martedì 29 ottobre 2024

Tutto mi fissa un attimo e passa via


 Si capovolge tutto o resta sospeso. Dall'infelicità senza desideri alla consapevolezza senza pensieri.

In quella fessura sottile sgorgano momenti inafferrabili, né voglio tendere la mano per fermarli.

È la prima volta che sono andata a casa di una bambina e l'ho trovata, ma sua madre mi ha gelata: ha fatto altre amicizie. Da allora, quanto percepivo l'indifferenza o la negatività, mi sono spesso allontanata per prima.

È il nonno che mi porta a fare il sonnellino, di fronte all'enorme quadro degli avi che poi ho scoperto piccolissimo: i loro occhi luce tenue nel buio.

È il corridoio lunghissimo o il prato selvaggio pieno di profumi e insidie.

È il mio sguardo incerto da adolescente, con una sua solennità.

È il primo concerto e quello che ancora non si sta palesando.

È il primo errore, la prima volta che mi accorsi di non vedere bene. Quella in cui mi resi conto che dentro le anime leggevo anche meno.

È il primo grido d'amore, su un terrazzo che voleva strappare il velo di afa.

La prima opera, regalata da fiere mure.

È tutto che mi fissa un attimo, quindi passa via. Come lei, minuscola creatura, che storicamente mi ispirava un diligente terrore. Io mi avvicino e si muove lentamente, come se non sapesse come considerarmi, un'ombra impalpabile o un pericolo. L'ho osservata mentre prendeva un respiro e si arrampicava con dignità.

È tutto che mi fissa un attimo, quindi passa via. Come me.


domenica 27 ottobre 2024

Insieme, non si è fuasté. Lo sussurra anche Crespi


Tutti insieme. Di nuovo o per la prima volta, ma la differenza è sempre scolpita da quella parola: insieme. A Crespi d'Adda - questo luogo stretto da un filo alla mia città, filo che diventa doppio nel ricordo di un amico straordinario come Francesco Bonfanti - "L'ultimo dei Fuasté" si è trovato a casa come pensava, come pensavamo in occasione del festival Produzioni Ininterrotte (QUI). 

In una pacata domenica d'autunno Mario e Malik hanno scrutato questo villaggio che ha attraversato i tempi, assieme a noi: forse colti da stupore, come lo avverto io ogni volta.

Di nuovo, a Crespi d'Adda a sussultare scorgendo la "mia" chiesa, ad accarezzare le quiete vie con lo sguardo, a riascoltare in un cassetto dell'anima i racconti di Francesco. Così entro nell'Unesco Visitor Center in netto anticipo e vengo accolta da un'immagine mia e del libro. Attendo i miei amici: Mimmo e Rosy che a Crespi vivono e Alessandra che sapevo, sentivo di dover riabbracciare qui.

Attendo i miei amici da Busto, da Como ed ecco la prima volta, per me una benedizione indescrivibile. Michele e Giuseppe, autori delle prefazioni, finora si erano incontrati solo su quelle pagine, ma ora sono uno accanto all'altro e mi sembra un quadro ricomposto, naturale. Come l'abbraccio perenne con Paola o lo sguardo luminoso di Pina. Dopo l'introduzione calorosa di Giorgio Ravasio dialoghiamo con Enzo Galbiati e anche in quest'occasione scorrono dentro di me frammenti di incontri, sensazioni, empatia vissuti negli anni.

Non sono più una cronista, forse non lo volevo nemmeno essere. Il pensiero corre indietro a un giorno lontano in cui andai con i tifosi della Pro Patria dal Papa. Francesco voleva scrivere un articolo, ma non mi domandò certo la cronaca.

Marilù parlami dell'emozione... quella che ti chiude il fiato... cosa ti ha emanato la persona/Papa

Eccola qui, Francesco.  È come quella che mi afferra alla gola oggi.

Francesco era un cantastorie (non perdetevi la lettura dei suoi testi, del "poeta operaio" vissuto a Crespi d’Adda venerdì 1 novembre alle 21 con Giuseppe Galbiati), io invento storie per sfuggire dalle gabbie della cronaca e forse sopravvivere.

Ma si sopravvive, solo tutti insieme; solo così si smorza la condizione di fuasté sulla terra.

