mercoledì 24 aprile 2024

Dentro la tempesta siamo sempre stati

 


Tu ci sei nato, dentro la tempesta; io mi sono ritrovata molto più tardi. Eppure, forse stavamo procedendo già insieme.

Ho sempre avuto la tua incoscienza, non il tuo coraggio, e ora guardo la tempesta che si avvicina solo perché non lampeggia, ancora, altrimenti mi sarei già rintanata. Tu, amavi contemplare il cielo che scagliava i fulmini contro il traliccio: fiammate d'orgoglio, erano in te. 

Io mi accontento di pensare, come tu avevi intuito.

-L'hai detto o pensato?

Papà, per me è uguale: tanto parlano gli occhi. Ho preso anche una nota a scuola per loro.

Dentro la tempesta, eravamo già; dentro la tempesta, siamo sempre stati.



martedì 23 aprile 2024

Ognuno di voi (e io forestiera)

 

Il libro è un mondo, il mondo è un libro. Nella Giornata internazionale del libro mi viene da abbracciarvi tutti, compagni della mia vita, del mio tempo scosso dagli incontri e dalle fughe, dai sentieri e dai deserti.

Tanti testi sono rimasti e probabilmente rimarranno nei cassetti: cercava di spronarmi a uscire allo scoperto mio padre, ma ha dovuto prendermi per mano una volta volato via per convincermi. Era il 2009, usciva "Quando il nonno prese per il naso il re" della Nomos e il primo nome era di papà (come è il primo che ho mormorato nella mia esistenza), perché ha messo in moto tutto lui. Tutto.

Poi si sono posati sulla strada della vita diversi accadimenti. Hanno cominciato a camminare con me i saggi, le storie pazientemente affidatemi dagli altri che sono state un immenso tesoro. Infine, quelle che escono dalla mia mente e si nutrono di ciò che ha cercato di imparare, qua e là, con ogni creatura, nel bene e nel male. 

Chi ha bisogno di Willy è stato il mio primo romanzo, edito da Mursia. Ed è una storia che ha un'altra storia dietro: devo il suo fiorire sotto la luce a un amico, che mi ha strappato dalla mia zona di conforto.

Adesso, ha iniziato il suo viaggio "L'ultimo dei Fuasté" (Edizioni Progetto Cultura, QUI) e io forestiera lo affronto con pudore e stupore, accogliendo le parole degli altri ora che le mie sono definitivamente uscite. Dei tanti che si sono sentiti o si sentono Fuasté.

Il viaggio continua, perché mi importa proprio questo ora: condividere le emozioni altrui, suscitare ricordi ed emozioni, forse un'ombra di speranza.


lunedì 22 aprile 2024

Voglio studiare per noi (la persona, non la malattia)


In passato, ho studiato per orientarmi in questo mondo, per migliorarmi, per trovare la mia strada. Diverse ragioni, un compito svolto con passione o distrazione a seconda del momento.

Adesso, io voglio studiare per te. Per noi. 

La malattia è uno stato transitorio, qualsiasi lasso temporale si impunti di occupare. La persona è per sempre: sembra un controsenso, considerando la nostra provvisorietà, eppure è proprio così. Finché ci siamo, siamo persone. Siamo così per sempre, il nostro sempre almeno.

Sono impotente, di fronte alla malattia. Lo sono sempre stata. Di fronte alla mia e a quella che colpiva le persone care, persino quelle che sfioravo appena. Bisogna affidarsi ad altri e quella è la prima fregatura. Bisogna riconoscersi impotenti e quella è follia pura.

Ancora più follia, inchinarsi e dire: ok, non ci posso fare niente. Ma posso prendermi cura della persona. Posso guardarti da un'altra prospettiva, da colonna a pietra, fragile eppure angolare. Posso ascoltare senza dare un senso, ma con amore. Posso accarezzare. Posso sentire mille volte storie che già conoscevo, posso sorridere di fronte a un'incongruenza o un atto che ancora sai compiere in qualche modo impeccabilmente.

