domenica 30 settembre 2012

Egocentrismo storto

Qualcosa non va, in questa notte, mi dico. Il mio egocentrismo sballato, sbagliato, s-bagnato.

Ero per strada senza ombrello e cappello, nuvole innocue; sono salita in macchina ed ecco quattro gocce. Ma solo quando mi ritrovo sotto un tetto al calduccio, la pioggia si scatena.

Come mai, Calimero si ribella. Egocentrismo storto: come accade che questa volta non hai aspettato che io fossi alla tua mercé, o tempo bizzarro, per sfogarti?

Vado a dormire quasi delusa.

Notte bagnata.

Una banda di pazzi

Siamo una banda di pazzi, che soffoca la commozione nelle bollicine. Che si sostiene come si può, e anche molto di più.

Forse siamo cambiati, ma molto più probabilmente non troppo. Finché c'è qualcuno che si guarda negli occhi e non si tira indietro. Finché sappiamo ridere follemente, fino al cuore della notte.

E spegnere tutte le luci, saltando in aria a un'immagine sinistra nel buio: ma no, sono i gufi dello schermo di un pc.

Ridiamo, perché siamo matti da legare. Anche quando la tessera del parcheggio si fa pregare. Ridiamo perché siamo fatti così. E perché chi ci ammazza, a noi.

Mister Baffo

Le mie tigri si e mi saziano. Ma tanto di cappello al mio mister. Mi perdoni Firicano, però che esperienza mistica incontrare prima dell'incontro il Baffo. Ovvero il tifoso numero uno, Alberto Vanetti. Colui che sa sempre dirigere i giocatori e noi.

Difatti, gli strillo "mister" e lui con sguardo serio si gira. Io l'abbraccio e so già che è una giornata fantastica. La mia Pro Patria mi scalderà il cuore. Che peraltro nessuno riesce a gelare con le  mie squadre, la Pro appunto e la Roma. Perché loro hanno un'anima adorabile e mai viziata, una voglia gioiosa di vivere.

Come il Baffo. Che dirige impeccabilmente l'orchestra biancoblù dalla curva.

Fusione parziale

Non c'entra nucleare e dintorni, la fusione però sale. La testa vaga allo sbando, mentre l'anima corre per un sentiero speciale, tutto suo.

Fusione parziale, ci diciamo sorridendo. Perché siamo confusi molto, moltissimo. Eppure c'è un frammento, davvero minuscolo, di lucidità che ci salva sempre. Batte forte, nel e con il cuore.

Si sciolgono i pensieri, alla velocità della luce, e non c'è scienziato che potrebbe fermarli.

Ma noi siamo immobili, e insieme.

Grazie, non te lo dirò mai

Non te lo dirò mai, perché non sono capace. Non ti scrivo, perché tra noi sarebbe ridicolo. Tautologico, passami il termine.

Non farò discorsi, perché non è il mio forte. E tra la gente che ti abbraccia, rimarrò indifferente e silenziosa, lo prometto.

Non dico nulla, perché non voglio far venire il magone a chi è già tentato, come me.

Grazie, te lo posso scrivere solo così. Se c'era bisogno anche solo di uno sguardo rassicurante, il tuo non mancava mai. Se c'era bisogno di una parola, tu la offrivi. E odio parlare al passato, perché è assurdo: noi ancora ci siamo, parliamo e chissà cosa ci riserverà il futuro, sotto forma magari di sorpresa.

Però devo mormorarlo almeno qui e rinchiuderlo in un cassetto: grazie, perché tu sei quello che mi ha permesso di tenere duro e di farcela. Tu sei quello che ha contribuito ad alimentare il fuoco, quando i momenti grigi lo annebbiavano. E non lo dimenticherò.

Ode alla crosta del risotto

Schiacciala, grattala via domando l'impeto, sollevala. Prima di metterla in bocca, respirala.

E' la sublime crosta del risotto, che racconta molto del menu della vita. Non è detto che ciò che è morbido sia il piatto forte. E a volte ciò che resta sul fondo, abbarbicato come se volesse metterti alla prova, è il tassello determinante per Vivere.

Bisogna fare solo un poco di fatica e rassegnarsi al fatto che la bellezza dipende dalla sostanza, non dall'apparire. Anche sul fondo di una pentola.

Leggo per vivere

Leggo per vivere. E quando lo leggo, non lo so nemmeno io. Non credo di avere il tempo per respirare, a volte, ma le pagine sono più forti di me e mi afferrano. Devo fare tutto, e in quel tutto non si insinua nient'altro.

Devo pensare a me, agli altri, al mondo intero: così mi pare, spesso. Eppure una copertina gentile si posa sulle mie mani, come una farfalla. E pagine volano nella mia mente, come pensieri dai caratteri vivaci o delicati. 

Leggo per vivere, perché altrimenti mi mancherebbe il cibo per rafforzarmi. Non so quando io riesca a leggere, e a volte ho l'impressione che siano i libri a leggere me. Perché nel frattempo, quando rialzo lo sguardo sognante o sofferto, tutto è stato svolto attorno a me. E so che sono stata io, forse aiutata da una fata, travestita da libro.

Un mestiere stupendo

Ho un mestiere stupendo. Lo penso, per l'ennesima volta, rivivendo un servizio e un'emozione. Quegli affreschi che mi fissavano e mi scuotevano, così da vicino. Lo sguardo sulla vallata da un luogo inaccessibile. L'intensità che trasmette una persona, mentre ti racconta una storia, e io non posso, non voglio rimanere impermeabile: mi piove addosso tutto di lei e io socchiudo gli occhi per essere in simbiosi.

Quando vedo transitare un deficiente, quell'impermeabile lo indosso o mi intossico. Ma gli darò uguale spazio e attenzione.

Vado avanti, aspettando nuove sfide e vibrazioni.

Ho un mestiere stupendo, che chissà come cambierà in futuro con le tecnologie travestite da camaleonte, ma sto vivendo l'oggi e ho solo voglia di imparare.

Ho un mestiere. E pensando a quelli sempre più numerosi che non hanno niente e vorrebbero fare qualcosa, qualsiasi cosa, mi prende un groppo alla gola. Voglio scrivere, vivere, indignarmi, anche per loro.

L'umiliazione della scaletta

Devo arrampicarmi su un cantiere. Zio canarino, pensavo di aver superato tutto dai tempi in cui un parroco, incurante delle mie vertigini, mi impose di salire sul campanile. Altissimo. Dalle scale esterne dei muratori.

Ce l'ho fatta. Adesso son quattro passi, che sarà mai. Solo che sono un po' imbranata per vari motivi. E soprattutto ho le lenti progressive, che mi fanno vedere traballante il pavimento. Vietato guardare sotto, insomma.

Tra i visitatori c'è il mio caro amico di 86 anni e per un istinto di autolesionismo sto per invitarlo a fare attenzione. Ma lui si è già arrampicato fino all'ultimo basel. Ecco, ha superato anche il gradino finale e saltella in giro con eleganza. Io sto ancora arrancando, ma credo che mi rifarò in qualche modo.

Solo che quando c'è da scendere, senza appoggi, è anche peggio su quella dannata scala a pioli. Eppure lui si è avvicinato e zum, è già al livello inferiore e non si tratta nemmeno di un video game. Io scendo la scaletta, tra il teso e l'umiliato, e lo sento pure dire: attenta a non cadere. Me lo raccomanda lui, sì.

Eh no. Mi giro e dico al mio amico: scendo quando ti togli tu. Perché se ti travolgo, che ferita infliggo alla mia città: tu sei un monumento nazionale.

Truman, dove sono le voci

Truman, che mi affliggi e mi consoli con le tue pagine. Le stanze sono numerose, e rimbombano le voci. Camminano i tuoi personaggi, e io non riesco ad accarezzarli.

Altre voci altre stanze. Dov'è l'anziana che metteva batuffoli di cotone in bocca. Dove si rifugia la monella inviperita. E la piccolissima creatura infelice.

Truman Capote, felice il giorno in cui sei nato. Anche se infelici spesso ci rendono, ci rendiamo. Anche se i finali dei libri non sono quasi mai un'illusione.

Io ringrazio il cielo che ti ha donato, e mi ha viziata con viaggi teneri e feroci.

sabato 29 settembre 2012

I carri e le stelle

I carri affollati crollano e io ci voglio salire solo quando le mie zampette richiedono una pausa, o forse la mia mente ne ha più bisogno. Ma a un patto: che non ci siano sopra arroganti e ansiosi di cancellare gli altri, gusci vuoti che pesano più di secoli di rocce...

Solo rami fragili, che si riposano un po'. Frasche capaci di volare. Uccellini che regalano canto senza nulla chiedere.

Ah, i carri come mi piacciono deserti e teneri. Come se ti seguissero o ti anticipassero solo per accompagnarti lungo la strada a piedi, senza darti fastidio o snaturarti.

Solo su un carro sogno di salire a volte la sera. Quello dipinto dalle stelle, che ridono spingendolo avanti verso la notte sincera.


Osare senza volerlo

Mi sono ritrovata vicino a te, alla tua statua che stringeva il Bambino, senza accorgermene. Un vano minuscolo e silenzioso lassù, dal quale mi invitavano a guardare verso il resto della chiesa.

Ma una volta ripresa dal mio compito, ho capito con un brivido che ero vicino a te. Ai tuoi piedi. Che invadevo il tuo spazio e stavo osando troppo.

Osare senza volerlo. E se, quando non voglio, potessi anche ugualmente pregare.

Notte, senza brividi ma con una preghiera.

Una tua briciola

Non rammaricarti per le briciole. Una tua briciola è un piatto gustoso e infinito, un libro che si apre e non si interrompe mai nel far scorrere in me pensieri ed emozioni. Che mi nutre e mi permette di scalare qualsiasi cima.

Il mondo attorno mi sazia e a volte mi disgusta. Ma una tua briciola è un menu che mi fa sentire una regina.

Buona serata.

Strategia e insolita pazienza

Tra le mie perversioni sapete che leggo la sera o la notte i tweeeeet dei miei cocker. Mi piace cogliere le differenze, rivivere un concerto o una trasgressione (decente) oppure ritrovare una tenera normalità.

Oggi è ancora maestro Nikki Sixx che mi ha stravolto. Sì, ogni tanto il mio caro ragazzo dei Motley Crue mette da parte le sue tenere follie e mi offre qualche suggerimento. Che scarico gratis, ma in compenso pago i vostri dischi, giuro miei giovani. E già con il termine dischi, mi sono fregata sulla mia età.

Strategia e pazienza, scriveva ieri Nikki. Insolita la pazienza per un rocker (come vorrei che l'ipad per solidarietà non lo tramutasse in cocker) e anche per me.

Strategia e pazienza. Calma ragazzi, ce la faremo. Vedete già la luce in fondo al tunnel? E se è un treno, ci arrampicheremo in extremis.

Strategia e pazienza, con sottofondo di batteria. Mi rimetti "Public enemy number one"? Mmm, non in linea con il messaggio. Allora, "Home sweet home"?

Le ali che spostano il mondo

Se una farfalla sa cambiare il mondo, figurarsi un angelo. Figurarsi gli arcangeli, che in queste ore portano propositi e tenerezze sulle loro ali.

Michele, Gabriele, Raffaele. Sentite la dolcezza nei loro nomi? Eppure è forza, forza pura, io credo. Ancor prima della loro festa, mi hanno regalato due gioie: una dalla Francia con cuore greco, l'altra dalla Scozia.

Li vedo gli amici, chiamati dagli arcangeli: senti un po' Malu...

E Malu è per loro, come vorrebbe essere per gli angeli. Mentre è una piccola luce indecisa allo sbando, che nella sua povertà si riempie d'amore.

Buona giornata, sulle ali che spostano il mondo.


Loretta e quelle che fanno sorridere

Loretta? Io l'ammiro. Da quando ero bambina, quindi pochi anni d'accordo. Starei ad ascoltare la sua voce, adoro le sue imitazioni, persino quella sua risata quasi singhiozzante.

Loretta Goggi è quella bella, che non ha paura di far ridere. Che non pensa "Ah se ce la faccio sono meno donna". E' la ragazza che ha saputo sfidare se stessa e i tempi: i tempi, forse, non sono stati all'altezza, perché hanno preferito altri stili.

Ma io oggi le voglio gridare un buon compleanno di quelli potenti. E' un periodo difficile, senza la stella della sua vita. Che però brilla, voglio pensare, sempre a proteggerla.

Buon compleanno, cara.

venerdì 28 settembre 2012

Fame di immagini

Da tempo sono assalita da una crescente fame di immagini. Forse perché le parole fanno fatica a transitare in gola: spinose, bollenti, gelide.

Le immagini, cibo per gli occhi, tesoro e dannazione dell'anima. Gli ultimi residui d'estate, i segni dell'autunno che corre per recuperare il tempo perduto, un angolo di umanità che non ha stagione.

Le immagini ti invitano e poi spalancano la porta per inondarti con il loro profumo. E non c'è parola al loro servizio, perché tutto è troppo umile, per loro.