Noi siamo tutti insieme oggi, anche insieme a un amico che qui non può essere fisicamente e si sente una tigre in gabbia. Un lottatore da cui imparo silenziosamente e quando glielo dico, lui mi risponde: che altro posso fare? La sua naturalezza, anche in questa risposta, mi riporta alla frase del mio imprenditore (poco) misterioso: c'è un solo modo di fare le cose. Verso gli altri e anche verso noi stessi.

https://www.progettocultura.it/index.php?id_product=1594&rewrite=lultimo-dei-fuaste-marilena-lualdi&controller=product

Mercoledì 30 a Como: info QUI.


giovedì 24 ottobre 2024

È il mio terzo tempo

 

Dopo un considerevole percorso di vita a bisticciare con me stessa e con le immagini che gli altri hanno scattato implacabilmente su di me, è giunto il mio terzo tempo.

Prima a fare di tutto per conciliare, quindi per spaccare. Sempre con uno strato di dipendenza inconcepibile, sopra di me.  

Tesi, antitesi, ora si farà strada la sintesi? Preferisco quell'idea lì: il terzo tempo. Andare fuori a prendere un bicchiere con l'avversaria che sono stata di me stessa, respirare un vigneto, condividere le ansie e le gioie di chi mi ha dato la luce per tutto il tempo che l'avrò accanto a me, scrutare nel bicchiere della mia anima senza chiedermi niente.

La filosofia. La Kabbalah. Lo yoga, recente alleato. Quanti mi stanno porgendo la mano. Scopro angoli di me, che neanche immaginavo, e diventano protagonisti come quelli arcinoti.

Questo è il mio terzo tempo. Non importa quante nuvole sopra il mio capo, io sto vivendo nella dimensione spero più autentica di me stessa: una ricerca, che non si esaurisce mai, ma si spoglia dell'ansia.

Questo è il mio terzo tempo. Marilena, Mari, Zanzy, Malu, Marilù, Lualdi Lèssi, Galli e tutto ciò che scorre dentro.

Questo è il mio terzo tempo, inaccessibile se non a Chi mi ha creato.

mercoledì 23 ottobre 2024

Solo ottocento milioni di respiri

 



Ottocento milioni di respiri, in una vita lunga e saggia. Non riesco a contarli, mentre Giuseppe ci apre la porta su questa perla custodita da lontano, nella tradizione yoga.

Ottocento milioni di respiri. Una fitta mi sfiora: tantissimi, non infiniti. Anzi, in un lampo vi avverto dentro il nostro limite.

Ottocento milioni di respiri: la forza di ciascuno da custodire, gestire, soppesare. 

Come ottocento milioni di pensieri: ti perdi dentro, eppure sai che è nulla, in confronto alla storia del mondo.

Solo ottocento milioni di respiri: mentre torno a casa, scorgo le luci del nostro santuario che mi fa perdere felicemente nel tempo. Anzi no: galantuomo o tiranno, il tempo non esiste, come mi ha assicurato la Kabbalah.

Grata per ogni respiro, io cerco di essere come mi è stato donato.

domenica 20 ottobre 2024

Il lavoro e l'umanità del mio romanzo al festival di Crespi d'Adda, a casa

Ogni luogo dove arriva "L'ultimo dei Fuasté" (edizioni Progetto Cultura) è quello giusto, perché parla di lavoro e umanità, intrecciati saldamente nelle vite, nei desideri, nelle difficoltà di ciascuno.
Ma tra una settimana - domenica 27 ottobre alle ore 11, Unesco Visitor Centre Crespi d'Adda, corso Manzoni 18 - la cornice è particolarmente significativa. Una parola anzi inadeguata, e sostituisco subito "casa" a "cornice". A Crespi e al festival di letteratura del lavoro Produzioni Ininterrotte: un'opportunità di cui sono grata.


Crespi d'Adda significa tanto, tantissimo per me. Per la donna che ha cercato di conoscere meglio il lavoro e di raccontarlo, sui giornali e poi in questo romanzo. Per la discendente di tessili, mi emoziona molto ricordare che la mia bisnonna era una Crespi Tengitt: quel filo, l'ho sempre sentito tanto, tantissimo. Per l'amica, e qui si riannoda tutto: Crespi d'Adda per me è Francesco Bonfanti, il suo benvenuto, il suo tocco di cantastorie che non narra esistenze altrui, ma ti trasporta dentro un mondo che è anche il suo. 

Penso che a Crespi, come in altri posti, si sono unite per lavorare persone molto diverse, anche di provenienza. Si saranno sentiti forestieri talvolta, forse spesso, e ciò che facevano, come venivano accolti poteva attenuare queste sensazioni e così plasmare una comunità.