Sto studiando per te: ho ripreso il taccuino, ascolto, trattengo le lacrime o le lascio andare. Ciò che faccio, non cambia me e te. 

Sto studiando per noi e tutto il resto scivola fuori. Vedo gente abbarbicata a giganteschi vuoti, io preferisco stringere te, che mi hai dato tutto. E adesso non mi chiedi niente, se non quando mi fai piovere una domanda.

Sei contenta di me?

Io annuisco, perché non so come dirti che quella domanda era mia, solo mia, quando cercavo di crescere.  Solo che non osavo mai rivolgervela.

Posso migliorarmi, provarci almeno, ancora e ancora. Posso farlo per te, per noi. Perché la malattia è uno stato transitorio, noi siamo per sempre.

giovedì 18 aprile 2024

Tutto tranne


 Sono un'ombra dei miei pensieri. Sto mettendo goffe ali. Sono una linea che delimita sogni. O forse sono tutto, tranne ciò che posso sembrare.

mercoledì 17 aprile 2024

Ho bisogno di me

 

Ho bisogno di me. Uno spazio irraggiungibile, se non dalla mia anima scossa dal vento, un sentiero che sia troppo sconnesso per ingolosire qualcuno, una stagione dove nessuno metta la testa neanche per distrazione. 

Ho bisogno di ascoltare e stupire me stessa e di fare silenzio tutt'attorno. Il telefono, chissà dove l'ho lasciato: forse insieme ai miei sogni, nonostante cozzassero.

Adesso mi fermo sotto un cielo saggiamente grigio e ti stringo forte. Ci stringo forte. Ho bisogno di te, ho bisogno di me.

venerdì 29 marzo 2024

Via Crucis



La pioggia ci ha costretti a restare dentro il nostro cuore. Sfiorati da luci che nella notte tremavano più di noi, abbiamo camminato senza muoverci e ti abbiamo trovato.


 

giovedì 28 marzo 2024

Attori per pudore


Perché io e te siamo così: ridiamo per combattere la commozione, mimiamo di spaccare il mondo per prendercene cura e quando ci batte forte il cuore, la nostra risata si fa più forte, costi quel che costi.

Attori non per finzione, bensì per pudore, stringiamo a noi chi amiamo senza farci troppo capire.

Un "idem" basta e avanza come linguaggio d'amore.

Buon anniversario lassù, papà. 

martedì 19 marzo 2024

VIDEO. Siamo tutti sulla stessa barca? Marika e le domande, quelle luminose


La prima intervista sul libro (L'ultimo dei Fuasté, Edizioni Progetto Cultura, INFO QUI), il primo dialogo, sono arrivati con la delicatezza e la profondità garbata di Marika. La Postmoderna mi ha ospitata nei TeaTalks - salotto dell'agenzia di comunicazione Tea Web - con una serie di domande mai banali.

Quando nasce un libro, prende la propria strada, come coloro che vi camminano dentro, solo apparentemente creature tue. Ciò che accade da allora, è tutto un altro viaggio rispetto a quello della scrittura e dagli incontri impari a scoprire ancora di più ciò che ti ha guidato prima.

Marika ha nome e interrogativi di luce. Già il quesito che diventa il titolo è intrigante: siamo tutti sulla stessa barca? Ci verrebbe da dire di no, eppure forse sì, anche solo per il semplice motivo che non scegliamo noi su quale imbarcazione salire quando veniamo al mondo e a volte neanche dopo. 

Allora mi siedo, la ascolto, conversiamo e ci scopriamo ricercatrici dell'anima, tra le pagine dei Fuasté e non solo. 

Grazie, Marika.





venerdì 15 marzo 2024

L'ultimo dei Fuasté in viaggio (e come leggerlo)

In uno spazio avvolgente come una casa, il mio libro L'ultimo dei Fuasté (nato grazie a Edizioni Progetto Cultura) si è messo in viaggio.