Le ortensie non si curano dell'autunno

Che importa se è arrivato l'autunno: non è una stagione come l'altra? Conta il tepore improvviso sulla pelle, o un fremito che non raggiunge il cuore perché fugge già nell'aria.

Le mie ortensie si nutrono di momenti, e non si intingono nel vano pensare a un futuro incerto; si concedono alle carezze e per l'occasione trattengono il profumo, perché vogliono essere le regine di un senso, un senso soltanto.

Le mie ortensie non si curano dell'autunno. Preferiscono occuparsi di me.

Se scendesse

Se scendesse una pioggia lieve, da finire nel dimenticatoio presto, o persino una spruzzata di neve immaginaria.

Se scendesse un cono di luce e ci riversasse addosso un gioioso gelato: soffice come le montagne dei sogni.

Se scendesse un angelo premuroso, per assistere quello da me tormentato, e tendesse la mano per un istante a farmi provare una carezza luminosa.

Se scendesse tutto l'universo a ridere della Terra, chissà se noi riusciremmo a rimanere seri.

Scenda un mondo e l'universo, io sono qui ad aspettare abbracciata a te.

Notte.

Mi sorprendi

Alla fine, mi sorprendi tu. Hai capovolto un bagaglio di abitudini e hai scritto: due righe ma c'è tutto il tuo cuore dentro, amica. E anche il mio.

L'ho sentita come una scossa, perché ti sei ricordata, persino delle foto: richiesta che ti ho avanzato timidamente un mese fa. E adesso stento ancora a scrivere la lettera o mail, ma non perché sono bloccata. Casomai, perché ho così tanto affetto da riversarvi,  una tale gratutidine, che non so da dove cominciare.

Ma lo farò.

Buona serata, amica.

So' giovine

Sono giovane, o come direbbe la mia anima romanista, so' giovine. Ho solo voglia di cambiare e provare, provare e cambiare, anche a costo di passare per incompiuta perenne.

So' giovine. Me lo ridico, anche se lo specchio mi grida che qualche annetto è passato. Se poi incontro una compagna di scuola, ho la tentazione di darmi una sbirciatina in una vetrina.

Ma so' giovine. Con i miei pro e i miei contro, viaggio su queste onde e ne cerco di nuove. E se è la stessa, l'accarezzo in modo differenti.

So' giovine, ma forse per il fatto che me lo dico, non lo sono più?

Il segreto dei Mr. Vanvera

Me lo giura Arguta Paffuta, che un simile segreto esiste. Mr. Vanvera ovvero colui che parla, parla, parla, tanto che non si sa nemmeno come possa conciliare una simile arte con quella più dimessa ma essenziale del respirare.

Tutto d'un fiato, Mr. Vanvera, ne ha per tutti. Per gli amici (pochi), per chi non l'ha aiutato (afferma), per chi fa qualcosa che lui sogna (ma non l'ammetterebbe mai) e dunque lo svolge male. Ce l'ha a morte con le ingiustizie, specialmente quelle da lui inventate. Si augura in modo strisciante - ma non abbastanza - che a quelli impegnati serenamente nella lotta di tutti i giorni vada storto, stortissimo. Potrebbe fermarsi un attimo e capire perché si ritrova così solo e con aiuto zero, ma non ha tempo, poiché deve parlare. Inoltre, in genere si crea l'illusione di essere amatissimo, perché un codazzo di Mr. Vanvera lo segue baldanzoso e urla senza ritegno. Finché c'è da sparlare.

Mr. Vanvera ha un segreto per blaterare così tanto. Non si informa su quasi niente. Quindi ha tempo ed energie sufficienti. Che consuma rigorosamente da solo.

Good luck.

Se non fosse zucchero

Dicono, cantano: basta un poco di zucchero... E se non fosse zucchero? No, Arguta Paffuta, non fare battute stupefacenti.


Sono seria. Lo zucchero manda giù la pillola, tira su il morale, adorna interi universi. Ma se lo zucchero reale e inoppugnabile fosse più profondo: una polvere potente dentro ciascuno di noi, che non si fa troppo notare? Non prende di mira cornetti (no, Arguta, non parlo di "quelli") e non vuole tuffarsi in un caffè.

Resta dentro di noi, silenzioso e magari un poco divertito. Ci fa ribollire di dolcezza vera, quella che non si fa notare, né sfida l'amarezza imperante, poiché ha altro di meglio da fare.

Se non fosse zucchero... se fossimo proprio solo noi?

Buona giornata.

Più Fantastico che isolano

Fantastico era la tua casa ideale. L'Isola, scomoda e troppo realistica. Non reale.

Raffaele Paganini oggi è uno splendido cinquantenne (gli tolgo qualche mese) e mi riporta a quell'universo fantastico, in cui la tv gridava ai colori senza essere baraccone. Quando ho saputo (non visto, giurin giuretto) che era all'Isola dei famosi, ho versato calde lacrime.

Ma i colori non si sono stinti.

Buon compleanno.

giovedì 27 settembre 2012

Eccoci qua (splendidi)

Eccoci qua. Splendida splendente, anche un po' demente, mi suggerisce Arguta Paffuta.

Ma meravigliosa, per cui chi se ne frega se ogni tanto sbando fuori pista.

Splendo. Cento notti rincorrono, ma mille giorni spalancano la loro risata, e mi dirigo tra le braccia rassicuranti, perché mi sento felice.

Sì, felice. Rimbalza contro il telo scuro ogni stella e gioca con le mie idee, i miei progetti, i miei buoni propositi verso chi amo e chi non amo ma voglio ancora ascoltare.

Eccomi qua. Ricevo carezze, scalo montagne e sfioro il cielo con una risata, anch'io.

Splendida. Splendidi noi.

Notte.

Cassandra "Po' pò"

Puntuali nei cieli delle nostre vite volano malinconiche, di tanto in tanto, le Cassandre. E prendono quota, scambiano verdetti spaventosi e diffondono note cupe nell'aria, schiantandosi anche contro se stesse.

A volte ci azzeccano, altre no. E non ce ne potrebbe fregare di meno, tanto non dipende da loro ciò che scrive il destino.

Ma a proposito, almeno potrebbero scrivere in modo decente queste creature? Ad esempio, cara Cassandra, si scrive " po' ", non "pò". Te lo sussurra Arguta Paffuta, perché è una differenza importante, sai? Tanto più nel tuo campo.

Buona serata. Anzi cra cra.

Della pazienza

Dicasi pazienza quella cosa che più ce n'è, più se ne va. Quindi, a volte è un po' di ingombro quando si cerca di uscire.

Dicasi impazienza quella cosa che più ce n'è, più resta. Quindi, a volte è un po' di ingombro quando si cerca di entrare.

Pazienti o impazienti, nulla cambia: sempre ingombro è. Io voto indifferenza, atarassia o qualsiasi cosa assomigli loro.

Arguta Paffuta

Quanto Meat nel mio piatto

Posso chiamarti Eddie? Posso strapparti alla vendetta sincera peraltro di Frank'n'Furter, ovvero il delizioso Tim Curry?

Oggi compie la sua bella dose di annetti il caro Meat Loaf. Che naturalmente io vedo e rivedo nel Rocky Horror, ma è un solenne monumento del rock. E mi inchino perché come cavalca la sua moto lui, fiero della sua carne, mentre scarica finte oscenità rock, non poteva farlo nessun altro. Ma in fondo, credo sia un bravo ragazzo, e la sua biografia la tralascio.

Nel mio piatto, anno dopo anno, quanto Meat Loaf. Buon compleanno, darling

Il fidanzato nella rete

Lei è alle prese con un grave problema. Si è fidanzata, vorrebbe gridare al mondo la propria felicità e vi assicuro che lo fa perché le orecchie mi rimbombano.

Solo che la sua gioia è per così dire mutilata: il fidanzato non è su facebook, sì twitta un poco, ma non è la stessa cosa.  Non può scattare quel momento magico - spiega - in cui compare su faccialibro "tizietta si è fidanzata con caiotto".

Non è meglio, le chiede Arguta? Così non devi stare a disinnescare la bomba dell'amore, e comunicare "tizietta si è sfidanzata con caiotto".

Lei le ha gettato un'occhiata gelida, e si è allontanata. E' convinta comunque di avere il fidanzato nella rete, solo non quella di cui sopra.

Non ti curare del domani

In queste ore l'ho incontrato in diversi luoghi. La sua immagine mi riporta alle sue frasi, che scorrono con delicatezza.

Non ti curare del domani, invita padre Pio. Pensa solo a fare il bene oggi, aggiunge.

L'oggi... diventa questa piccola fabbrica di azioni che possono contribuire al disegno di Dio e scaldare altrui cuori. Ma il domani incombe e tormenta, viene da dire.

E padre Pio dice: quando il domani sarà arrivato si chiamerà oggi e allora ci si penserà.

Cullati nell'oggi, cercando di fidarsi di Chi ce lo porge. Non ti curare del domani. Me lo ripeto, te lo ripeto, senza aggiungere "chissà".

mercoledì 26 settembre 2012

Non sono l'idraulico

Giustamente egli rispose: non sono l'idraulico. Ma intanto la caldaia ha ripreso a funzionare. E quando uscirà, so che smetterà.

Che brutto non capirci un tubo.

Buona notte, con acqua calda spero.

Amore, se non torni

Amore, se non torni mi manca l'aria.

Amore, se non torni quest'aria è povera, senza il tuo profumo

Amore, se non torni, il mio soffitto non è un cielo nella stanza, ma il cortile malmesso del palazzo accanto.

E soprattutto, amore, se non torni, come faccio a far ripartire la caldaia?


Lampi e testardo ottimismo

Tra i vicoli batte così forte il cuore, attraversando le storie delle persone. Persone, maschere, angoli vivi.

Il vento dovrebbe portarle via e sollevare polvere di speranze. Se volesse. Ma di noi non si cura. Eppure lampi strani, che forse vedo solo io questa sera, riescono a infondere ottimismo. Un ottimismo così testardo che lo strozzerei. Invece, lo accolgo tra le mani, lo scaldo e lo offro a te.

Come finisce veramente

Vorrei non aver ascoltato questa storia, ma accidenti è solo la vista che per ora traballa.

Un signore racconta all'amico quanto abbia studiato, quanto abbia lavorato, quanto si sia aggiornato, perché lo riteneva giusto e crede nel futuro. Taglio in azienda per un progetto super tecnologico: lui messo da parte, avanti il tizio spigliato e raccomandato che a malapena accende un pc. E fa fatica a non prendere l'accendino alla richiesta.

Non si straccia le vesti, il signore, ma si mette in discussione. L'altro gli risponde che questo Paese ê così. Lui credeva nel futuro, adesso non più. Io mi rifugio oggi nell'astensione dal giudizio, per fuggire dalla paura.

Ladro o noioso

Non sto nemmeno parlando di politica. Sto parlando di onnicomprensivo mondo, di ogni categoria umana e sociale (sì persino calcistica) che si presta: me l'assicura Arguta Paffuta,mah.

Chi sotto accusa per furto, accusa gli altri di ulteriori e simili reati, può essere effettivamente ladro oppure no. Ma con un ragionevole grado di certezza, appare quanto meno noioso.

La mia laurea? Non la butto

Adoro sentire un giovane, immerso tra Cassandre e fans sfegatati di eco-finanza-virtuale, che ama la filosofia e non rinnega questo percorso.

La mia laurea? Io non la butto. Ho usato il termine "ama", perché l'amore è un ingrediente linguistico e sostanziale della filosofia. Non l'ho scelta, contro tutti e con qualche benevolo inganno per convincere papà, perché il mondo mi aprisse tutte le porte. Mi sono incamminata lì per cercare di aprirle io.

Il percorso continua con questa macchina infernale chiamata mente. E forse con l'anima tutta, ragione, istinto, fiducia e chissà cos'altro.

Mi sono messa in viaggio, e un pezzo di carta non mi ha fermata, sazia. È un pezzo, prezioso, di mappa. E cammino, avanti e indietro. Di più: lo desidero.

Quanto richiedono le mie lasagne

Quanto tempo richiedono le mie lasagne. E quanta cura. Le osservo nel forno, mentre pensano e si rafforzano, sempre più croccanti.

Ho dovuto prendere l'auto, andare fino al negozio di fiducia, sondare tra i primi preparati e poi scegliere loro, che mi ammiccavano, ma non si può essere frettolosi: magari è nascosta una pietanza più invitante.

Poi rientrare, metterle in frigo e dieci minuti fa nel forno. Cribbio, troppo tempo richiedono queste lasagne. La prossima volta le preparo io.

Bon appetit.

Vagamente intrattabile

Lei è uscita, e io scarabocchio. Attenzione, sono vagamente intrattabile oggi. E se mi rinfacci che lo sono sempre, vincerai il primo premio: un vaffanpanka in la minore.

Esiste il la minore? I Collage cantavano Concerto in la o do minore? Beh, il secondo che parla e dice che dovrei ricordarmi perché ai tempi dei Collage ero già adulta, si becca il secondo vaffanpanka in tutta la scala.

