venerdì 31 maggio 2019

Quando mi manca New York

Quando mi manca New York, quel profumo dolciastro che graffia, quella convinzione che il rock guarirà tutto.

Mozziconi di strade e grattacieli che si specchiano tra di loro prima di dormire e persino dopo. I passi che risuonano senza invadenza, finché uno spiazzo appare.

Tutta notte con le tende spalancate a farne entrare i bagliori.

Quando mi manca New York, le illusioni, gli stracci come giacigli, la sua umanità ritrovata e forse subito persa.

Mi affaccio su una collina, sgridata dalla pioggia. E i suoi riflessi mi appaiono gli unici in grado di ripartire, davvero.

Perché mi manca New York, ma la mia collina di più.

giovedì 30 maggio 2019

I giardini che non vedrò (ciao Emilio)

Poco più di un anno fa, ho capito qualcosa di Marchionne grazie ad Emilio. Le piante, che raccontano la visione della vita. Ma si può capovolgere tutto: Grazie a Marchionne avevo cominciato a conoscere Emilio.

https://www.laprovinciadicomo.it/stories/como-citta/como-due-anni-di-lavoro-per-lui-vi-racconto-marchionne_1285736_11/

Quello che si legge nell’articolo completo, è quella puntualità di chi ama la natura e le sue stagioni. Emilio Trabella mi fece sorridere narrandomi che per il primo appuntamento a Torino, in aeroporto, fu redarguito da Marchionne per essere arrivato più in anticipo di lui. La seconda volta, non riuscì a presentarsi più tardi comunque, allora arrivò e si nascose con l’auto sotto un albero. Ma Marchionne scendendo lo vide e fu una sgridata bis.

Dovetti incrinare la riservatezza di Emilio, su consiglio di un amico, per avere alcuni di questi racconti e il giorno dopo fui felice del suo ringraziamento.

Mi promise che mi avrebbe mostrato un luogo speciale di Como, dove tutti accorrono, in un modo unico. Comunque una cosa è certa: ci saremmo incontrati in un giardino o parco, dove lui stava così bene.

E anch’io.

La ritardataria sono io e adesso Emilio non mi può più mostrare quel luogo speciale, speciale davvero. Ci vedremo in un Giardino, non quello che avevo pensato.

https://www.laprovinciadicomo.it/stories/como-citta/e-morto-emilio-trabella-il-principe-dei-giardini_1311930_11/

I giardini che volevi mostrarmi, non li vedrò più, perché mi mancherà la tua guida gentile. Il tuo sguardo che dice tutto, senza sommergerlo di parole. L’essenzialità di chi ama la natura, con i suoi gesti silenziosi.

I giardini che non vedrò, mi mancano già, ma ci incontreremo in un Giardino, vero?Ciao, Emilio.



mercoledì 29 maggio 2019

Il mondo da un finestrino

Papà ha viaggiato in lungo e in largo, credo più di me. O forse lo penso perché è arrivato fino all’Argentina, per me vero anticipo di eternità.

Quando guardavamo le diapositive, non tutte erano perfette, artistiche come lui, sospirava: perché spesso, girando per lavoro, non poteva fermarsi. Doveva scattare le fotografie dal finestrino.

Ma a volta, quando riguardo le immagini rubate dal mio finestrino, quando non posso fermarmi, penso che abbiano qualcosa di più vero ancora.

Perché la verità è negli occhi, quando frugano sinceri.

martedì 28 maggio 2019

Due amiche pazzesche

Già avere due amiche pazzesche è un dono. Donne che non si accorgono magari, ma scuotono i monti con l’arma più forte, un sorriso.

Una di loro da tanti anni combatte con una determinazione di cui non possiedo nemmeno una goccia. Lei scuote la testa se io le dico, infatti lo sussurro appena. E lo so che sorride, oltre le lacrime.

L’altra ha ingaggiato una battaglia durissima, in un anno che non finisce mai. Oggi ha dovuto attraversare ancora la linea di fuoco e mi ha mandato una foto mentre l’affronta: forse il sorriso più incantevole che le ho visto sul volto.

Due amiche pazzesche e un sorriso che mi guida, anche quando non voglio imparare la strada.




lunedì 27 maggio 2019

Il prezzo che non verso più

Da bimba, appena si affacciava la primavera io allungavo una mano ad accarezzarla. Immancabilmente  ritraevo la mano e poco dopo era tutta arrossata. Il dottore mi diceva che dovevo essere allergica a qualche erba.