Alla galleria Boragno di Busto Arsizio, Cinzia Ghisellini e Michele Tronconi (che è anche l'autore di una delle due prefazioni, assieme a Giuseppe Battarino) sono stati illuminati e illuminanti come mi aspettavo. Ma tutti i presenti hanno fatto parte di una squadra fondamentale per spingere questa barca in acqua. C'è voluta la sensibilità di ciascuno per questa serata e ringrazio in particolare Francesca Boragno e Silvia De Tomasi che ha addolcito il viaggio con biscotti ad hoc firmati Oscar.  Ringrazio ogni persona che ha scelto di stare con noi per entrare nelle vite di Mario e Malik, per varcare la soglia di un'azienda di oggi e coglierne le trepidazioni e le aspirazioni, per tendere una mano, per guardare dentro di sé.

Francesca Boragno, padrona di casa, Marilena Lualdi, Michele Tronconi e Cinzia Ghisellini


Adesso i Fuasté sono in viaggio, specchio dell'eterno movimento che sospinge ogni vita. Ma chi è forestiero, e perché? Come fare la cosa giusta? Come non sentirci soli su quella fragile barca su cui saliamo ogni giorno? 

sabato 9 marzo 2024

Un libro nuovo, una casa che lo accoglie prima di mettersi in viaggio


Il nuovo romanzo è pronto, ne sfoglio le pagine con lo stesso stupore del primo. Sono trascorsi 15 anni, allora era una storia familiare che mi ha fatto afferrare il testimone di mio padre: doveva pubblicarla lui, quella storia. 

Ecco, lo stupore di rivedere pensieri e parole correre su un foglio, così mie eppure già indipendenti come un figlio sa essere, è uno dei pochi punti fissi. Un altro è la casa dove fare la prima presentazione: dove ogni volta ha bussato un mio libro (eccoli tutti QUI) e ha trovato aperto: la galleria Boragno, nella mia città, Busto, a pochi metri da dove era concentrata la vita di famiglia che ispirò "Quando il nonno prese per il naso il re".

Ma siamo arrivati lontano, in molti sensi. "L'ultimo dei Fuasté" è una storia che ha preso forma nel mio percorso e dentro di me e mi ha permesso di condividere un pezzo di cammino importante con Progetto Cultura. 

Perché questo stesso libro è un cammino, un incontro, una conoscenza che diventa inatteso legame, anche contro le proprie dichiarate idee. 

Il primo appuntamento sarà dunque venerdì 15 marzo alle ore 18 in via Milano 4 a Busto. Sarà accanto a me Michele Tronconi, imprenditore che sa dare corpo e anima alle parole e che ha condiviso delle riflessioni su un personaggio chiave del romanzo nella prefazione, e Cinzia Ghisellini, donna di impresa, di scuola, di sport con una contagiosa visione positiva delle cose. Accanto a noi - mercoledì virtualmente - Giuseppe Battarino: ha a sua volta accompagnato questo libro con un'analisi lucida e al contempo appassionante che mi carica molto.

Il libro,  intanto, si può già ordinare nelle librerie e si trova qui sotto in diversi link.

A casa, prima di mettersi in viaggio.

https://www.progettocultura.it/index.php?id_product=1594&rewrite=lultimo-dei-fuaste-marilena-lualdi&controller=product

https://www.ibs.it/ultimo-dei-fuaste-libro-marilena-lualdi/e/9788833565651

https://www.libreriarizzoli.it/L-ultimo-dei-Fuaste-Marilena-Lualdi/eai978883356565/

https://www.amazon.it/Lultimo-dei-Fuast%C3%A9-Marilena-Lualdi/dp/8833565653/ref=sr_1_1?__mk_it_IT=%C3%85M%C3%85%C5%BD%C3%95%C3%91&crid=30A8OVPKMP5EG&dib=eyJ2IjoiMSJ9.Euh_g3kDRykhSVRgwnU5ug.ninvbxJ2BPFHwQUya3Aq6B59R-sZcZSKCeqYiS4I1fs&dib_tag=se&keywords=L%27ULTIMO+DEI+FUAST%C3%A9+LUALDI&qid=1710028993&sprefix=l%27ultimo+dei+fuast%C3%A9+lualdi%2Caps%2C273&sr=8-1

martedì 5 marzo 2024

Sbirciarti dentro

 

Mi offri un varco di ostinata riflessione, tu solitamente voragine di luce che sfugge al mio pensiero.