Ma chi ha pronte altre battute o lagnanze si rassicuri. Ho forze e voci per tutte. Sotto... Prima che torni lei e mi rimproveri, prendendosele tutte.

La vostra tenerissima e devota Arguta Paffuta

Cori, borbottii e fantacalcio

Da romanista tifavo da una parte Fiorentina perché mi è simpatica e in onore di un vecchio brasiliano; ma non del tutto perché preferivo una Juventus meno carica contro di noi.

Fine dei ragionamenti calcistici. Poi sento dei cori, folli e immondi. Poi vedo le solite lamentele e i rimbrotti extra calcistici sui giornali.

Gioco zero, solo sterili polemiche e noia. Tanto noia. Ringrazio e maledico nello stesso tempo il fantacalcio che mi obbliga a lanciare ancora sguardi alla serie A. Altrimenti controllerei rapidamente la Roma e spegnerei.

Olivia sorride sempre

Che film pazzesco la vita. Interpreti ruoli e nella mente altrui resti ingabbiato in uno soltanto. Credo sia accaduto anche a Olivia Newton-John.

La sua immagine sorridente, aggrappata all'ingenuità anche quando sembra abbandonarla, aleggia sempre nella mia testa. Irresistibile e detestabile.

Ma Olivia non ha sempre sorriso. O forse sì. Per combattere le sfide della sua vita, ha usato anche tanta forza. E credo che un sorriso ne nasconda spesso una dose consistente.

Buon compleanno, Olivia, lottatrice con il sorriso.

martedì 25 settembre 2012

Un micio e un mondo

Hai tentato invano di salvarli. L'ultimo micio è venuto da te, a morire in silenzio, come per scusarsi.

Hai lottato, correndo avanti e indietro, cercando di non guardare i loro occhi che ti dicevano come fosse inutile. Non volevi arrenderti, non ti arrendi mai.

Adesso sei triste, e io con te. C'è solo quel primo micino, che non doveva farcela e che nel tuo cuore ha trovato una possibilità di vivere e vedere. Lo tieni stretto, come io con te.

È un micio, e tu sei il mondo che amo e di cui mi posso nutrire.

Il vento e il castello

La sera è scesa nella vallata, ma ho fiducia che il vento porti anche una raffica di luce. Ne ho bisogno per percorrere il viale del castello.

Una tavolozza autunnale avvolge la strada del Glamis e le pecore stanno dormendo. Io non ho voglia di riposare, bensì di camminare nel vento. Di procedere come una di quelle foglie cadute dagli immensi alberi, così potrei volare fino a una finestra del castello.

Magari riuscire a scoprire anche il segreto, o la leggenda, della stanza misteriosa. E incrociare fantasmi d'amore. Accogliere la notte così, senza timori o remore, in una ventosa melodia di Scozia.

La difesa del prima

Non riesco ad appassionarmi alla vicenda del Lazio, forse perché calcisticamente parlando sono pure allergica alla parola.

Da anarchica pacifica osservo e l'unica traccia di simpatia viene in me coltivata solo per i radicali sull'addio ai finanziamenti dei partiti.

Soltanto, sorrido all'autodifesa del governatore che passa anche da "l'immoralità c'era già prima di noi".

Se non altro perché penso che nelle prossime campagne di destra o sinistra verrà abolita la promessa: noi cambieremo tutto.

O no?

Prurigini e imbarazzo

Sono troppo veloce, questo è uno dei miei problemi a battere a macchina, espressione del Medioevo, credo. Ma ho trasferito la velocità al pc e poi al signor iPad. Con tutte le conseguenze del caso.

Se scatta una sua interpretazione e io sono già passata avanti, posso rischiare la rovina. Penso che lui lo faccia apposta; anche se rileggo, l'insidia si infila sempre.

E mi chiedo perché pffffui me l'ha tradotto in prurigini? Chiaro il suo intento criminale. Se chiamo il mio amico con l'abbreviazione Anto, lo trasforma in Nato o in una parte del corpo che potete immaginare.


iPad fantasioso o scontato a volte, ma con una sua intelligenza perfidella: saprà sempre come mettervi in imbarazzo.

Social cortesia e la bacheca

Lo so, mi bannererete in 500, ma possedendo un brutto carattere, l'orticaria mi assale anche a certi messaggi su Fb.

È bello, bellissimo, partecipare a campagne e mobilitazioni. Però resta un gesto volontario, e come la beneficenza uno magari ha voglia di farla senza gridare ai quattro venti.

Così quando un messaggio inizia: vediamo se mi consideri, vediamo se mi leggi, vediamo se sei buono, l'orticaria diventa eritema. Siamo amici, quindi ti considero. Ti leggo, quando riesco, quando non lavoro o non mi dedico alla mia famiglia, quando in questo fiume di Fb per motivi vari intercetto i tuoi messaggi e magari poi torno a rileggerli con calma.

Buona no, non lo sono. Sono anche gelosa della mia bacheca: non sono entusiasta di quando mi trovo messaggi politici o di pubblicità da parte di amici di Fb sì, ma che conosco meno e dunque in teoria conoscono meno me. Basterebbe un "ti va?" o "posso?".

Ho un pessimo carattere, sorry. Ma se non raccolgo alcuni input, tornando ai fatti di sopra, non è perché non tengo a voi. È perché non mi piace sentirmi in dovere di dimostrare qualcosa di spontaneo. E perché sono un'anima fatta così. Perdonatemi, se volete.

Ma quando fai la cyclette?

In virtù dei ragionamenti di cui sopra (movimento=più fame)" mi aggiro sospettosa attorno alla cyclette.

Quando affrontarla? Se prima di pranzo,mi verrà più appetito e mangerò di più. Se dopo il pasto, potrebbe tornare un imbarazzante languorino?


Consiglio di Arguta Paffuta: tu ignorala e saltale addosso quando meno se l'aspetta, così non avrai tempo di pensare a tutto ciò. Argu', il problema non è la cyclette, che non pensa, bensi il Signor stomaco. Vuoi dirmi che lui pensa? Lei assicura che così è: difatti brontola.

Cyclette, stai attenta. Arriverò.

Beautiful e la variabile della vita

Sguardo a Beautiful, tanto se ho perso 100 puntate mi ritroverò in questo mondo. Vedo Nick, fratello di Ridge, con Donna, sorella di Brooke. Ho un momento di incertezza, ma siccome gli ideatori di Beautiful vogliono rassicurarti, ricordano tramite conversazione tra sorelle che Nick è già stato con Brooke e un'altra sorella, Katie, ma Donna no, non l'aveva considerata. E, a essere fiscali, era stato uno dei pochi.

Ma queste sono sciocchezze rispetto al perno di Beautiful. C'è sempre una variabile nuova, che la vita ti offre. E a volte non è nemmeno nuova, ma tu puoi rispondere grazie lo stesso.

Naturalmente, sarebbe bello se questo valesse al di fuori delle relazioni, sottolinea Arguta Paffuta. Ci vorrebbe una memoria di ferro,perché nessuno ti fa il riassunto delle puntate precedenti. Vi immaginate la conversazione tipo...
- cara ti ricordi quella volta a Venezia?
- ti confondi, caro, forse eri con mia sorella?
- orca, già, ma con quale delle due?

Una signora a quel punto gli avrebbe già rovesciato il bicchiere di vino addosso, no?

Non ti lascio andare a casa più

Non lo scrivo in dialetto, ma così fu pronunciato: e oltre alla paura di sbagliare, temo anche di perdere la sua freschezza.

Tuttavia, immaginatelo, e magari ciascuno nel suo dialetto. Sei a una conferenza meravigliosa, ma sorpresa su sorpresa trovi un vecchio amico che da tempo volevi vedere. Lui ti intravede ed esclama: mo' non ti faccio più andare a casa!

Non è una minaccia, è una dolce promessa. E aspetti la fine della piacevole conferenza per godere un'altra piccola conferenza, deliziosa, di un amico.

Una riga, un'amicizia e il barbecue

Sono riuscita a vergare una riga solo in Scozia. Il mio vero Paese, in barba a quello che dice Arguta Paffuta, lì sarei una perfetta cittadina-campagnola.

Tra gli amici stupendi che ho lassù, c'è una coppia con cui festeggiamo ormai 11 anni di amicizia nata per caso. Sul Loch Lomond non c'era un buco quel weekend e su richiesta di un'amica che aveva un bed and breakfast, ci ospitarono senza averlo mai fatto prima. Difatti, mi trovai proprio a casa, non in un bed and breakfast.

Da allora accaddero due fatti bellissimi. Loro decisero di lanciarsi davvero nel campo turistico e nacque la nostra amicizia. Ci vediamo ogni due, tre anni; ci scriviamo e aggiorniamo ogni sei mesi, sempre felici di condividere questo cammino di vita.

Hanno una profonda fede e quando è morto mio padre, non solo mi sono stati vicini, ma mi hanno mando una cartolina religiosa in cui si spiegava come fosse stata detta una messa per lui.

Mi commosse molto, questo gesto, come la loro amicizia è un fiore che mi offre sempre nuove sensazioni e colori.

Oggi ho scritto, a loro. E mi è parso di essere là, a chiacchierare con una birra in mano e il viavai al barbecue.

Le prediche e Pertini

La maggior parte dei discorsi, un tempo non li capivo. Ora mi danno fastidio, per il linguaggio, vecchio e stanco, lontano dalla terra calpestata, per il tono intriso di predica.

Vecchio e stanco non è mai stato Sandro Pertini, del quale oggi si ricorda la nascita. Diretto e travolgente, mi sono già chiesta cosa direbbe oggi e non ne ho idea. Ma ho la sensazione che il linguaggio usato dai più verrebbe da lui rigettato con sdegno. E forse ci aiuterebbe a sperare.

Buon compleanno in cielo.

lunedì 24 settembre 2012

Non riesco a scriverti

Da un mese mi sono ripromessa e ti ho annunciato una lettera. Ma non riesco. Sotto forma di mail mi viene anche più difficile.

Forse perché sono stanca che tocchi sempre a me. Forse perché il riassunto delle puntate precedenti è troppo lungo, e ti annoierei. Forse, perché non ha semplicemente senso.

Magari avviene perché ti direi anche 100 mila cose, e prima ti ascolterei, ma vorrei guardarti negli occhi. Forse perché poi non mi risponderai, a te non va. E anche se mi piace renderti felice, amica,qualche volta vorrei che tu pensassi a rendere un poco felice me.

Non è un rimprovero,ma un'autoaccusa. E guardo il foglio bianco, rifiutando di pensare a quando eravamo spensierate.

Ora siamo qui, lontane, ma quanto non so. Le nostre spalle più forti di quanto ci aspettassimo.  E guardo il foglio bianco, che un giorno riempirò.

Attenzione alla monella

Mentre lei sonnecchia, io mi sto già infilando le scarpe. E non quelle brutte della pioggia: sono rosse e gridano vendetta.

Quando gli altri si distraggono, io sono già pronta a scivolare fuori di casa. Ho disegnato a mano altre lentiggini e il cappello a pois fa a gara con loro. Ho ogni intenzione di fare la monella.

Suonare i campanelli o altre idiozie dei vecchi e nuovi tempi non mi interessano. Io duello con le pozzanghere,così magari riesco a inzaccherare i possessori della verità e a insinuare in loro un pizzico di compassione per i poveri mortali. Oppure trasformo i gatti bianchi in neri, così si mettono nei loro peli. E con quelli scuri acchiappo frammenti di stelle per cambiare un po'.

Corro, con la mente e se voglio anche più in là. Mi lascio inseguire dalle creature monelle come me.

Attenzione ad aggirarvi seri nella notte. C'è una monella che incombe.

Ciò che si spegne

Si spengono le luci, si attenua la musica e forse il profumo. Ma c'è sempre un pensiero che non si lascia spingere via dalla sera, che respira la terra umida e poi prova a volare.

Ciò che si spegne, può essere bello, ma forse non essenziale. Ciò che resta, anche non invadente, bensì sottile ed etereo, è ciò che mi lega per sempre a te, facendomi sentire libera.

L'amore è per i perdenti

Non è un pensiero mio, e nemmeno di Arguta Paffuta, figuratevi. Love is for suckers, è piuttosto una canzone e una miniatura di sceneggiatura dei Twisted Sister, guidati da quello che per me, lo sapete, è uno dei rocker più intelligenti al mondo.

La dichiarazione di intenti è sua, e la rimarca a più riprese, mentre compare e riappare lei, tentatrice, perfettina, dolcemente diabolica. E lui fa il duro, le ripete che non ci cascherà, che l'amore è per i perdenti, creduloni, ma poi scatta quel here I go again che - i santi patroni del rock mi perdonino - per un attimo mi distrae e mi riporta a Mamma mia degli Abba.

Giustamente, Mr. Twisted ricostruisce chi sono questi perdenti. Come me, come te... E scatta tutta la coniugazione. Perdiamo insieme.


La seconda colazione

Ho deciso che ormai è ufficiale : fare movimento rema contro la dieta. A metà mattina, complici le energie spese, dovevo rivolgermi a una seconda colazione. Leggera, giuro. Tant'è che a pranzo è stata dura separarmi dall'ultimo boccone: sembrava il momento della separazione tra i due innamorati sul finale del Titanic.

