sabato 31 marzo 2018

Notte ed eccomi

Non ho colto e forse non coglierò cosa sia risorgere. Toccare il buio profondo e trovare frammenti di luce sulle dita, che crescono.

Eppure cercando tanto, qualcosa ho trovato. Il sapore e la bellezza di nascere: scoprire i primi movimenti dell'anima, i colori dei sogni, le luci e le ombre dei miei talenti.

Eccomi. L'ho detto, infine, e mi sono messa in cammino. In una notte così silenziosa sento i miei passi, attendendo i tuoi.

Notte ed eccomi 

Dialoghi reali - dammi il cinqu(anta)

- Non trovo più il portafoglio.

- Accidenti.

- A dire il vero, è il portamonete.

- Meno male, dai.

- Però c'erano dentro cinquanta euro, li avevo messi provvisoriamente.

- Accidenti.

Un'ora dopo.

- Ho trovato il portafoglio. Era sempre stato nella borsa, ma non lo vedevo.

- … Bene, dai. Erano sempre cinquanta euro…

- C'erano cinquanta centesimi, però. I cinquanta euro, li avevo già tolti.

venerdì 30 marzo 2018

Carry on My Wayward Son - canzone per la notte

Ci sono canzoni in cui il mare ruggisce dentro. Ti racconta tutto ciò che aveva solo sussurrato, con l'aiuto delle chitarre.

Tipo che devi andare avanti, domare le sue onde e persino te stesso. Nella furia della tempesta, senti le voci che ti incitano. Che ti raccontano che la pace verrà più tardi, semmai. Eppure ti invitano a posare la testa stanca.

Andare avanti, contro raffiche di vento e graffiate d'acqua. Non illudersi mai di vedere. E ti verrebbe voglia di credere

There'll be peace when you are done



Carry on my wayward son, Kansas, canzone per la notte.


giovedì 29 marzo 2018

Più forti delle buche

Finalmente una buca amica: quella in cui la testardaggine dell'asfalto morente, che si sbriciola ma non molla, lascia lo spazio a una pianticella più cocciuta di lui.

Spesso raccolgo i vari sfottò su Roma, anche per la questione voragine. Io cinque anni fa sono cascata nella capitale, e malamente, senza peraltro poter accusare una buca, ma quella bella pavimentazione troppo storica per le mie caviglie. Nella mia città situata nel cuore della Lombardia efficiente, sono caduta pochi mesi fa e questa volta sì, c'entrava un cratere disseminato lungo la via.

Cratere che naturalmente esiste ancora, anzi si è accentuato, a pochi metri dalla scuola.

Ma più forte delle buche è la speranza. Anche quella di una pianticella che prende casa in un simbolo di degrado e decide di abbellirlo per un po'.

L'unica tristezza è che la piantina non sia eterna. La buca, invece, sì.

Notte e momenti tutti per noi

Nella folla, in una festa, in una pioggia che si prende gioco di tutto, si creano un varco i momenti tutti per noi.

Sono quelli in cui nessuno può entrare, forse persino se non chiudi la porta, inavvertitamente.

Tutto attorno ti sembra anche invitante, ma purché resti lì, dietro la finestra un po' appannata dai respiri e dalle conversazioni.

Momenti tutti per noi, che non scivolano per la pioggia.

Notte e momenti tutti per noi.

L'amica che per prima

Torna rapidamente lei, l'amica di una vita. Quella hai incontrato per prima. Per prima con lei hai giocato, bisticciato, studiato, condiviso la festa della cresima, frequentato la scuola guida.

Così diverse, da essere sorelle. Da andarsene via a lungo e poi ritrovarsi come se fosse ieri, in diverse fasi dell'esistenza: forse, è proprio così, solo ieri.

L'amica che per prima taglia il traguardo del mezzo secolo e tu mica sei sicura che le donerai qualcosa che apprezzerà.

Perché l'amica che per prima con te ha fatto tutto ciò che le amiche fanno, è sempre un mistero. Ti sorprende, ti disorienta, anche quando sai benissimo cosa aspettarti.

L'amica che per prima, riparte con te.


mercoledì 28 marzo 2018

Notte e primo: tutto è secondario

Incontri un soffio di vento più gelido o qualcuno che aveva cercato di ferirti: non importa poi molto. Ti fermi ad assaporare quella brezza che punge; puoi anche prendere un caffè e scherzare come se non fosse mai successo niente.

Forse, niente è successo. Accade, quando non importa poi molto.

Hai fatto tutto o hai scordato qualcosa: la differenza, non importa poi molto.

Ce la farai oppure perderai altri frammenti di te, magari i più preziosi: amen, non importa poi molto.

Importa che stai ancora attraversando questo gioco serio di nome vita.

Di tutto il resto, non importa poi molto. Primo: tutto è secondario.

Notte e non importa mai molto.


La mia prima ribellione (mi scusi, suora)

Se n'è andata la suora dell'asilo. Strano che io la definisca così, considerando come io avessi un volto e un nome stampati nella flebile memoria di quegli anni: la mia adorata suor Adriana. Dopo varie tribolazioni, mi convinse che andare lì non fosse così male.

Improvvisamente, c'era una stanza luminosa, che sfociava su un cortile traboccante di giochi. Vi ho trovato persino l'amica di una vita. Ce la posso fare.

Nei mesi precedenti, tuttavia, avevo opposto fiera resistenza. Ero entrata nell'asilo con tutta la determinazione a ribellarmi, dietro il volto di angelo smarrito. C'era suor Giuseppina e con lei pulivo le uova, svogliatamente.