Così smisi di allungare la mano e scrutavo quale arbusto potesse provocarmi l’allergia. Per non avere più un problema, mi toglievo una gioia.

Adesso, non verso più quel prezzo. Né altri. Accarezzo le erbe, costi quel che costi, vorrei conoscere ogni loro nome, sbircio un animaletto che vi passeggia.

Il prezzo che non verso più. Eco di tutti quelli che non voglio più versare.


 

domenica 26 maggio 2019

Fragili in viaggio

Stretta tra folla e pensieri, penso a quanto siamo antipatici spesso in strada. Tesi a non lasciarci rubare lo spazio dall'altro, che sia automobilista, ciclista, pedone.

Sul treno affollato non respiriamo, eppure viviamo tentativi di umanità. Il signore gentile che deve andare giù nella penisola, dirige un po' anche il traffico attorno a sé. E quando si libera un posto, mi dice: si accomodi almeno per cinque minuti, si tolga questa soddisfazione.

Sorrido e ogni volto mi sembra più amico. Fuori degli operai lavorano sotto un ombrello percosso dalla pioggia.

Dentro, un bimbo tra le braccia di mamma ciuccia beato il biberon.

Fragili in viaggio, siamo tutti. In viaggio siamo insieme.

sabato 25 maggio 2019

Non mi abituo

Mi hai insegnato a non abituarmi, che tu lo volessi o no. Mi incitavi a seguire la corrente, a parole, poi tu mi mettevi davanti il tuo esempio che nuotava per conto suo.


Non  è che mi manchi solo tu.  È che mi manchi proprio tu, papà. Su questo pianeta pieno di parole, ma privo di Parola, regna il silenzio.

E tutto ciò che posso prometterti mentre sto buttando all’aria per ricominciare, anche oggi, brindando alla vita che fa male è:

IO NON MI ABITUO, PAPÀ.

Non perché io sia come te. Ma perché come te scelgo di essere.


venerdì 24 maggio 2019

Ogni piccola creatura ne sa più di me

Mentre sto decidendo come salvare il mondo o abbandonarlo al suo destino, il gatto ha già individuato la mosca impalpabile che sta volando tra di noi. Il cane ha fiutato che è già all'orizzonte un amico affezionato o un potenziale compagno di baruffe. Il merlo ha calcolato la distanza di sicurezza da un umano: quella che agli umani stessi hanno insegnato in termini numerici in autostrada ma nella loro mente difficilmente entra con creanza.

Ogni piccola creatura sembra saperne più di me, con il suo "crapino". Io e la mia capatosta ondeggiamo sbilanciate dalla nostra dose di presunzione, travestita da certezze. E decidiamo per la sorte di ogni piccola creatura, o ci proviamo. O lo crediamo.


giovedì 23 maggio 2019

Quelli ti leggono dentro

Distrattamente ti sfoglia il mondo. Non si ferma a raccogliere un dubbio, figurarsi una lacrima.

Alla domanda di un medico, affidi malvolentieri la risposta più dolorosa e lui la calpesta con un quesito peggiore. E troppe persone ti passano a fianco o ti guardano negli occhi, in realtà per guardare oltre.

Poi, ci sono quelli che ti leggono dentro. Stai conversando del mondo, quando un amico svela la sua tendenza a (pre)occuparsi di quelli che non contano più, che lo meritino o no. Allora tu gli opponi che non deve sgridarti se fai altrettanto e lui replica: ma tu ti fai assorbire, è diverso.

quella differenza sottile, non avresti potuto definirla meglio.

Ma quelli ti leggono dentro, ti mettono davanti agli occhi il libro della tua vita. Che tu l'abbia studiato o no.

martedì 21 maggio 2019

Si salvi chi non può

Ci sono film che mi tormentano, come "99 Homes" e "300", tanto che devo spegnere subito per non lasciarmi divorare dentro.

Due mondi così diversi, nel tempo e nel luogo. Chi viene catapultato fuori dai suoi affetti, dalle sue certezze. Il primo per soccombere, pensando di sopravvivere in America. Il secondo per morire, pensando che sia tutto vano oppure degno, in Grecia: non conosciamo gli ultimi pensieri.