Salirei volentieri sulla bicicletta, ma ho paura della seconda merenda. Forse è il caso di procedere quando mi si chiudono gli occhi stanotte. Ma se fossi sonnambula?

Voce del verbo accadere

Se siamo qui a rimuginare su cosa accadrà, sarà già accaduto. E senza di noi.

Voce del verbo accadere, nel silenzio del coraggio.

Le pecore dove non devono essere

Provo sempre una simpatia irresistibile per le pecore quando si trovano dove non devono essere. Intendiamoci, sono animaletti adorabili e li coccolo dappertutto.

Ma quando sfuggono all'attenzione, quando compaiono in una noiosa strada trafficata, quando entrano in un negozio come raccontava oggi un video del Corriere, il mio sorriso si apre.

Anche le pecore, nel loro piccolo, vanno controcorrente oppure semplicemente seguendo qualcosa che sia un capriccio o un desiderio. Ci vanno insieme, non perché pecore, ma forse per farlo capire più forte.

Egocentrismo bagnato

Tremavo anch'io nello scrivere il titolo, ma non perché tema incursioni di qualche malandrino. Vi spiego bene perché.

Ora, nonostante le mie lamentele e le mie personali e motivate ragioni di astio verso l'autunno, nutro pure motivi di affetto. Ad esempio, la pioggerella autunnale mi rende tutto più Scottish, quindi adorabile.

In un luogo di estremo riposo trovo ragione di serenità in questa pioggia sottile, che quasi non bagna, tant'è che lascio l'ombrello in auto. Il tempo di raggiungere un luogo sufficientemente lontano e senza ripari lungo il percorso e traaaac. Il tuono annuncia che la musica sta per cambiare ed ecco un simpatico acquazzone estivo.

E io, patetica imitazione di Giona, alzo il volto e chiedo: ma dovevi aspettare proprio me?

Chissà perché nel brontolio del cielo percepisco un sospiro : che egocentrismo. Vero, e pure bagnato.
Tremo.

Che ne pensavi di Pierre Cosso?

Amica che volevi sposare Simon Le Bon, confessa quali erano le tue intenzioni su Pierre Cosso. Tutte noi sapevamo che il Tempo delle mele due non reggeva il confronto, però dicono che almeno lui portasse un elemento di interesse.

Io credo di no, per tre ragioni. Andavo all'asilo, ero una rocker e detestavo i bellocci perfettini.

Ma sapete qual è il mio timore più devastante? Ricevere un messaggio da un mio amico di adolescenza che mi dice : no, guarda che ti piaceva. Sarebbe terribile, perché significherebbe che non andavo all'asilo, naturalmente.

Ah dimenticavo. Buon compleanno, Pierre.

domenica 23 settembre 2012

Delle certezze e delle pene

Mentre cammino e contemplo i dolori, senza esserne distaccata, sento una lama rovente che per un attimo prende il posto di quella ghiacciata.


Giudicare, giudicare. Come si può in modo asettico mettersi a pontificare su un padre che soffre e bollarlo, mentre si chiacchiera con i propri figli grazie a Dio sani? Come si può schernire un popolo povero, dal calduccio della propria stanza? E Mille altre certezze commentare, dallo sterile terreno senza pene. Ed è poi così?

Forse ciascuno ha una pena, varia solo la grandezza. E siccome per ciascuno il suo dolore è il più tremendo, potrebbe valere la pena, prima di giudicare, prendere la lente di quella pena. Mordersi le labbra, se non il pensiero.

Una coperta silenziosa

Una coperta silenziosa, come la pioggia incerta, qua e là solleticata dal vento: sai bene che non credo nell'autunno.

Ne afferro i lembi tra le luci ancora più incerte della città, perché adesso non so dove andare, e del resto raramente ne ho un'idea. Ti seguo... E solo allora mi sento, se non sicura, su una via buona, costellata di piccoli punti luminosi.

Non ho più l'eco della città che si spegne, sotto questa coperta umida e sincera.

Buona notte.

Leggo nebbia

Su un sito meteo leggo "nebbia" e non ci credo. Non credo più alla nebbia, poiché non trovo più traccia di quei batuffoli grigi e invadenti che ci circondavano e che ci facevano gridare all'autunno.

Scomparsa nel sacchetto delle cose di "c'era una volta". Nebbioni o incerte foschie, non vi ricordo.

Non credo più alla nebbia,neanche quando mi ci ritrovo.

Dal Chrysler cosa cambia

Mi arrampico sul Chrysler, che io chiamo il grattacielo torrone. Salgo salgo nonostante sia sensibile alle altezze cospicue e non.

Sull'Empire state building tremavo, o meglio avevo tremato finché arrivai lassù: al che decisi che era troppo alto per essere vero, quindi potevo stare tranquilla.

Ma quando viene sera, se posso scegliere, con i sogni mi arrampico sul Chrysler. Perché è più lieve, brillante e mi trasmette la sensazione di un torroncino da rosicchiare. No, Arguta, non è la fame.

È il desiderio. Che il cielo di New York colora a modo suo, attingendo luce dalle stelle.

Dal Chrysler cosa cambia. Che non tendi una mano verso gli astri, perché ci sei già. E sai che tin stai mentendo, per amore.

Il gatto e tutto è relativo

Il gatto è relativamente indipendente o relativamente dipendente? A voi questa o altra sentenza.

Certo è che una deliziosa signora ospitava nel suo cortile alcuni randagi che sfamava con amore. Si è dovuta assentare e la lontananza si è protratta. Il giorno dopo una gattina è tornata alla mensa senza fare beh, mentre un micione ora la snobba, arriva, la guarda e si allontana dal cibo.

Mi sono chiesta chi sia più gatto dei due.

Salvo e gli ordini

Accidenti a me e allo sguardo a RaiStoria. Chi mi toglie questo groppo alla gola, pensando a Salvo D'Acquisto e al suo sacrificio. Alla sua unica, e all'inizio misteriosa se vogliamo, risposta agli ostaggi: ho fatto il mio dovere. E ancora, una volta si nasce, una volta si muore.

Salvo ha scelto il dovere ed è morto. Ripenso a tutti quelli che durante quella guerra e tanti altri conflitti hanno tolto invece vite giustificandosi con la stessa frase. E penso a quante volte la usiamo noi, me l'hanno ordinato, sai, per fare qualcosa che nelle pieghe della nostra coscienza sappiamo non essere giusto.

Meno tragico, meno devastante. Ma chi siamo noi per decidere cosa sia un male minore.

Intanto penso a Salvo D'Acquisto e gli chiedo di aiutarmi a capire quando è dovere e quando è alibi.

Faccio un salto

Faccio un salto in centro, ma proprio un'oretta. A piedi, così intanto penso.

Te lo dico e già scuoti la testa. Andrò più veloce della luce, ascolto la presentazione e torno di corsa. Quasi di corsa. Ma poi incontri un amico, un altro ti incrocia e ti racconta, cerchi un caffè per riprendere l'energia del ritorno, niente da fare. Una chiacchiera, uno sguardo che ti fa presagire un nuovo incontro.


Tutto questo sui passi miei, e di tante persone, con me, prima e dopo di me.

Faccio un salto e torno. Adesso hai capito perché non porto più l'orologio. Del resto, ho il mio campanile, se voglio alzare lo sguardo.

Mi scrollo via l'autunno

Non c'è niente da fare, dice il calendario. E la mente anche peggio, cerca di spiegarti perché l'Autunno ha diritto di esistere.

Lo ammetto, ma mi allontano. Mi incammino, scrollandolo via dal cuore, che sa dove rifugiarsi. Non andrà in letargo come gli scoiattoli, non si rintanerà in un angolo caldo.

Guarda, è già in cammino, anche lui. Verso di te.

Autunno, resta se vuoi e se devi. Ma non dentro di me

Padre Pio e le vane apprensioni

Scivolo nelle ore che conducono a un grande santo. Non so spiegare come sia entrato nelle nostre vite, la mia più testarda della tua, ma sono consapevole della sua presenza.

Sai come fuggono da me devozioni gridate, e come ho accettato conoscerti un poco prima di tutto attraverso il suo pensiero, il suo insegnamento. Come se non passasse dal grande amore per e da Dio...

Padre Pio, così ti chiamo, e non santo, proprio come mi viene con don Carlo Gnocchi. Siete santi così vicino a noi.

Sfogliando le tue parole, oggi mi tengo il tuo invito a non lasciarsi imprigionare da "vane apprensioni". E così mi accoccolo ai piedi del tuo immenso amore, come una bambina che non ha timori.

sabato 22 settembre 2012

Horror e il baffo

Horror mi fai un baffo. Sono passati anni luce da quando il mistero della strega di Blair mi fece passare un brutto quarto d'ora sul monte Brè.

Adesso ammirami mentre sfido il mondo, il buio e ogni pericolo. Sto parcheggiando come se fosse mezzogiorno, quando guuuuulp una figura nera balza fuori dal buio e mi fissa. E' un gatto, vaffanpanka. No,,troppo grosso per essere un gatto. Gli occhi mi colpiscono nel buio, sì è un gatto.

Guarda il gatto enorme è scomparso. Normale, normalissimo Marialuce, è un gatto, i gatti si muovono.

Il portone sotto è aperto a quest'ora, perché. Normale, normalissimo Marialuce, ci sarà un assassino dietro che ci aspetta.

Ah già. Ora che tutto è limpido, mi addormento. Se quel cigolio nel tinello la pianta.

Notte, coi baffi.

Pensieri sparsi sul cielo

Pensieri sparsi per terra, forse sul cielo. Una giornata che ti afferra il cuore e lo plasma con le emozioni, ti ricorda che tu ritieni di essere al centro, ma sei sullo sfondo e quanto non lo sai.

Pensieri sparsi per terra, li contempli e pensi che siano poco cosa. Ma se arriva un soffio d'aria, un soffio appena,  li solleva fino al cielo e mi sembrano irresistibili, con una augusta leggerezza che non mi fa sentir piccina.

Non dimenticare DiBa

Il suo sguardo serio, che poi ho rivissuto come malinconico, chi lo scorda più. Agostino Di Bartolomei... Leggere l'intervista del figlio mi scava dentro, ritrovare le convinzioni più profonde di un campione, che si adattano al calcio come alla vita, e oggi sfuggono forse a entrambi.

Agostino, sguardo serio incrociato una sera nella mia città quando ero ragazzina. Il tuo autografo vergato in silenzio, ma con un'ombra di sorriso.

Quanti campioni, quanti uomini come te aiuterebbero questo mondo simile a un pallone maltrattato, che si illude invece d'essere d'oro.

Se il lago resta rosa

Se il lago resta rosa, indifferente alle attenzioni malandrine dell'autunno, e rimanda i colori al mittente, per adagiarsi ancora su quel lenzuolo, non vedo perché io debba guardare in altre sfumature.

Foglie secche e apparentemente senza vita invadono il parco, ma sotto i piedi non fanno rumore. E' per questo incantesimo rosa, rimasto stretto al mio cuore, che viaggia oltre ogni ostacolo, ogni brivido di freddo, ogni assenza. Per riempirsi di Vita, per riempirsi di te.

Joan sei tutte noi

Un altro anno che ti scivola via, Joan Jett. Ah quanto sognavo di suonare come te, persino con te, visto che i maschi rocker erano mammolette e discriminavano pure.


Roba da immaginare di cantare "I love rock'n'roll" durante le lezioni più noiose, da masticare la cicca che non mi piaceva (ancora non avevo scoperto quelle americane alla cannella) e guardare gli esseri più ciarlieri e banali con occhiata da incenerimento.

Occhi cerchiati dalla matita e dal sonno, e soprattutto Arguta che non strillava: ma stai facendo ciò che vuoi?

Buon compleanno Joan, una di noi, sei tutte noi.

Parigi, Mino e le città-addio

Le città più belle sono anche quelle che ispirano gli addii più intensi. Parigi  la regina e mia mamma mi racconta di Mino Vergnaghi (arguta, zitta), di quando credevamo ancora che uno sconosciuto - bravo - potesse arrivare a Sanremo e colpire.

Amare... Parigi addio. Voglio stare tra i boulevard, respirare la rabbia perché sono invasi dalla gente tranne la persona che stai cercando. Oppure arriva in ritardo, e restano brandelli di momenti. Dire addio, ma subito aggiungere Ritornerò.

Le città addio, che ti impediscono di rassegnarti. E Mino Vergnaghi - preciso a un'Amica di mia conoscenza - c'è e produce.

Il vero motivo della fame

Ieri sera ho ceduto all'ultima tentazione, ma oggi sarò forte, fortissima. Il che è possibile grazie alla luce che è comparsa sulla mia fame improvvisa e notturna.

Sì, ho capito perché l'appetito robusto mi divorava aveva un'origine profonda e devastante. Se mi sono sentita tanto affamata è perché avevo fatto tanto moto durante il giorno. Camminata record, su e giù. Ecco che a muoversi viene fame. Domani sto rigorosamente a leggere.