In questi mesi ho ascoltato tante altre storie, che riguardano le imprese e di persone venute da lontano, in cerca di speranza. È ciò che vogliamo tutti, la speranza, in un universo di solitudini da scrollare via. 

Sarò felice di presentare Mario e Malik, le pagine da loro percorse, i dubbi, le arrabbiature, i sorrisi. 

SAGGISTICA Mario è un piccolo imprenditore che si sente forestiero nel suo Paese. Finché incontra Malik e fa qualcosa di cui non si sarebbe mai creduto capace.  Un incontro tra due (e più) solitudini, un viaggio nell’impresa di oggi, le sue sfide, i suoi drammi, i suoi momenti lievi: in una parola, la sua umanità

https://www.produzioniininterrotte.it/marilena-lualdi/

sabato 19 ottobre 2024

Voltando pagina di colpo (la tua insuperabile bellezza)


 Mi sono persa tra la delicatezza di una rosa e la brillantezza di una margherita, finché qualcuno ha voltato pagina di colpo. Così, sei comparsa tu: una foglia agli ultimi guizzi, che assomigliano a lampi di fuoco. Niente mi è parso ammantato di fascino quanto te, perché sulla tua pelle scorre la meraviglia. La ricompensa a chi poco si aspettava, ma non si è mai arreso a non essere pronto a stupirsi.

Dentro l'autunno, i morsi del freddo e dell'avvizzimento, eppure questa consapevolezza che vi brilla dentro una bellezza insuperabile. Non so per quanto tempo me lo ricorderò; probabilmente, ho già smarrito questa fragile memoria al primo assalto di tempesta.

Qualcuno ha voltato la pagina di colpo e di nuovo la girerà. Potrò avvertire un soffio gelido, ma chissà che non compaia tu, con i tuoi lampi di fuoco, di insuperabile bellezza. 

sabato 12 ottobre 2024

La grande e inconscia gravità propria delle ragazze (cit)


 Ed ivi scorse la sorella di Gregory, la fanciulla dai capelli color oro, che tagliava dei lillà prima della colazione, con la grande e inconscia gravità propria delle ragazze.

Ci sono incontri che si possono descrivere solo con, come i libri. Amicizie, a maggior ragione. Questa frase, del libro che ci ha unite con quella grande e inconscia gravità, è de'"L'uomo che fu Giovedì" di Chesterton. Mi suonava diversa nel mio vecchio libro, ora l'ho letta e meditata su un'edizione di 12 anni fa.

Certo è che mentre il poliziotto e l'anarchico - apparentemente, entrambi - ci facevano addentrare nelle pagine con le loro schermaglie ed azioni, c'era una ragazza che apriva e chiudeva la scena. C'era una ragazza, che faceva la differenza.

Quando dico di essere grata all'Università Cattolica, è per la fame di sapere, quella voracità buona che mi ha trasmesso, quella ricerca che sfianca talvolta ma mi sprona. Tuttavia, la riconoscenza passa anche e soprattutto dalle persone che sono affiorate nella mia vita. 

Come te, amica mia. Da 37 anni a questa parte abbiamo cominciato diverse strade insieme, compresa quella del giornalismo - a Milano, scrivendo sulle riviste di design - anche se poi abbiamo svolto due professioni diverse. Abbiamo diviso momenti, non anni, per rimanere in citazioni affini a quelle letterarie. Fino a quello speciale di una settimana fa, con naturalezza insieme dai campioni di Team Equa.

Quando ti ascolto e ti guardo, accanto alle conferme  - anche visibili, come la tendenza a comparire con colori simili, del resto spesso ci scambiavano per sorelle -, avverto anche una speciale meraviglia: quella per il tuo entusiasmo, espresso con una straordinaria pacatezza e proprio per questo così autentico. Lo percepisco e te lo invidio, in modo sano, un po'. Finché non me lo sento addosso anch'io.

venerdì 11 ottobre 2024

Quello che sei, ti rimane dentro

 

Quello che sei, ti rimane dentro. E rimane dentro me.

Anche quando le giornate mi calpestano, c'è un momento in cui ti osservo, ti ascolto e scopro altro di te. Di me.

Come che sei fiera di ciò che hai fatto, mentre io non credo mai di aver camminato abbastanza. E sembri aver cancellato dentro di te il taglio netto che hai dato a ciò che amavi fare, per me, per noi. 

Io, me lo ricordo bene; anzi ogni giorno di più, mi percuote la memoria questa tua rinuncia, mamma. Così, anche quando le giornate mi calpestano, non posso che pensare che qualsiasi cosa io faccia non raggiungerà mai i tuoi doni, neanche li sfiorerà.