Uno sfrattato, con la sua famiglia. Un re, con i suoi guerrieri.

La differenza, è un confine troppo invisibile perché io possa andare avanti a fissare quel minuscolo e terribile schermo.

Un ragazzo di cui non so il nome e Leonida, cantato dalla storia. Un'invenzione così reale e un fatto così reale da sembrare inventato.

Si salvi chi non può, nell'universo di umana miseria.

Perché chi può fare qualcosa, troppo spesso si tira indietro.

lunedì 20 maggio 2019

Hurricane years - canzone per tutto il giorno

Non c'è tempo per il futuro, figurarsi per il passato. Ondeggiare, come un ragno, nell'aria: ci sente così fragili e potenti negli anni dell'uragano. Ti scappa via tutto, ma nulla ti imprigiona.

Dentro queste note, soffia tutta la tempesta, tutte le devastazioni che abbiamo vissuto o sentito senza che un confine preciso si infili e ci metta al riparo. Penso a quando mi bombardavano con film, tg e canzoni, da ragazza, in attesa naturalmente dell'annunciata bomba vera. Penso a quando chiusi gli occhi davanti alle Torri Gemelle. E penso a ogni volto che incrocio, segnato dalla miseria e dal vuoto, in una fotografia o a pochi metri da me, magari sotto i portici della metropoli con le sue poche cose. Risento le storie e le richieste di aiuto, che mi accompagnano da trent'anni: io lì, solo con una penna e un computer a non salvare il mondo. E la musica, a cercare di proteggermi.

Sometimes I feel no emotions
Sometimes I break down and cry

Ondeggiando anche tra questi due stati, di assenza di emozioni apparenti e della loro esplosione, mi sembra quasi che sì, qualcosa ci sia che ci spinga avanti sempre e comunque. Forse la stessa forza dell'uragano, di cui in qualche modo siamo diventati parte, perché ci si trasforma sempre un po' in ciò che si combatte.

Allora si può dire, si riesce a dire: va tutto bene. Anche se hai un biglietto che non ti conduce da nessuna parte: negli anni dell'uragano, credo sia la carta d'imbarco migliore. L'unico  modo per non perdersi mai davvero.

It's alright

Hurricane years, Alice Cooper, canzone per tutto il giorno.

domenica 19 maggio 2019

Le parole delle lacrime

Una telefonata dal passato, che forse è un'altra vita. Eppure se non mi ostino a contare gli anni, potrebbe essere ancora oggi. Perché c'è quel filo che le afferra tutte, le nostre vite, in ogni luogo, condizione, attesa.

Lentamente, questa persona mi dice perché mi ha cercata. Prima si premura di chiedere come sto e cosa faccio. Una parte di sé si meraviglia anche che io la riconosca subito, ma io mi ribello: con altri amici sognavamo di cambiare il mondo, anche con i nostri errori e ancor più provando a perdonarli. Come posso scordare?

Poi mi spiega la ragione della telefonata, ciò che gli è successo, su cui chiede un consiglio.

Qualcosa di così terribile che non riesco a capire fino in fondo. A sopportare, perché già ho visto padri, figli, mogli colpiti così.

E alla fine una volta ascoltato lui, parlo parlo, senza dire niente.   Più le riverso più sono povera di parole. 

Ci vogliono ore prima che io mi renda conto di ciò che ho sentito. Forse una scena alla TV di uno spettacolo che mi riporta ancora più indietro, bambina. O forse il silenzio che infine scende in casa.

Le parole cadono a terra, stanche, fiaccate da questo ritorno di inverno. E faccio finalmente ciò che dovevo: piango, senza ombra di vergogna, aspettando che in quelle lacrime possa ritrovarsi una preghiera.

sabato 18 maggio 2019

Quando ciascuno è al suo posto

Lascio Soave con tante immagini intrecciate ai profumi, e scriverò del grande protagonista che è il vino, su Identità Golose.

Ma intanto metto in ordine questi momenti o meglio è quell'ordine che si presenta paziente a me. Le vigne che non vogliono restare uno splendido regno a sé, al contrario avvolgono e accolgono  ogni altra creatura. 

Un mondo che si popola in aria e per terra, con le api o le caprette e le pecore. E l'uomo, custode davvero, che si prende cura, come fanno loro.