Il buio ci stringe ancora, ma se c’è uno spiraglio di pace, io posso sbirciarti dentro. Attingere a un respiro, quando il mondo mi afferra alla gola. 

Uno sguardo ancora e io poso la testa su di te.

venerdì 23 febbraio 2024

Gli unici momenti

 


Si posano così su di noi, gli unici momenti in cui lasciar affiorare tutto ciò che è vero - parola che di solito, mi turba assai -,  ciò che non pesa, che impegna ma libera, che fa sciogliere in bocca ogni amarezza.

Sono i momenti unici, come quelli con te. Tutto il resto ha schiacciato la propria anima a terra. Noi voliamo sotto un cielo teso e bellissimo, lo sfioriamo anche senza ali, ci stupiamo di bellezza e teniamo tra le mani un biscotto.

Un piccolo grande cuore, che ci tiene assieme, un patto di cura e farina, che ci mette al riparo e che ci offre infinita leggerezza.

mercoledì 21 febbraio 2024

La mia prima margherita


 Io, cresciuta a fumetti singhiozzanti perché tanto i compiti non li facevo lo stesso se sognavo altro, sobbalzo con un solenne "Gulp" alla tua vista.

Sei la mia prima margherita: che importa quante volte affermano che io ti abbia incontrata? Irresistibile, come lo sguardo che fiorisce dalla tabula rasa delle esperienze.

E grido alla cucciola: guarda, una margherita! 

La primavera mi tortura se penso all'incombente estate; invece mi ancoro qui, alla tua semplicità.

Finché vedrò la mia prima margherita, in questo solenne bordello, sarò salva.

lunedì 19 febbraio 2024

Le parole riposte


Avevo riposto parole, convinta che sui libri figurassero meglio. Stasera, me le sono trovate davanti, brillante di vernice.

Una, l'avevo dolosamente dimenticata: utopia.

Il fatto che qualcosa non si trovi in alcun luogo, il fatto che un luogo stesso non esista, rende tutto irresistibilmente vero, perché ci spinge a realizzarlo.

Le parole riposte, non tornano di moda, ma prendono vita.

E io stasera salirei su un'infinita scala per un luogo che non esiste, solo nell'immaginazione altrui.

domenica 18 febbraio 2024

Ardito e vulnerabile


Ardito e vulnerabile: dimmi se non ti vuoi o non ti puoi allontanare. Mi avvicino ancora, per capire se ti devo aiutare. 

Tu mi sfidi dolcemente, poi voli via ma senza prendere distanze dolorose. Resti a guardare i miei passi incerti e io ti sento più che mai come lui. Vorrei essere capace, come mio padre, di intavolare fischiettanti conversazioni nel suo regno davanti a me, stupita principessa degli stracci.

Tu mi segui dolcemente. Ardito e vulnerabile, come lui, come me. Non hai bisogno del mio aiuto; io del tuo, penso di sì. 

In questi giorni in cui troppi sembrano avvertire il bisogno di diventare rapidamente angeli e vedo lei sempre più triste e sola, io mi aggrappo alle tue piccole ali per un poco. Così posso volare via, ma non eccessivamente: solo per una manciata di metri, a guardarmi tutt'attorno e ancor più dentro di me. 

Poi, torno da lei a raccontarle una storia in cui potrebbe credere, a mostrarle un film che ricorderà ma la farà sorridere, ad ascoltare silenzi e capricci. Arditi e vulnerabili, tutti noi.


sabato 17 febbraio 2024

Ricomincio, ancora - niente sale sul treno con noi


Dal telefono compare un video, pochi secondi inviati a un amico pazzesco, che ha vegliato su di me nei giorni più difficili dello scorso anno.