No eh? Ci ho provato. Buona giornata...

venerdì 21 settembre 2012

La notte scompare

Sotto il peso delle luci la notte si ritrae. Scompare come un gatto che non vuole cedere alle umane ossessioni.


La notte scompare quando meno te l'aspetti, smette di tentarti e fugge, in cerca di un riparo: non la sfiora l'idea di offrirtelo. A meno che tu sappia farti piccola e silenziosa, capace di accoglierla. Allora, un gioco di abbracci ti condurrà da lei e al riposo.

Notte...

Peter Cameron e cosa si vuole

Che meraviglia viaggiare attraverso le pagine, e anche le parole di uno scrittore. Di un uomo che accetta di raccontare, di raccontarsi, oltre la carta.

Ho appena lasciato la serata a Busto con Peter Cameron e stringo i suoi libri con un'emozione nuova che accarezza la ricerca di consapevolezza. Lui così diretto pur con l'espressione timida, e tra la folla tanti miei amici che condividono quest'aria speciale. Gli occhi di Francesca brillano, sono sere che ti ripagano di tanta fatica.

Lui umile davvero, non come tanti intellettualoidi di casa nostra, capace di ascoltare ciascuno e stringere ogni mano.

Io non oso chiedergli ciò che lui lascia già come una domanda sospesa in Coral Glynn.

Come si fa a sapere cosa si vuole oppure no?

Di altra vecchiaia

Hanno fatto il loro poco trionfale ingresso due altri segnali inequivocabili di vecchiaia: i nuovi occhiali per garantire limpida veduta anche da vicino.

Naturalmente, con questi movimenti su e giù mi stanno conciando più o meno scema, ma io non demordo. Stasera grande prova, con una persona da vedere a ragionevole distanza e un libro sulle ginocchia. Pazzesco, mi sento come in un videogioco. Anche se sono vecchia per i videogiochi, lo so.

Buona serata

Romeo e Giulietta fanno woof

Questo pensiero è dedicato a Sophie-Giulietta che riceve tanto affetto, ma ha bisogno di una carezza in più, woooof.

La vedo tenera, grintosa quando incrocia un altro cane o il phon (non i-phone, però). Oggi mi ha offerto una scena romantica e incantevole. Lei ha visto un altro cagnolino dietro la vetrina, il suo Romeo. E si sono messi a farsi le coccole e scambiarsi promesse d'amore, separati da quel trasparente schermo.

Giulietta e Romeo, Lilli e il Vagabondo. Quanto amore c'è a quattro zampe, e dolcissima fedeltà.


Woooof, Sophie.

La vita in autunno

La vita in autunno è questa. Un fiore che sta esplodendo in tutto il fascino, un altro che gli si affianca al principio, come una goccia di amore.

Indifferenti all'aria che sta mutando abito, questi petali si offrono potenti o timidi. E tutto intorno, neanche gli animaletti sanno decidere cosa fare. Come quell'ape che continua a volare, sfiorando i colori che non osava nemmeno sperare.


Sally era unica

Do uno sguardo a Beautiful, tremante all'idea di non capirci un tubo. Pazza idea, ha ragione il signor Luca. Se anche non lo guardi per venti secoli, il filo della matassa è sempre lì ammiccante.

Ora vedo che sfiorano la seduta spiritica per Sally, la signora Jackie si infila pure una parrucca rossa. eh no, lady. Sally era unica. Come tuonava lei, nessuno sa farlo. E come metteva tutti in riga, come si cuccava il toyboy (facendolo durare, darling) e anche come si muoveva leggiadra nonostante non pesasse un etto.

Beautiful va avanti. Ma lascino in pace un signor personaggio, una signora attrice.

E la prossima volta, vogliamo parlare di Macy?

Il mio ex amico fungo

Non mi sento come Hannibal (no, non il caldo atroce, proprio quello là famelico), ma ripenso al mio ex amico fungo.

Insomma, è stato bello rimirarlo e stringerlo. Ma in padella acquistava un fascino tutto suo. Adesso qui nel mio panconi celebra l'ultima tappa del festival della goduria, in attesa della dieta.

Un solenne gnam.


Preparare un fungo

Cucinare un fungo implica predisposizione, appetito, gusto dei sapori più selvaggi e pazienza nello stesso tempo.

Il mio bel porcino mi guarda tremante, ma la sua sorte è segnata da ieri. Da quando una persona amica l'ha scovato e colto. Dio la benedica, poi ha pensato: dai che porto a Marilena.

Io l'ho accolto con gioia e lo cucinerò come mi ha raccomandato lui.

Armata di tutti gli ingredienti di cui sopra, ora vado a prendere gli ingredienti per il fungo.

Buon appetito.

Dietina

Ha ragione la mia amica Cri, ha ragione un uomo gentile che mi ha appena illustrato una dieta. E la farò.

Per cominciare bene, accompagno mamma a fare la spesa così non avverto il buco nello stomaco che mi tormenta già a metà mattina. Le chiedo se ci fermiamo a bere un caffè e lei dirà di no, perché son tutti vizi.

Naturalmente risponde di sì. Ma che sarà mai, tanto manco mettiamo lo zucchero. Io però ho fame e con fare angelico le chiedo:dici che posso bere un cappuccio? Tra poco devo cucinare il fungo.

E lei : ma sì, tanto pranziamo tardi. Con il cuore felice e un minimo senso di colpa, ordino. Finché sento la sua vocina: dai prendiamo una brioche?

Ah, tu quoque mamma. Oggi dietina

Noi vili rocker

Aver contraddetto il chitarrista Mick Mars sul disco migliore della storia dei Motley Crue non mi ha solo dato soddisfazione. Mi ha riportato a un momento di vera viltà. Perché noi rocker o presunti tale, diciamolo, a volte pecchiamo di una certa codardia, quando riponiamo gli abiti di pelle da eroe.

Erano gli anni Ottanta, andavo all'asilo (e via dai piedi, Arguta, tu c'eri già, fatti tuoi) e dei Motley avevo in mano "theatre of pain"' indecisa se cedere a ulteriori acquisti. Mia zia a Natale mi regalò coraggiosamente "Shout at the devil" rimarcando la vergogna, perché dentro i quattro erano nudi. Informazione che mi fece scartare rapidamente - sapere come sono curiosi i bambini - ma che si rivelò infondata.

Eh dai, la rimproverai bonariamente. E decisi che avrei preso anche "Too fast for love" che giudico attualmente (ovvero questa settimana prima di cambiare idea) il migliore album dei ragazzacci. Solo che un'occhiata veloce, troppo veloce, a un giornale mi fece sobbalzare. La copertina era effettivamente imbarazzante, con un primo piano del cantante, piuttosto parziale, in pantaloni di pelle e una mano in posizione delicata.

Decisi che non potevo acquistarlo io con la mia faccina d'angelo, e chiesi a mia mamma se andava in centro. Lei accettò, ma non mi perdonò. E dire che avevo visto male, e la mano era lì, tutta innocente all'altezza della coscia.

La doppia coerenza di J. R.

Perfido e infedele fino all'ultimo, almeno sai con chi hai che a fare e non sei tentato di rammollirti.  Questa è coerenza e questo è J.R.

Così tranquillo e leale nella vita Mr. Hagman, un guerriero del bene.

Una doppia coerenza, che mi porta a fare auguri doppi per questo compleanno. Certo, J.R. lo critichiamo aspramente, ma che noia senza di lui in quei tiepidi anni 80.

giovedì 20 settembre 2012

Che cos'è questo cielo viola

Dalla finestra si avvicina lentamente, sta già scuotendo il campanile. Lo osservo, questo cielo strano, quasi via, e non mi decido a scappare.

Che cos'è questo cielo viola? E questi brividi? Che cos'è questo mio stringermi dentro il cuore, questo  nascondermi nella giacca mentre ti respiro?

Io dico Vita. Arguta: stai pigliando il raffreddore.

Se vuoi cercarmi

Se vuoi cercarmi nella notte, non inseguirmi, né mettiti a correre perché un respiro è atto troppo lieve per trovarmi. Afferra un filo che non vedi, stringi un'emozione che a un tratto senti e arriva fino a me.

Sono al tuo fianco, immersa in un sogno che vuole solo farsi condividere.

Notte, tranquilla, tra fili luminosi

Se potessi credere nel cognac

Ci dà il triste annuncio che Mr. Whisky da Islay, in realtà potente medicinale, è finito e bisogna appoggiarsi a un cognac.

Cognac plus champagne, che connubio. Che più francese non si può, ora come giustifichi la tua invasione di corsia, tu che di Oltrealpe non vuoi nulla?

Lo giustifichi perché tieni a me. Oppure perché dovevamo pur digerire la trippa (io però non ho mangiato la trippa, versamene un pochino comunque).

Ti dico ciò che penso: è bello, a volte, andare contro se stessi, se poi ci torniamo più felici.

Il confine della perfezione

Oso dichiarata una giornata perfetta. Lo dicono anche le mie guance arrossate, affermi. E i miei occhi invaghiti del sole.

Un giorno splendente come capita solo se qualcuno decidi che avrai un dono, che tu lo meriti o no.

E' una giornata in cui lasciar scorrere anche i pensieri, esplorando il confine della perfezione. Lo trovo.

L'omino della caldaia poteva ricordarmi che era stata lasciata spenta. Rammentarlo sotto la doccia gelata è sfiorare il confine di cui sopra.

Calendario sballato

Il fungo mi grida che è vero, te ne stai andando; anzi già ti si vede solo sullo sfondo, estate. Eppure ci sono boccioli testardi che mi chiamano e la siepe rosa ha adornato il lago.

Ci deve essere uno sbaglio, o sbagliata sono io. Pronta a stracciare il calendario o a farne bambole di carta.

Tutto mi può ingannare, ma non questo profumo.

Resta.

Quei due o tre segnali della vecchiaia

Non sto parlando del ginocchio meteo o dei capelli bianchi che chiamano un sacco di amichetti a giocare ogni giorno: troppo facile.

No, attenti ai segnali subliminali della vecchiaia. Ad esempio, c'è una rubrica, una sezione dei giornali e dei siti che prima manco degnavo di uno sguardo. Adesso il dito clicca senza chiedere nemmeno il permesso: salute quali novità? Ovviamente ci dev'essere una comunicazione sotterranea perché da quando ciò accade sui siti in questione abbonda il materiale sulla mia fascia d'età. I ventenni, chiaro.

Ma in fondo anche il ginocchio qualcosa mi suggerisce. Prima mi armavo e partivo senza neanche guardare il cielo. Poi ho cominciato a sbirciare un sito meto. Quindi voilà... Due siti, uno sguardo al giornale e uno alla tv.

Se anche voi vivete simili situazioni, forse siete prudenti. Ma più probabilmente state invecchiando.

Una data che mi unisce a te

Di questa data non posso parlare, perché io ti voglio solo ascoltare. C'è questa data che oggi mi unisce a te, più che mai.

Tu che vieni a cercare, anche quando sono così chiusa in me stessa, e che mi mostri un cielo indescrivibile. Tu che mi inviti ad aprire l'anima pian piano, e che mi prendi per mano, anche quando non so dove andare. Così mi trovo sempre in un luogo che mi parla di te. Dove parli tu.

La tua sofferenza, spalancata sull'amore.

Mia e Loredana

Mi affascina, tra la malinconia, quel loro essere unite anche dalla data del 20 settembre. Due sorelle, due donne, due artiste.

Mia Martini, un mondo che si schiude appena nella mia mente, note che si rincorrono e si arrampicano fino al cielo. Loredana Bertè, che sembra invece spalancarsi, ma forse non si apre mai.

Due destini, una grande musica, due donne che non so e non voglio definire. Che mi hanno regalato emozioni e canzoni, e che abbraccio, a modo mio in questa giornata.

mercoledì 19 settembre 2012

Indovino o corvo

Notte romantica, con il vento placato, stelle birichine e uno schermo che grida storie confuse. Cerco di parlare con gli amici, di ascoltare le parole in casa, di mangiare, finché un messaggio mi riporta alla dura realtà.

Uscendo dall'ufficio, avevo guardato la Juve perdente e ho esclamato: ma non finirà così. E il mio collega: ormai, è sotto di due.

Stasera mi scrive: profetica, due a due.

Visto, e mi sto chiedendo: indovina o corvo? dipende dai punti di vista (del tifo). Sperando che funzioni in altri casi, e memore di domenica scorsa, vado a dormire.

Notte, cra cra

Tornerò

Agli amici di facebook che mi sgridano perché per colpa mia tirano tardi, raccomando pazienza. Anzi dico che hanno ragione.

Ma se non mi lasciassi un po' attendere, che gusto ci sarebbe? Ecco, ho provato a tirarmela, come Arguta Paffuta. Provo a giustificarmi: il bello non è questo, cioè comparire all'improvviso oppure aspettare e avere una sorpresa? 

E soprattutto, nel cuore della notte non è bello sentirsi urlare in casa: ma hai finito con quell'ipad?

Buona notte, tornerò.