Ciascuno al suo posto, a modo suo. E quando questo accade, non so come si possa chiamare il sollievo che si respira. Forse, persino pace.


venerdì 17 maggio 2019

Chissà dove inizia la primavera

Chissà dove si era ficcata, la primavera, o dove mi ero nascosta io. Incombe la pioggia, assicurano, ma sento il sole che indugia sulla pelle. Il vino si affaccia sullo spettacolo che è Soave, ma prima fruga tra le rose.

Io studio, ascolto, ma per farlo devo scivolare sull’erba. Davanti a me, ho un mondo che mi aspetta, come se io stessa fossi quella rosa.

Chissà dove inizia la primavera, forse proprio da me.



martedì 14 maggio 2019

Danny e noi del futuro

La tua maglia con dedica, sta nell'armadio perché sono stata sciocca. La paura di sciupare, smascherata ora per quella di vivere.

Danny. Da quasi quarant'anni sono romanista, da quando sono allergica allo sport di cartone. Costi quel che costi.

E oggi leggo, interpreto, non capisco di fronte al tuo dolore e alla tua partenza.

Sono tentata di pensare che questo calcio non mi piace di più. Temo che sia proprio così.

Ma poi penso a ciò che significhi tu: capitan futuro.

E mi ficco in testa questa cosa qua: a volte non ci parlano, ci trattano da sorpassati, pensano che il futuro sia il loro.

Ma il futuro siamo noi. Questo appassionarci, antidoto a ogni mondo che si sgretola.

E non sto parlando solo del calcio.

Capitan futuro ciascuno che sa guardare avanti, senza fare patti.

Danny, la tua maglia scivola fuori dall'armadio. Mi ricorda chi me la mandò, Giorgio Rossi.

Io adesso vivo e lascio indietro chi pensa che il futuro sia il vuoto. Il futuro è pieno di valori.

Il futuro è una maglia, più forte di una giacca.

domenica 12 maggio 2019

L'alpino e le stelle

Gli alpini mi riempiono gli occhi di stelle, stelle che profumano di terra.

Se chiudo gli occhi, mi passano davanti. Don Gnocchi mi porta tutto il loro dolore e la fede che lo accarezza.

Ma se penso a questa parola, alpino, mi viene in mente un volto. Quello dell'amico di papà, Giancarlo. Lo vedevo arrivare in montagna da mio padre, con l'altro loro amico, Alberto. Anche se ero un'adolescente ribelle, mi fermavo ad ascoltare le gag di quel trio.

Ma oggi mi sembra di cogliere la ragione più emozionante per cui mi fermavo.

Loro venivano a osservare le stelle sul lago, perché da noi sembravano mettersi in mostra di più. Stelle cadenti o fermissime, la loro luce un dono.

Poi il tempo ha cambiato lo spettacolo:gli aerei hanno rubato la scena. Tuttavia, c'era sempre un motivo, forse una scusa, per ritrovarsi.

Quando ho iniziato a lavorare, ho ritrovato il Giancarlo. Spesso in Comune, veniva a segnalare un problema, spesso già mettendo mano alla soluzione da vero alpino. Guai a guastare il parco su cui gli alpini vegliavano.

Ma soprattutto, lo trovavo sempre in consiglio comunale. Ad ascoltare, sgridare per risolvere, stimolare.

Quella finta espressione burbera di chi vuole vedere un mondo sano. Di chi vuole osservare le stelle, in compagnia degli amici.

La colonna

Gli anni si rincorrono, con le speranze. Ci sono però tratti che rimangono saldi, come quella colonna a cui ti appoggiavi, come una star.

Io non so a chi oggi puoi appoggiarti con sicurezza, nelle fragilità che incontriamo. So che alla fine la colonna mi appari sempre tu.

Come dicevamo con papà, persino un po' incavolati. Noi forti quanto basta, perché dietro ci sei tu.

venerdì 10 maggio 2019

La rimpatriata

In attesa della pizza, fa irruzione lo sguardo timido di un ex ragazzo.

- sono qua per la rimpatriata delle elementari.

Gli altri, chissà dove sono: già dentro, o ancora lontano. Lo sguardo si colora di dubbi e aspettative.

E io sento pulsare nell'anima le rimpatriate avvenute e mancate. Questi segnalibro per sfogliare febbrilmente nei capitoli della vita. Ricordarci chi siamo e chi - per forza o per amore - non siamo mai stati.

giovedì 9 maggio 2019

Se siamo convinte

In un percorso tribolato, ho incontrato una donna. Mi ha portato la sua competenza professionale, mi ha spiegato cosa accade e cosa poter fare.