Giorni, settimane, mesi. Mi tiene ancora d'occhio, e così faccio io perché una delle certezze che ho appreso dopo l'infortunio è che non esiste un successo acquisito. Che ogni progresso è da difendere, nell'oscurità e nella solitudine della propria camera.

Era un anno esatto fa e nel video gli mostravo come dopo diversi sforzi riuscissi a sollevare per qualche istante mano e braccio, a patto di restare sdraiata. Ricordo bene la frustrazione di non poter compiere quel gesto fino in fondo se non dopo mezz'ora di tentativi.

E vi era una frustrazione anche peggiore: una volta conquistato quel risultato, non era affatto un gradino da cui continuare la salita. Ripiombavo inesorabilmente a terra e dovevo esercitarmi un'altra mezz'ora prima di alzare il braccio per un poco.

Era una sensazione che mi scuoteva, perché mi sembrava di non imparare niente, almeno non stabilmente. In realtà, se il mio corpo soccombeva, la mia mente poteva assorbire un'utile lezione,

Non c'è progresso che tu non debba difendere, sempre. Non c'è traguardo, che ti permetta di riposare tracciando quell'amabile segno: fatto.

Non c'è persona che tu abbia conosciuto davvero e che non possa sorprenderti, anche terribilmente: tu per prima. 

Guardare questo video dovrebbe confortarmi, un anno dopo almeno quell'interminabile esercizio non sembra servirmi più. Ma me lo ricordano una debolezza improvvisa, una difficoltà a muovermi, una ferita nell'anima inferta quando me n'ero appena curata una, mani tese ad afferrarmi per tirarmi in ragionamenti di cui non me ne frega più niente perché vedo il treno della vita procedere verso ben altri lidi.

Attraverso i vetri, tutte le cose ci faranno grandi cenni di addio.

Nessuna si offrirà per salire con noi avran tutte paura di tenerci compagnia.

Come scrive Madeleine Delbrêl, io già sento effimero molto, e non abbastanza.  Persino quell'esercizio doloroso e testardo che mi ha permesso perlomeno di rialzare un braccio, adesso mi incute simpatia distaccata: eppure ho nitida in me la disperazione di quei giorni e quando non riesco a usarlo come devo, vacillo.

Ma tanto, devo ricominciare. 

Nessuna cosa, nessuna persona sale sul treno con me. Mi accomodo e sciolgo il nastro dei pensieri, mentre ricomincio, ancora.

mercoledì 14 febbraio 2024

Anche se il cielo si oscurasse

 

Anche se il cielo si oscurasse tutto, di indifferenza, vanità o autodistruzione, sono certa stasera che io vedrei una stella.

Un miraggio, più vero, della realtà che si piccano di vedere tanti altri.

La luce dell'anima, di un Popolo che per quanto martoriato resiste per sé e tutto il mondo. Anche io, mi aggrappo a quella stella, per l'eternità.


Anche se il cielo si oscurasse tutto, io fisserei l'unica stella che mi racconta di futuro, di pace, di civiltà, di spirito. Di tutto ciò che posso essere, nonostante i miei pesanti limiti.

Il cielo si rinchiude nell'oscurità. Io mi addormento, su una stella, e conto i minuti per destarmi e capire cosa fare. 

domenica 11 febbraio 2024

Passeggiare con riconoscenza

 

È soltanto da te che mi accade di essere trascinata dal desiderio di passeggiare. La gente scompare ed è come trovarsi nel mio bosco silenzioso; solo, parlano i muri, le fiere finestre, le carezze di buio e quelle di luce.

Soltanto da te, mi capita di passeggiare anche per raggiungere la mia meta. Passo dopo passo, mi godo il mio viaggio, scopro qualche nuovo angolo o sobbalzo trovandomi dove non pensavo, con un brivido di piacere. 