Quando il maschio si risveglia

Il silenzio e il torpore, in qualsiasi ambiente, possono essere rotti. Il maleficio spezzato. Proprio quando non ci speri più e credi che sia passata una strega con la bacchetta magica e tutti abbia ipnotizzato, il maschio dei tempi moderni si risveglia.

Sfiorò la sua mano una modella? Gli venne in mente un progetto che può cambiargli la vita? Quale evento fu in grado di scombussolarlo? Com'è possibile che all'improvviso un gruppo di maschi vivaci e attenti si riunisca e faccia quasi casino^

L'arcano non ha vita lunga: il mago è lui, il Fantacalcio. Per dieci minuti è come il burattinaio che anima tutti. Poi, svogliato li abbandona fino alla prossima partita.


PS per chi dirà che sono una femmina noiosa, quest'anno grazie a un uomo che ama sacrificarsi, sono iscritta pure io. Ma il burattinaio con me è più clemente e mi anima anche per altre cose. Grazie.

Perdono a San Gennaro

Dovrei chiedere perdono ogni giorno a San Gennaro, così inopinatamente e inopportunamente da me invocato.

Non so nemmeno perché sia iniziato questo tormentone, visto che un tempo come massimo delle esclamazioni mi appoggiavo al ferreo zio canarino, di provenienza dalle scuole medie.

Può non apparire carino nei suoi confronti, forse. E dalle mie parti c'è chi alza gli occhi al cielo, ma per protestare perché non cito, che ne so, Sant'Ambrogio. Cosa per me impossibile perché anche solo al pensarlo vedo davanti a me l'università, oltre che il santuario a lui dedicato e da me frequentato.

Insomma, ho cominciato con San Gennaro anche perché sono un bastian contrario. Abitassi a Napoli, magari avrei bussato quotidianamente a Sant'Ambrogio senza battere ciglio.

Tuttavia, io non voglio essere dissacrante. Anzi, un giorno mi metterò a studiare davvero la vita di San Gennaro e andare oltre le notizie che si concentrano ogni 19 settembre. Io penso che sia un santo simpatico e non si offenda mai. Anzi, mentre lo invochi anche solo così, uno sguardo protettivo ti arriva.

Buon onomastico a tutti i Gennaro, nome bellissimo.

La mia personalissima gentilezza - Arguta

Basta, che palle: essere cortesi, essere buoni, tutte manfrine che non mi mandate giù. E non guardatemi come se fossi Anthony Perkins in "Psycho", per favore.

Sono Arguta Paffuta, unica e separata da quella là.Che qualche giorno fa ha sospirato nei miei confronti: ma Arguta, non puoi per favore essere una volta gentile?


E io le ho risposto, sprezzante e pragmatica: e se poi non mi riconoscono?

Torniamo al tuo cartone

In barba a ciò che pensate di Arguta, non è un titolo violento. Anzi, la metto da parte perché mi vuole impedire di scrivere ciò che penso.

Oggi ho due flash precisi, due cartoni animati. Bob the Builder e Postman pat. Quel muratore rassicurante e il postino ancora di più. Non so se in Italia esistano. Ma tu sorridevi sereno, e io con te.

Mestieri, certezze, il tuo sorriso. Cosa volevo di più?

Torniamo al tuo cartone. E lascia che io ti stringa forte, piccolo mio.

Buon giorno perla

Ogni giorno si schiude uno scrigno, ma rare sono le perle che compaiono.

Tu sei spuntata così, con la grazia di una sirena che non si vuole mettere in mostra. Una perla riconosciuta, una perla nascosta. La perfezione che vorrei essere, e che la natura non accetta, tant'è che se la porta via, presto.

Buon compleanno in cielo nonna Argia, perla mia.

martedì 18 settembre 2012

Una notte quasi dark

Voglio una notte quasi dark, o più scura della notte. I tuoi sigari che non so neanche come si chiamino, ma lasciano una scia potente. Voglio che Slash lasci perdere sigarette o cobra, e si metta a sfornare un assolo assoluto (assonanza mi obbliga).

Voglio che la notte si liberi di ogni luce davvero, e che sprigioni tutta la sua potenza.

Le scoperte più significative, si conquistano di notte. Lo dicono testi seri, e - ancor più - sacri, che nella notte può arrivare la rivelazione che tu illuso pensavi di costruire con le tue piccole mani.

Voglio una notte quasi dark, e musica fino all'alba.

buona notte oscura

La gentilezza e il tiro mancino

Sono arrivati dei fiori meravigliosi. Quando mamma parla dice la verità, sempre. Anche un po' estrema. A proposito, si può accostare "un po'" a "estrema"?

Be', il fatto è che arrivano fiori meravigliosi, e anche immeritati. Ma ciò li rende ancora più magnifici, se vogliamo.

A proposito, si può accostare "più" a "magnifici"?

Uffa lasciatemi finire. Io sono commossa, e come spesso avviene, in simili circostanze Arguta arriva a sdrammatizzare. E urla: "mammmaaaaaa ma perché hai messo nell'acqua quei fiori, sono di plastica".

Dalla cucina sento un disperato: "Odddioooooo" e lei accorre, gridando: "Cos'ho fatto pensavo fossero veri".

Si tuffa sui fiori, poi mi guarda: ma ho ragione, sono veri.

E Arguta sorride: e io sono bastatda.

Il finale, scrivetelo voi.

Io ringrazio quella splendida creatura.

Un volto nella sera

La mia collega e io camminiamo nella sera. Varese è scura e silenziosa, e non c'è luce che le dia speranza stasera.

Una ragazza dai corti capelli biondi arriva dalla parte opposta. Stavo scrivendo "dalla corsia opposta", pensa come siamo conciati.

La mia collega - la mia piccola roccia - sta parlando di un universo bellissimo, tra gatti e cavalli. Ma quella ragazza, quel volto nella notte è triste e si fa strada a fatica.

Naturalmente, sono io che leggo quell'ombra, quel misto di insofferenza e tristezza. Magari è una donna felicissima.

Tuttavia, come spesso accade, non riesco a scordarmi quel volto e la parte buona di me - quindi non Arguta, tiè - vorrebbe tendere una mano verso di lei, anche ora che è lontana.

Sono rinco e ti voglio bene

Testa fusa, cuore no. Sono assolutamente rincoglionita e chissà se riesco a mettere mezzo pensiero insieme. Sai com'è arduo radunare sensazioni, frammenti di parole e convogliarle in un fiume con una direzione se non decisa, decente.


Sono rincoglionita, altrimenti non avrei mai usato l'avverbio assolutamente, che detesto.

Sono rinco, rinco, perché altrimenti mi sarei trattenuta dal pronunciare la parola cuore di cui so di abusare.

Sono rinco, ma non abbastanza da dimenticare ciò che conta. Che voglio bene a te, luce mia. Che amo chi mi sta vicino. E che non dimentico neanche un amico, anche se da rinco non so come dirglielo.

Buona serata.

Un amico gentile

Ho un amico gentile, che si carica tutto sulle spalle, che ha mille idee e quasi le realizza tutte. Che è un papà delizioso, e se spuntasse un vulcano nuovo bisognerebbe dargli il suo nome. Quando sono in difficoltà, anche se lo sussurro soltanto, si preoccupa di essermi vicino.

Tanti lo apprezzano. E' indubbio però osservare un'altra reazione: più ne fa, più viene contestato. Eppure sa ascoltare, sa difendere, non scarica mai sugli altri e costruisce con una grande dose di rispetto umano. E' la storia del mondo che narra come una persona con queste caratteristiche non possa che essere bersagliata. Ma non riesco a rassegnarmi.

Se non spronandolo a non desistere, perché porta immensi raggi di luce a tutti noi. Ecco, lo sprono all'altruismo per egoismo, guarda che contraddizione.

Forza, amico gentile.

Quando sono Marialuce

Passeggio per strada e mi sento Marialuce dei Soliti Idioti, troppo spesso. Quando vedo una scena dolorosa, quando scorgo una persona che non rientra nei nostri pur tormentati cliché, mi sfiora la domanda più terribile: che cosa devo fare? Sorrido, perché anche questo è normale normalissimo.

Oddio se sorriso vuol dire che non è normale, normalissimo, altrimenti tirerei dritto. Ma se tiro dritto, penserà che sono un mostro che se ne frega di tutto sì come canterebbe qualcuno.

E rimango lì come Harry Potter quando non gli riesce bene l'incantesimo stile teletrasporto: una gamba qui e una là, un sorriso solo a metà. Quasi quasi riprendo a giocare a tennis.

Zazà e Gabriella in un mondo perfetto

Sto ancora scavando in un cesto pieno di balocchi, alla ricerca del mondo perfetto. In un mondo perfetto, Gabriella Ferri sarebbe ancora qui e celebreremmo insieme il compleanno, con i suoi begli occhi che non allontanerebbero del tutto la tristezza, ma essa assumerebbe un tocco di recondita armonia.

In un mondo perfetto avremmo trovato Zazà e avremmo poi dato la possibilità di sparire di nuovo, mentre ridevamo masticando le delusioni e sputandole con spavalderia da monelle. E fumeremmo strani colori, grideremmo che a questa vita crediamo e persino l'amiamo.

In un mondo perfetto, la tua tomba coperta di fiori, la tua musica che scorre ogni giorno della gioia di vivere infine.

Buon compleanno in cielo.

lunedì 17 settembre 2012

Due magnifiche ragazze alle quali chiedere perdono

Questa sera di cuore vorrei chiedere perdono a due magnifiche ragazze. Sono giovani e ogni mattina assieme a un'altra che saluto con uguale affetto, mi rivolgono un sorriso e un buongiorno.

Io ricambio, più spesso il saluto che il sorriso ormai, perché quando arrivo i pensieri mi hanno già distratta. Magari perché sono rinchiusa in un problema mio o di chi amo.

Il loro sorriso fa così parte della mia vita quotidiana, che stupidamente non mi accorgo di quando è un poco forzato, di quando ricacciano le lacrime, di un momento o di un periodo storto.

Oggi leggendole su facebook, ho capito quanto io sia cieca. E chiedo loro perdono. Sono ragazze magnifiche che colorano la vita a me e non solo. Non dovrei scoprire da facebook se sono tristi... dovrei capirlo, e abbracciarlo.

Chiedo perdono a loro, e anche alla terza magnifica ragazza perché non so se sia veramente felice, a questo punto.

So che io voglio bene a loro tre, ma non so manifestarlo come vorrei. Che sguardi, aneddoti e anni indimenticabili ci hanno unite.

E magari domani non riuscirò ad abbracciarvi ugualmente, perché non ne sono sempre capace.

Ma siete tre magnifiche ragazze e il mondo sarà vostro, se lo volete.

Chiodaroli è simpatico (e non è colpa sua)

Colorado con questa conduzione non mi fa impazzire, io ero una fan di Rossella Brescia e Nicola Savino (senza mamma Maionchi).

Cerco se ci sia Pintus, mi coccolo i Panpers, guardo con piacere che c'è qualche donna in più... ma poi ecco che sorpresa deliziosa! E' tornato Stefano Chiodaroli, con una gag in veste di panettiere che mi piace assai.

Ora, si dice che i comici fuori dal palcoscenico siano tristi, e in effetti raramente ne ho incontrati di perenne buon umore: è un loro diritto, se non un loro dovere.

Chiodaroli non è solo attore comico, ma mi ricordo bene la sua simpatia quando lo incontrai in un ristorante a Varese. Istintivamente gli sorrisi, perché lo conoscevo: poi, eh già, l'avevo in casa, sul piccolo schermo. E per giustificarmi: grande in Colorado.

Era qualche tempo che in quella trasmissione non compariva, mi fece notare. E aveva affrontato anche un ruolo drammatico in un film. Gli volevo chiedere scusa, stracciarmi le vesti per la mia superficialità e la mia colpa. Lo faccio oggi ricordando quel momento e un particolare: non ha mai perso il sorriso, nonostante la mia stupidità.

Chiodaroli mi è proprio simpatico, sempre. E non è colpa sua!

Non è mai un buon giorno per piangere

Oggi è un buon giorno per piangere, mi assicura un'amica, e mi pone inoppugnabili ragioni. Le soppeso e le faccio una boccaccia: lei non scoppia  a ridere, non ce la fa, ma quelle inoppugnabili ragioni vacillano.

Tremano sulla mia mano, come se qualcuno avesse fatto loro il solletico. E penso ai guai che mi ha riportato l'amica, penso alla sofferenza di un altro, a una scena che mi ha fatto male e devo dire che potrei piangere anch'io.

Forse, quando sto per farlo, Arguta mi fa una boccaccia. Anzi, mi dà uno spintone perché è carogna profondamente. A quel punto le ottime ragioni sono cascate per terra e si sono infrante.

Non è mai un buon giorno per piangere, anche quando c'è da piangere per davvero.


Buona serata

Colpa del vicino

Ho osservato distrattamente le nuove disposizioni varate dalla Camera per la guida di un condominio, ma sono quasi certa di una cosa: tanto è sempre colpa del vicino.

