domenica 13 novembre 2022

Conosco quell'espressione


Lo scatto fotografico mentre sono felice con un amico, eppure quando lo riguardo, sobbalzo. C'è nella mia espressione qualcosa di familiare, qualcosa che mi racconta qualcun altro e allo stesso tempo mi svela con precisione.

Conosco quell'espressione.

L'ho vista nei momenti in cui dovevi essere serio, ma non riuscivi, forse perché era troppa la felicità, oppure la responsabilità o entrambe le cose. Immortalata al massimo della potenza il giorno del matrimonio: la domavi a stento persino davanti al prete mentre ogni tanto controllavi che fosse davvero lì, assorta e impeccabile, come non sappiamo - né vogliamo - essere io e te. E poi l'apoteosi: fuori dalla chiesa, al terzo o quarto scatto della zia ti sciogli in parte dal braccio della tua novella sposa, esegui un gesto inequivocabile che grida "era ora" e il volto si illumina di libertà e nuova vita.

In quel giorno eccezionale, traboccavi di quell'espressione, ma l'ho ritrovata in tante immagini stampate sulla carta o nel cuore.

Si è posata sull'ultima fotografia, quella che ho scelto per lasciarti andare. E quando sono triste guardandoti, osservo meglio e mi scappa un sorriso: faccia da teppa - quella buona, che scherza per vivere, non per schiacciare - mi dico, ricordando le tue battute, le tue barzellette e i tuoi innumerevoli scherzi. Perché noi, in barba alle nostre paure e fragilità, siamo degli "scherzoni".

Da 14 anni oggi, non la posso guardare sul tuo volto davanti a me, papà, ma la ritrovo nelle foto. E infine, sul mio volto. Faccia da teppa, come te.
 

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