Passeggiare riconoscendo, passeggiare con riconoscenza per il tuo caldo abbraccio e il tuo non impormi nulla.

domenica 4 febbraio 2024

In un angolo del momento perfetto


 Ondeggio tra la nebbia e il cielo, accarezzati da uguale morbidezza. La rocca sta sonnecchiando, forse per confondere i nemici. 

Il mio lago è di una bellezza cui non mi so abituare, ancora più stregato quando non lo grida.

Poi entra quell'essere che invidio nella sua rigorosa libertà: si prende la scena, con corpo e ali nitidi più dei miei pensieri. Resta fissato sull'immaginaria pellicola, tanto che con il dito sfioro come a cancellare una sbavatura che non c'è.

È il momento perfetto, quello in cui tutto si fissa a memoria dell'eternità. Io, mi trovo in un angolo di questo quadro: quello più invisibile, come se io non esistessi se non per un istante, e distrattamente.

In un angolo del momento perfetto, come te cerco di non farmi notare prima di volare via.

venerdì 26 gennaio 2024

Il tempo di Anna


In una mattina in cui il cielo azzurro e la foschia si contendono le mie sensazioni, mi fermo da Anna a Nebbiuno. Sono state felice recentemente di poter raccontare la sua storia, i suoi 99 anni e lei sempre al bancone con il suo sorriso. 

Entro al bar in un giorno dal sapore solo lievemente invernale e sento che lei sta lavorando in cucina, approfittando di attimi di tranquillità: è impegnata a fare marmellate, ci spiega poi.
Perché non si può buttare via il tempo, e neanche i frutti della terra: è la lezione che ci consegna, con l'umiltà dei saggi.

La ascoltiamo, prendiamo un caffè (rivedo mio papà che si siede qui, si gode un aperitivo e il lago), gustiamo briciole di tempo che si trasformano in un nutrimento incredibile. Guardo gli occhi di Anna e il cielo si è ripreso il suo colore di speranza.

Il tempo di Anna è un dono per tutti coloro che non vogliono arrendersi alle nubi e alla nebbia, che sono decisi a lottare, dolcemente e tenacemente, e a fare ciò che amano.


lunedì 22 gennaio 2024

Ti liberi, dolcemente


 

Quasi non ci credo, che le nuvole si arrendano così. Tu ti liberi, dalla oppressione dei pensieri della notte; scivoli via dalle carezze invadenti; ti riappropri del tuo pezzo di cielo.

Io, ti copierei a ogni passo. Quasi quasi lo faccio. 

Resto a fissarti, e provo persino a intrappolarti a modo mio. Fino a cedere alla tua riluttanza, che è vita, per te e per me.

Tu ti liberi, dolcemente. E quasi quasi, anch'io. È così che torna la luce e una parte di me - fragile e insopprimibile - se l'aspettava.






domenica 14 gennaio 2024

L'inverno gentile, quando ti avvicini a casa


Vicino a casa, ci scivola via l'inverno. Diventa come una carezza di una mano rugosa, che all'inizio punge; poi ammorbidisce il cuore. 

Le strade tutt'attorno lo racchiudono e poi lo sprigionano ingentilito, mentre noi camminiamo senza più avvertire l'esigenza di chiuderci nelle nostre debolezze. Domiamo il passo, sorridendo sia al sole titubante sia alle nuvole stiracchiate. Intanto, il campanile e gli alberi scrutano questo cielo pensieroso e forse anche noi che passeggiamo.

È piacevole l'inverno, quando sappiamo che tra pochi passi avvertiremo il tepore domestico. È gentile, quando ti avvicini a casa. Eppure quando siamo immersi nel calore domestico, una fitta mi percuote. 

Piomba addosso l'inverno a tutti coloro che non hanno un tetto, che dalla loro casa sono stati strappati con il terrore e a nulla è valso stringersi l'uno all'altro. A chi l'ha tolta la povertà, o l'indifferenza: spesso, tutte e due. A chi non l'ha mai avuta, davvero.

Sono giunta a casa e una parte di me sente un gelo che non si può placare.