Tu chiudi la porta perfettamente, lui no. Tu regoli il volume per amore della comunità, lui sempre no. Tu hai un cane educatissimo, il suo fa casino. Che sia vero o no, negli anni ti convinci che sia così, se ti lasci contagiare dalla nevrosi di condominio. E non è che con le casette vada meglio.

Tutti suonano la campanella che hai piazzato al posto dell'antico citofono. Ma il vicino no, deve venire fin sotto il muretto vicino alla finestra e chiamarti urlando. Le sue piante perdono più foglie delle tue. Per non parlare di come cucina.

La vita è insopportabile se non siamo soli. E anche se siamo soli, forse.

Pensate, persino allo stadio: ieri avevo un vicino juventino che ha voluto sapere i risultati del primo tempo. La mia squadra stava vincendo, la sua no. Mi ha strappato un sospiro preoccupato: di solito quando la Roma vince all'inizio, viene ribaltata, e alla Juve le cose vanno sempre bene. Lui annuiva e così ha fatto avverare la mia sciagurata profezia.

Colpa del vicino, senza dubbio.

Contatto de che?

Miii', troppe notifiche, troppe novità stordiscono un'antica. Non bastano i giochi (che non amo, non voglio, mi rifiuto, ma tanto chi legge ammme), ci sono così tante richieste che mi mandano  in delirio su fb.

Tipo: richiesta di contatto. Ma contatto di che? Se siamo amici ci sarà un perché e non vorrei scoprirne un altro stasera: forse ho sbagliato canzone, scusate. Comunque se siamo amici, immagino che siamo in contatto. allora perché mi mandi una richiesta di contatto?

Vuoi capire che non gioco a poker, ma neanche a poke? Il mio compleanno è scritto sulla mia bacheca, purtroppo, perché dovrei accogliere la richiesta di inserire il mio compleanno in calendario?


Ma ripeto, soprattutto questo contatto mi turba. Rimaniamo amici così, ok? Senza ulteriori contatti, che mi spaventano essendo io creatura timida.

Cuori in affitto e piccole pesti

Gli piacevano le piccole pesti, ma ognuno volta che vedo la sua foto ripenso a Tre cuori in affitto. A come ci affascinavano telefilm come questo, in cui la più o meno civile convivenza tra sessi ci pareva incredibile. E difatti nella realtà ci saremmo scannati.


I volti dall'innata simpatia come quello di John Ritter rimangono impressi per anni, con gli anni. Un antidoto a scomparse premature come la sua. Auguri in cielo.

domenica 16 settembre 2012

Conto i giorni

Conto i giorni, perché ho voglia di addentare nuove sfide, respirare nuove emozioni, abbracciarti in modo diverso.

Conto i giorni perché mi annoia e mi svuota rimuginare sul passato, sentire le lamentele di chi lo vuole rincorrere, rimanere ancorata a me stessa. Voglio imparare...

Conto i giorni, anche se non so fino a quanto contare potremo, né m'importa. Conto i giorni, perché il futuro mi intriga.

Ma sono devota a questo giorno di gioia, condiviso con chi amo, e chiamata da chi non mi aspettavo nella mia cecità.

Buona notte, questa notte, ogni notte.

Mr. Magoo e le stelle

Mr. Magoo è comparso in rete e ha messo a soqquadro tutti i ricordi. Mi sono messa a rincorrerlo, ma - supergulp - quanto veloce l'hanno disegnato.

Sono uscita e non si vedevano stelle, così oltre a lui rischiavo di perdere i miei sogni. Ma quando ero sul punto di piangere, in tasca ho sentito qualcosa: era una penna luminosa. Così ho disegnato e ritrovato le stelle. E credo che anche lui tornerà.

Stasera bevo Arneis

Stasera bevo Arneis, fresco al punto giusto, perché ho vinto. E lo bevo, anche perché ho perso.

Bevo un delizioso Arneis che scorre dalla mie colline piemontesi e allungo la mano per accarezzare le viti. Lo bevo perché bere non dovrei, ma chissenefrega.
Lo bevo perché piace anche a te e i tuoi occhi brillano quando si affaccia curioso nel bicchiere.

Buona serata.

Merito nostro, colpa nostra

La Lazio era proprio un segno premonitore: ma dalla Roma mi aspetto di tutto, e anche e soprattutto il mea culpa di Zeman. Adesso qualcuno scenderà dal carro e ci sentiremo tutti più leggeri.

Colpa nostra, amen. Ripartiamo.

Ma la mia Pro? Devastante nella sua cocciutaggine della ripresa: mica potevamo mandar giù biscotti dai riminesi, abbiamo già dato. E allora via... Che gioia essere allo Speroni con gli amici e condividere una cavalcata simile.

Con un pensiero speciale per un papà speciale lassù: ogni gol è un fiore, bellissimo, per lui.

Il calcio e un piacere

Un pomeriggio che calcisticamente così male con la Lazio in crescendo (perdona, amico), qualcuno lo raddrizzi per favore.

Oggi è un giorno triste per noi famiglia biancoblù, perché un amico ha perso una persona carissima. E noi andiamo allo stadio per stare insieme e sostenere la nostra Pro Patria, con un po' di magone. Ma anche per questo chiediamo un piacere alle tigri, di strappare un sorriso a noi, forse per un istante anche a lui.

Forza Pro Patria. E Roma non dico niente, vedi ieri.

I pesci e i baci nei film di Rock Hudson

Un fulmine nella tv, replicosa, noiosa o sanguinosa, e compare lui, Rock Hudson alle prese con eccesso di aiuti nella pesca. Ora, memorabili sono i baci con iniezione di scene extra da film d'epoca, su cui domina quella dello scontro tra treni.

Ma mi resta un mezzo sospiro sugli universi perfetti in cui vedevi comparire Rock Hudson. Dove se eri un imbroglione e poi confessavi, venivi silurato ma poi premiato per la sincerità ritrovata. Mentre oggi spesso ci sembra che gli imbroglioni, per niente rei confessi, siano gli unici ricompensati.

Un mondo perfetto, dove persino lui non sapeva nuotare, e dove un orso poteva essere scacciato (non cacciato) da una donna esile che gli tirava una scatoletta.

Apparenze, sicuramente, ma ogni tanto non vi mancano?

Il riiiisotto

C'è il risotto e il riiiisotto. Così come corre una colossale differenza tra la cotta e l'amore.


Ci sono piatti magistrali che attirano l'occhio e forse accontentano pure il palato, eppure non iniettano alcuna emozione destinata a rimanere.


Invece, quando tu mi prepari il risotto, la mia i si prolunga in un bacio grato. Che non se ne va, come il profumo del tuo riso.

Gli animaletti della mia Amica

Ogni amico riesce a dipingerti la giornata con i propri colori e te la regala come un ritratto senza prezzo. In questa tavolozza quotidiana entrano gli animaletti della mia Amica...

Ogni giorno compaiono, teneri, buffi, minuscoli o immensi, e mi dispensano un sorriso. Un sorriso magari non bello come il suo, ma che attinge alla sua luce. Grazie.

Cortesemente

Chiedo scusa delle intemperanze di Arguta Paffuta che ieri mi ha impedito di essere gentile. A volte lei ha la dannata impressione - mi spiega - che se ti comporti cortesemente con specie per niente effimere come arrogantelli e ingrati, sei scambiata senza dubbio per ciula.

Questi e altri indegni pensieri mi trasmette e io mi ribello, vi assicuro, ma lei è troppo insistente e io preferisco vivere tranquillamente.

Oggi ho in mano la situazione io e cortesemente ho deciso che non sarò cortese con chi è maleducato. Mi approfitterò della mia scarsa vista per neanche scorgerlo.

Perché non si pretende la luna. Si può essere gentili anche nelle circostanze più delicate.

A tale proposito mi ricordo la civile conversazione con un ultrà di squadra pesantemente avversaria, incrociato una sera in un locale. Era vagamente alterato quando si avvicinò e mi disse
- cortesemente, faresti l'amore con me?
Io rimasi conquistata dal suo stile: no, mi spiace.

E lui: va bene, grazie, buona serata.

Ecco.

Il tenente e l'attesa

Vorrei tenere ancora accesa la tv, e sogno che tu giochi ancora un poco al gatto e al topo con il colpevole.

Tenente Colombo. Ad aspettarmi perché dovevo preparare la cena. sobria dopo il pranzo che volevo reale. Io in giro, tu paziente ad attendermi la domenica. Intanto, c'era il tenente Colombo.

Adesso scorrono le immagini e tu non ci sei. Ma so che lassù mi aspetti, comunque. E forse oggi brindi con Peter Falk, al suo compleanno e ai suoi delitti risolti, aspettando me.


sabato 15 settembre 2012

Il terrore della notte

Tu mi chiami, ma non riesco a staccarmi da questa tastiera. Sono come ipnotizzata.

Ti ricordi quel ronzio sinistro che allietava i nostri incubi? adesso si è fatto più vicino. Anche doppio, a essere fiscali. Ha persino dei colori, verdolini. E o vacillo io oppure vola.

Il terrore della notte è questo piccolo alieno; così spengo tutto e scappo, scappo nel buio. Il terrore della notte tu dici che vola benissimo nell'oscurità.

Ma io non ti credo. Non ti crederò mai, o finché non udirò da vicino quel ronzio sinistro.

Tu

Non preoccuparti, non ho acceso a tradimento il cd sintonizzato su Umberto Tozzi.

E sarò seria, serissima. Ti vedo felice perché hai sfamato tutti i mici, e anche i randagi ormai si avvicinano fiduciosi. Anche oggi hai sfacchinato per tutti, persino per loro. Ma stasera con il tuo sigaro davanti al camino, sai che puoi persino sentirti felice.

E io lo sono più di te, perché sei la perla nella mia vita, io nascosta con un sorriso tra i tuoi mici.

Notte...

La vedi dura

La vedi dura, ma non è il tempo che l'ha irrigidita o rafforzata.

La vedi dura, ma non che nel suo cuore si sia insinuata la pietra.

La vedi dura, ma non è perché non lascia più entrare nulla nell'anima.

La vedi dura, perché ti affidi a stupidi occhiali e non allunghi la mano.

Altrimenti scopriresti quanto sia morbida, ma ti aspetterebbero anche altre sgradevoli sensazioni.

Con questo pessimo e perfido enigma Arguta paffuta augura una buona notte.

Pagliuzze e oro

Pagliuzze, lasciale in mano a chi le ama. Si mettano anche a contarle, mentre corri fuori dalla notte.

Pagliuzze a chi è attratto da esse. E oro a chi lo cerca, con il cuore. Oro vero, non quello che balla nell'economia irreale o che brilla su teste girevoli.

La notte si libera delle pagliuzze e va in cerca di te.

Il campionato per noi

Incontro nella mia nordica terra un mio compagno di tifo giallorosso. E' una vita che non ci vediamo, ma le battute preliminari (come stai, cosa fai, dove vai) rubano cinque secondi.

Il discorso si sposta sull'Argomento. Mmm, Osvaldo eh? E il Pupone? Sempre magggico. Passiamo dai loro gusti musicali al terreno di gioco. E lì il mio collega di tifo mi fa rabbrividire iniziando una frase: ah quest'anno...

Il mio sguardo si colora di terrore scaramantico e molto di più: Quest'anno che? 
Lui ricambia l'occhiata e conclude: ce possiamo divertì.

Ecco.

Lo zaino col sorriso

Ho visto un uomo con lo zaino, ed era uno zaino pesante. Ma prima di scorgere entrambi, mi ha colpito un sorriso.

Era sul volto dell'uomo, che quel carico trasportava e si chinava da una parte; tuttavia, ciò non gli impediva di sorridere. E pensavo a quante persone camminano sorridenti per strada oppure offrono calore a chi incontrano, con uno zaino molto più pesante e invisibile.

Perché ci fidiamo di Tommy Lee Jones

Oggi compie qualche annetto Tommy Lee Jones. E per me Tommy Lee Jones. Sarà perché mi è rimasta impressa la figura da lui interpretata nella caccia a Harrison Ford, poi finalmente addomesticata a ragionevolezza.

Ma in fondo me per la sua espressione grida così: guarda che sembro un duro, e non sto ad ascoltare, perché so cosa fare e quando farlo. Però, se insisti, se alzi la voce solo un pochino, io ti strizzo l'occhio e abbiamo trovato un accordo. Lotteremo insieme per la giustizia. Anzi, tu rilassati che lo faccio io.

Mi fido di lui. Così mi siedo e aspetto una torta con le candeline di Tommy Lee Jones. Auguri.

Neil e la libertà nell'oceano

Neil Armstrong nello spazio, libero ma fino a un certo punto: quella tuta, tutti gli accessori tecnologici, sembravano ingabbiare il viaggio più importante della storia.

Neil  nell'oceano, libero davvero. Senza nulla che lo freni, le sue ceneri consegnate all'acqua che a noi sembra infinita, la sua anima con una libertà più forte ancora.

Anche la mia seconda mamma ha scelto l'oceano come ultima sua casa terrena. 


Nella mia mente, le loro scelte si intrecciano prima di sciogliersi in un'unica libertà.

