, vi siamo immersi per via della tecnologia. Ma come diceva la mia nonna:
E tì, tì se non, una genti?
Sì, sono anch'io la gente.
Ma sono un po' stanchina. So solo che non voglio correre più. Non voglio accumulare. Che sto vedendo e vivendo troppi cambiamenti. E più importante di tutto: che questi cambiamenti non sono ancora abbastanza, tanto più considerando il prezzo terribile che stiamo pagando.
Così devo parlare, ancora. Ma con qualcuno che sta partecipando a una videoconferenza con 30 persone e mi confessa che si sta commuovendo. O getto fuori lo sguardo in cerca delle stelle, come mi hanno promesso Dante e Virgilio o un imprenditore poche ore fa.
Sono un po' stanchino, come Forrest Gump. È il momento perfetto per cambiare, tolte le scarpe da maratoneta che neanche mi calzavano bene.
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