Ti guardo, dopo tanto tempo, provare di nuovo a cimentarti sulla tua macchina da scrivere, quella su cui mi hai insegnato a muovermi quand'ero appena bambina, con naturalezza. La portai pure a fare l'esame, a Roma. Non rimase ancora in giro molto tempo: fu riposta all'insediamento glaciale del computer. 

Adesso, la tiriamo fuori perché vogliamo vederti così: come sei. Perché quello che sei, ti rimane dentro, anche nelle giornate che ci calpestano.

sabato 5 ottobre 2024

La felicità non arriva mai da sola. I campioni della libertà

 

La felicità di vivere le luci delle medaglie splendere insieme ai sorrisi dei campioni, vibra in questa serata a Santa Cristina e Bissone. Da quando, lo scorso anno, ci siamo appassionati all'impegno di Team Equa e degli atleti che volevamo nel nostro piccolo sostenere nel nome di papà (QUI e QUI), quella bicicletta ci ha fatto respirare qualcosa che non riuscivamo a definire fino in fondo.

Dopo il cammino di questi mesi è stata gioia pura ascoltare la storia di ogni campione, a partire da Lorenzo e Davide che hanno messo le ali alle Paralimpiadi di Parigi verso il bronzo - la prima medaglia della nostra nazionale - e poi hanno affrontato la sfida dei mondiali. La bici con l'etichetta dedicata a "Nino Lualdi" e "Papà Nino", tutta da accarezzare per me. 

Ma ogni storia è stata per noi (che gioia per me avere accanto l'amica di una vita) importante, perché questa è una grande squadra, in cui Ercole Spada è il presidente, l'angelo, il padre.

Alla fine, la soluzione all'arcano ci è stata indicata da Fabrizio Conegliani, che torna dalle Paralimpiadi e dai Mondiali, ricco di medaglie ma anche di un'altra vittoria ancora più pazzesca. Il guerriero della luce - come è stato definito in omaggio a Coelho - che sta per conquistare anche l'ultimo oro nella gara in linea e poi decide di fermarsi, di offrire l'opportunità di realizzare il proprio sogno anche all'avversario e amico (termini che stanno raramente insieme in alcuni sport) Hordies Maxime, all'ultima competizione. Questa decisione gli consegnerà un argento, che non è però un premio minore. 

Quando Fabrizio racconta la bellezza di quelle medaglie, ne svela l'emozione e quella sensazione di libertà che arriva insieme al premio e all'inno.

Libertà.

Quella parola mi ha inchiodato ai ricordi, perché sì, ho visto mio padre incredibilmente libero. Lui che secondo il mondo doveva avere chance limitate, lui che ha dovuto rinunciare a cose che per gli altri erano scontate, è stato sempre un uomo libero e ha superato ostacoli reali: altri li avevano solo nella mente, eppure si sono fermati.

A modo suo, ha anche rinunciato a un oro nella sua vita, perché ha smesso di girare il mondo - come amava tanto fare, nella sua libertà - quando il suo mondo sono diventata io. 

Grazie ragazzi, grazie Team Equa. La felicità non arriva mai da sola: si porta dietro, dentro, la libertà e la lealtà.


Sostenete Team Equa

giovedì 3 ottobre 2024

Vercelli e il calore sotto la pioggia

Pomeriggio piovoso di cui non ti rendi conto a Vercelli, perché la pioggia ti accarezza e si scioglie in una profonda umanità.

Quella di Flavio Quaranta, nel quale l'attenzione agli attuali accadimenti e quella alla storia tracciano una via verso il futuro. Alla biblioteca sono lieta di aprire questo mese i Giovedì dell'autore e grata per l'accoglienza. È una sensazione strana, quando Flavio parla dei miei amici personaggi, a tratti mi commuovo come se li incontrassi per la prima volta. In un certo senso, è proprio così: c'erano prima di me e ci saranno a prescindere.

Poco prima di assistere a questa magia, qui ho conosciuto altre persone spettacolari, chi si adopera per i più fragili e chi guida un'impresa carica di storia, la cui luce brilla ancora nei suoi occhi come il primo giorno. Sopra di noi, brillano una e cento stelle: la prima è quella di Marco Sartori, senza il quale non avrei mai conosciuto Flavio. 

Questo è il miracolo di un piccolo libro e dei Fuasté: ti incammini in una città bella come Vercelli e il calore sotto la pioggia ti sprona a non fermarti.