Il sogno della maturità

Ecco, è successo. Ho sognato la maturità. Mi era successo una volta sola in... diciamo dieci anni. Scommetto che è colpa degli anatemi del prof al quale ho fatto gli auguri nei giorni scorsi, prof che peraltro non c'entra con quegli esami. Aveva avuto la prudenza di andarsene, per allora.

Però devo dire che recentemente, in un momento doloroso, ho incontro l'insegnante che ci tenne sotto la sua ala protettiva in quell'estate di... dieci anni fa. Le ho confessato la verità, che dunque posso rivelare anche qui. Quando ci dissero che la nostra prof nella commissione era lei, fummo colti da un brivido, perché ci pareva severa. Invece, si rivelò molto più materna del previsto.

Quando l'ho sussurrato, pochi mesi fa (questa data è indiscutibile), lei ha sorriso. Ha mandato giù tutto, anche che la sottoscritta cambiasse la materia 24 ore prima dell'orale, colta da una crisi di identità artistica. Mi ricordo il giorno intero chiusa in casa per rimediare alla mia noncuranza verso alcuni aspetti della letteratura italiana, studi intervallati dal pianoforte. E dagli Iron Maiden: ma per ripassare la Rima del vecchio marinaio, che avete capito.

Non so se fosse peggio quel giorno o questo sogno. Ma avendo in quella circostanza 19 anni, voto per la due.

venerdì 14 settembre 2012

L'unica cosa di Mourihno

L'unica cosa che condivido con Mourinho è la sua versione del mio mitico Pintus, rafforzata da Arguta Paffuta. Anche se Pintus non dev'essere rafforzato da nessuno.

E come lui, dopo una lieve insistenza, di fronte al muretto scalcagnato e ostinato, alzo le spalle. Così mormoro "No me importa, no me interessa, no es problema mio".

Prima di correre da te.

Sono un mago

Sono un mago. Che gli altri lo sappiano o no... amen. Be', ora lo sapete.

Non lo sapevo nemmeno io, ma c'è chi mi ha messo davanti all'evidenza: sono proprio un mago. Ovvio che io non dica strega, mi aspetterei il vostro sorridetto. E se dicessi fata, o qualcuno mi trascinerebbe davanti alla bilancia oppure mi griderebbe: a fataaa.

Per questo opto per il mago. In fondo, mi donerebbe pure il cappello.

Sono un mago. Che io lo sappia o no.

Il cane, il postino e la certezza

Sobbalzo all'abbaiare grintoso di un cane, un cagnolino dall'ombra che intravedo dietro il cespuglio. Corre avanti e indietro, e ringhia, strepita.

Che io non emetta l'energia positiva che vuole Dog Whisperer? Accidenti, e come faccio da futura padrona (padrona non mi piace, ma se metto mamma o amica il guru della tv mi spara) di un ciapottino?

Finché il mio cuore si rischiara: sta passando un postino.

Ah, che belle le certezze che non tramontano, come un cane che abbaia al rumore del motorino del portalettere.

Grazie. Woof.

L'entusiasta

C'è anche lei, e non so se sia un'eccezione, ma è un piacere.

Qualsiasi cosa tu le chieda, risuona un sì così felice che ti viene voglia di domandarle qualcos'altro. E se  proprio non può, sembra così triste che ti viene voglia di chiederle scusa.

L'entusiasta esiste, e quando è una donna, mi sento ancora più felice. Vorrei chiederle ripetizioni, ma credo che sia una materia segreta.

Ssssssì.

Le voci, che paura

Ecco che escono dal cilindro, dai tubi delle cantine dove purtroppo la gente non beve, dai sentieri più nascosti e sfociano nelle piazze, nelle vie, nei luoghi importanti o nascosti.

Sono le voci... Chi le diffonde ha una cosa che gli invidio, lo ammetto: il tempo libero. Ma tant'è, mica si può avere tutto.

Penso solo che dare retta alle voci di solito è abbastanza ridicolo. Ma sentirle, penso sia pericoloso. Almeno, un po' di letture e film del terrore mi fanno pensare così.

Mi crogiolo nelle risate, che con il loro volume superano ogni altro rumore.

Occhio se senti una voce... potresti perdere la testa anche tu. Ah ah.

la vostra devota Arguta Paffuta

giovedì 13 settembre 2012

La pazienza, per fortuna

La pazienza è finita. Stava già vacillando al tentativo, malpremiato, di una buona azione: peggio per te, Argi, le buone azioni non cercano ricompensa.

La pazienza è finita, ma per fortuna non ne ho più bisogno per stasera.

Buon riposo.

Dolce notte, folle gente

Il vento non si è levato di torno, perché si è affezionato e lo lascio entrare nello spiraglio di una finestra capricciosa. Lo ascolto un poco, prima di vivere questa notte.

Dolce. Folle. Di grandi rivelazioni o piccole paure. Che importa, se i passi sono appena udibili nel buio: sono fermi, verso il riposo e il viaggio dentro di sé.

Scegliete l'aggettivo che volete. Dolce notte, folle gente. O il contrario, o nessun aggettivo possa entrare nei vostri sogni, potente e autarchico sostantivo.

Vuoi ridere?

Istruzioni per combattere questo malumore imperante, che scorre tra tutti e ti dovrebbe lasciare indenne.

Perché sei felice. Punto, e in grassetto. Affacciarsi allo specchio e osservarsi con attenzione. Linguaccia d'esordio, torcere un poco il naso, mordersi le labbra, strabuzzare gli occhi.

Be', siete lì ancora musoni? Ridete un po' con me. E se non avete uno specchio, siete vampiri o saggi, per cui mi siete simpatici. Sto ridendo.

Chiamale se vuoi occasioni

I famosi "altri" li definiranno problemi e si divideranno tra il piagnucolare e l'infuriarsi, oppure cercheranno una via di fuga.

Io preferisco chiamarle occasioni. Prendere questi strani oggetti e plasmarli per provare a crescere un poco. Più forti, più belli o più decisi... scegliete voi il più che vi aggrada.

E chiamatele, se volete, occasioni.

Promessa di dolcezza

L'ho promesso, manterrò. Voglio essere dolce, uno zucchero filato e persino estenuante.

C'è bisogno di dolcezza al mondo, e per prima cosa oggi mangerò un gelato. Di merenda. E se tirerò tardi, niente panino alla mortadella. Piuttosto, una bella crostata. Se il sonno non viene, due geppini di cioccolato.

Sarò dolce fino allo sfinimento. Poi, domani, mi alzerò e mi peserò. E diventerò che più acida non si può. Promesso anche questo.

Chi oscura chi?

Ci sono persone che si ritengono rapidamente oscurate, e ti spengono la luce quando meno te l'aspetti. Non capendo che alla fine, al buio rimangono anche loro.

e quando lo comprenderanno, eccolo riaccendere in tutta fretta.
Per ritrovarsi sole sotto i fari.


L'ambasciatore, il mondo e ciò che mi fa male

Mi strazia che ammazzino gli ambasciatori, e annientino frammenti di regole sopravvissute alla storia. Perché forse l'unica certezza nel tempo è nella barbarie, alla fine.

Mi strazia che i bambini siano uccisi o usati come scudi. Ogni vittima innocente mi getta nello sconforto.

E mi addolora che c'è chi contrappone i morti ai morti. Come se non potessimo essere fratelli nemmeno un istante, in quell'istante che tutti ci accomuna.

Capirti e il pericolo

C'è sempre il pericolo di non capirti, e quindi in linea di massima starei attenta a ciò che dici.

Eppure ho un'altra angoscia, un altro dubbio che mi assilla. Il rischio che mi spaventa di più, è quello di capirti.

Arguta Paffuta

Piangina

Qualcuno di voi mi sta istigando a scovare le specie più dannose per l'umanità. O anche, egoisticamente, solo per me, piccola Malu.


Uuuuh, me ne viene in mente una. Il Piangina! Sì, è quello che si rivolge a voi con messaggi lamentosi, neanche troppo subliminali (richiederebbe un lavoro interiore), perché sa che contate abbastanza per arrivare fino a tre, ma non contate abbastanza per mandarlo a vaffanpanka. Se fosse un uomo (o donna), assumerebbe tono imperioso per i suoi diritti con chi ha potere se non assoluto, vagamente effettivo.

Ma ci vuole coraggio. Piangina preferisce brontolare con chi non può ribaltarlo, sperando che passi il messaggio a chi di dovere.

Be', nel mio caso non funziona. Perché preferisco ascoltare chi ha reali ragioni per piangere. Anche perché in genere non chiede, e bisogna scovarlo per aiutarlo: ai miei occhi merita dannatamente di più.

mercoledì 12 settembre 2012

Il vento anche di notte

Il vento di notte gioca con più impeto, e non si cura di tutti noi. Così - penso - potremmo non degnare di  attenzione questo pazzerello, che ci scompiglia pensieri e sogni.

Chiudo gli occhi, ma lui gioca, gioca, e non solo mi risveglia: mi afferra un lembo di sonno, proprio quando sto per stenderlo.

Che sia per fermarmi e consentirmi che un ultimo, dolcissimo pensiero vada a te?

Bla, dice Arguta Paffuta, che pensiero orrendamente romantico. Ha ragione, e lo rinnego. Penso a te con uguale dolcezza. Ma faccio una pernacchia al vento. Ecco.

Un sogno birbante

So che arriverà di soppiatto. Un sogno birbante, di quelli che non ti cambiano la vita, e non gettano luce su un dubbio.

Ma scivolano nei tuoi pensieri trasformandoli in colori e suoni. Un sogno birbante, che ti pizzica e ti fa ridere mentre la notte è silenziosa. E forse svegli qualcuno che era immerso in un incubo o tieni compagnia a chi non dorme affatto.

Non credi che sia un bel giorno?

Non credi che sia un bel giorno quello in cui ti sforzi di fare ciò che ritieni giusto, o doveroso, o un altro aggettivo che volete voi?

Indipendentemente dall'esito o no. Ancor meno dal riconoscimento, se arriverà o no.

Se ci sarà il temporale, vi siete prima goduti un sole che sembrava tutto vostro e voi spontaneamente l'avete offerto. Oppure il vento sta dominando ora tutti, ma non il vostro cuore.


Non credi che sia un bel giorno quello che termina con un grazie?

Quello che importa veramente

Quando il mondo ti grida che sta andando a rotoli, o non sta troppo bene.

Quando non sai quando riuscirai a conquistare il nuovo cd del tuo gruppo preferito, o quando ti poni esistenziali interrogativi tipo: chi sei, cosa vuoi e perché ti stai interrogando su tutto questo.

Quando sai quando inizi a fare qualcosa, non quando finirai, e quando non riesci a farti capire nonostante ti sembrasse di essere nato in Italia e questa lingua parlare.

C'è solo una cosa che importa veramente: un succulento panino al gruviera e alla mortadella.

Testa e giacca

Che bello camminare al calduccio, raccogliere i pareri della gente e gustarsi un caffè finale.

Che brutto rendersi conto di aver smarrito tre cose fondamentali nel bar, quando sei già spinto verso nuove frontiere. Avverti un brivido e metti la giacca, ma non c'è. A ben guardare, manca all'appello anche l'ombrello.

Allora torni con la testa bassa nel bar: scusi ho dimenticato qui giacca, ombrello e testa.

L'onnipotente

Mi viene in mente una scena di "Quattro mosche di velluto grigio". Niente di spaventoso, anche se il film è di Dario Argento. C'era il grande Bud Spencer, che se non erro finisce male nella pellicola, che si faceva chiamare Dio.

Ma un giorno il protagonista si rivolge a lui con questo impegnativo nome, e lui replica: chiamami Dio onnipotente.

Sembra un simpatico scambio di battute, ma vi rendete conto quante persone si alzano la mattina con la stessa richiesta?

E io non le chiamo, tiè.

buona giornata a noi umani e un pensiero grato all'Unico Onnipotente.

Abba d'Orazio

Questi auguri sgorgano dal cuore, ma anche per rendere felice un'Amica.

Il grande Stefano D'Orazio... Va bene, abbasso i toni, perché non sono una fan dei Pooh, nonostante la mia devozione a Pensiero fin da piccola.

E' che Stefano balla da solo e mi esalta che gli Abba gli abbiano affidato la versione italiana di Mamma mia, per me il best dei best dei best dal punto di vista dance. Versione preferita a dire il vero quella della mitica Priscilla.

Comunque... Non restare chiuso qui... Augurio.

martedì 11 settembre 2012

Salmone, tabacco e forrest

Finalmente ammetti che il salmone scozzese è unico, e il vino che hai scelto è magnifico. Non potrei, ma lo sorseggio con te. E cerco di rubare anche un goccio di Talisker dopo interminabili settimane, scoprendo con stupore un più accentuato retrogusto di tabacco.

Sapori straordinari, ma l'unico da tenere dentro, senza sosta, sei tu. Anche quando le chiacchiere si stingono e afferriamo il finale di Forrest Gump.

Ogni mio giorno sei tu, ogni mia notte.

Notte a tutti quelli che cercano un gusto unico.