Mentre la ascoltavo, sono sobbalzata per una frase. Può risuonare banale, eppure in quel momento mi appariva decisiva.

- se siamo convinte...

In questa partita, la lettera decisiva è la e. Noi donne. Se siamo convinte: mi sono sentita supportata. E all'improvviso ci sento dentro molto più del mio problema in quel momento.

Se siamo convinte.

Si sbriciola Questo mondo di fango e odio, dove una famiglia rom che si sforza di ambientarsi si sente riversare addosso l'odio. Una sensazione devastante che solo l'espressione sul volto di una bimba sa narrare.

Questi schermi di casa nostra dove si urla l'importanza di avere le palle. Di blaterare termini come sicurezza o rigore, quando è il rigor mortis della ragione che ci ha condannati.

Già, non mi appello al cuore. Alla ragione.

Se siamo convinte, noi donne, possiamo frenare questo corso di acqua inquinata.

E lo so che stasera mi sto illudendo, perché noi donne non siamo migliori.

Ma non ci abbiamo mai provato. E forse questa è l'ora.

domenica 5 maggio 2019

Cacciando via il drago con una farfalla

Sulle pareti cerco la soluzione dei bambini per cacciare via il drago. Anche solo un aiuto a San Giorgio. Qualcosa me lo sussurra già da tempo: dev'essere una formula che richiede tanto coraggio da farlo apparire con leggerezza. Giusto per dare la carica a noi adulti.

A Nebbiuno, paese delle azalee e di altri fiori la cui bellezza scavalca il tempo, presentiamo "L'aria di Chiara - una farfalla in volo".


Portare la storia di questa principessa coraggiosa davanti agli occhi sinceri in biblioteca, ci scava dentro. E ci libera.

Nella foto che infine ci scattano Lorenzo e Pamela, il sorriso di papà Marco splende. Non importa quante lacrime abbiamo versato o ancora versiamo: la vita passa di lì e ne esce più forte.

Può fare di tutto, la vita, anche sconfiggere un drago con una farfalla.


sabato 4 maggio 2019

Come un acquerello la città

Lo sguardo sfugge ai binari e rimane intrappolato tra quei rami verdissimi. Solo per prendere lo slancio e correre ancora più su.

Quel cielo confuso e testardo che abbraccia ogni angolo di Milano. Storia, natura, edifici. 

Sotto, i bambini si rincorrono, alla Rotonda della Besana.

Come un acquerello, la città. Gocce di luce impastate ai colori, si muovono più veloci di noi.

giovedì 2 maggio 2019

Parasite - canzone per la notte (e ogni giorno)

Questa canzone mi solletica la tristezza oggi, per il finale. Tu vedi finalmente chi è un parassita: chi pensa di conoscerti e non sa niente di te.

Ace Frehley che da ragazzina era la mia stella, altro che uomo dello spazio, sembra provare pentimento nella diagnosi. Come se ci potesse essere una dipendenza verso questo tipo di persone. E forse è così.

Avevo sei anni quando uscì questa canzone.

Oggi sono felice di aver superato i 50 e di aver cambiato filosofia di vita.

Oggi una persona che mai mi ha rivolto la parola, mi ha scritto pensando di aver individuato una difficoltà e di sfruttarla.

Ha capito male e con garbo le ho risposto. Perché non c'è bisogno di rivolgere male parole.

Parassita è chi crede di conoscerti.

Tu non lo schiacci. Gli stai lontano e Vivi. Respiri ogni fiore, anche quello che sembra esserti negato per adesso.

Parasite, Kiss, canzone per la notte e ogni giorno.

mercoledì 1 maggio 2019

Di slancio, i sogni

Di slancio, i sogni ti portano lontano. Sopra la folla o davanti a un mare grintoso di solitudine.

L’unica certezza, che tu non hai paura ad afferrare quella corda e a viaggiare dentro ciò che vuoi. 

Ripenso a questo concerto, ai sogni dei Kiss derisi, come tanti altri, quasi cinquant’anni fa. Chi scuoteva la testa e non rispettava, quei sogni, oggi non si sa che fine abbia fatto.

Noi sì.

I sogni, di slancio, sono calati sulla terra.