Un giorno, a tavola trovai spezzatino e piselli. Non volli saperne di mangiarli. Fu la mia prima ribellione fuori dal campo amico di casa. E fui talmente determinata, che non me ne nutrii per altri trent'anni.

Qualche anno fa, l'ho rivista, al funerale del papà della mia amica di una vita. Strattonai mia madre, ma quella è la suora dell'asilo. La mamma non la riconobbe, un altro ex bambino sì.

Solo oggi apprendo che se n'è andata e vorrei chiederle scusa di aver sperimentato subito la mia natura rompi. E intanto ringraziarla. Di aver sopportato per anni questo ricordo mascherato: perché lei era una donna speciale e solo con una donna speciale io potevo decidere di intraprendere la mia prima ribellione.

Grazie, mia cara, fin lassù.

martedì 27 marzo 2018

Notte e soltanto tre giorni (per sognare)

Poche ore e i miei dicevano sì. Poi, soltanto tre giorni via. Il tempo di lasciare il resto del mondo, di sognare, no anzi smettere di sognare, almeno per finta, e progettare, respirare un futuro. Persino me.

Soltanto tre giorni, prima di tornare a compiere ciò che sentivano come il proprio dovere, tutti i giorni. E tutti quei giorni acquisivano un sapore grazie a quelle tre giornate che avevano tracciato la strada. Perché sognare e vivere, non sono poi così distanti, papà e mamma.

Notte e soltanto tre giorni (per sognare)

lunedì 26 marzo 2018

Solo "a modo"

Talmente schiava di Velenilandia, mi sono trovata a leggere i commenti sulla scomparsa di Fabrizio Frizzi per credere in un mondo diverso.

Sì, non so bene come sia caduta in questo vortice: sotto un post che riportava la triste notizia, ho letto uno dopo l'altro i messaggi di cordoglio. Incredibilmente, nessuno che faceva una battuta idiota, che mancava di rispetto.

Una medicina insolita, quella lettura: difatti, i commenti abitualmente li schivo come la peste, persino quando c'è un lutto. I tempi social calpestano anche la regola di rispettare chi se n'è andato.

Fabrizio Frizzi era un signore, un galantuomo. Lo so persino io, che fuggo la televisione con una naturale costanza. Qualche volta accendevo e mi fermavo, se c'era lui.

Ma non so spiegarmi, nemmeno di fronte a tutte le analisi su di lui, come mai siamo diventati umani. Tante parole, poi ci pensa ancora una volta mia madre a chiarirmi le idee (no, ancora una volta è troppo dai, che ne è del conflitto generazionale, correggo: come talvolta accade).

- Era una persona a modo.

Lo ripete, dopo un po', e io credo che sia una definizione semplice e per questo bellissima.

Era a modo.

Solo "a modo", e già spalanca il cuore verso il ricordo di una persona e verso una speranza. Che lo stile non sia un optional in disuso, che venga premiato con l'affetto e che possa vivere, per sempre.

Notte e ogni tanto un come stai

Ogni tanto, un "come stai". Pensa come suonerebbe bene. Tra pretese, lagne, giudizi e convinzione di poter sapere tutto ciò che stai facendo.

Come stai? Magari fermarsi anche ad ascoltare la risposta. Magari no: del resto, sarebbe già un balsamo per far sentire meglio.

Mentre scorre il mondo e pure tu, un'isola dove fermarsi un istante, prima di ripartire o di decidere che si può anche sostare di più e specchiarsi in un mare di umanità

Notte e ogni tanto un come stai.

Mai più al riparo

Poso gli occhiali da sole sul tavolino, per contemplare meglio una delizia. 

Mai più al riparo dalla dolcezza, anche se significa pure dalla crudeltà. Momenti da gustare, al prezzo di ogni sapore. Attorno, il fruscio del ramo di ulivi e la sensazione che qualcosa  possa cambiare.

Mai più al riparo, perché c'è troppo da vivere. 

domenica 25 marzo 2018

Notte e il silenzio in carrozza

Varcato il ponte, il silenzio si fa più spesso. Capisco lentamente di essere rimasta da sola in carrozza.

Butterei un sasso nell'acqua per sentirne l'eco, invece ne approfitto e ascolto questo vuoto per qualche minuto ancora. Arriverò a un binario conosciuto, che mi sembrerà proiettato nel nulla. Scendo e incontro operai che febbrilmente stanno armeggiando attorno a un impianto.

Il loro, l'unico rumore in una domenica lenta a prendere vita.

Il silenzio in carrozza, la vita che si racconta senza fare fracasso, scivolano dentro la notte anche adesso che tutti hanno avuto qualcosa da dire.

notte e il silenzio in carrozza

sabato 24 marzo 2018

La bellezza perdona

La bellezza del fiume che si apre alla giornata, sembra perdonare tutto.

Anche il velo di sporcizia su un finestrino. E perfino l'abitudine che per un attimo non ti aveva fatto voltare lo sguardo.

La bellezza così fragile da diventare potente sotto le luci della vita che riprende. 

Notte e dov'ero finita, primavera

Sfrecciando ragionevolmente, trovo un primo segnale di rallentamento.

Una piantina si è già colorata di rosa, un'altra ha messo germogli robusti. Allora mi chiedo: dov'ero finita, primavera? Così distratta da perderti.

Un'altra voce mi sgrida: che bambina ad emozionarti per fiori che rincorrono il proprio destino.

Poi, mentre faccio la spesa, scopro che c'è una fila: la gelateria di fronte si è rimessa al lavoro. Oh sì che sono bambina e mi ritrovo.

Notte e dov'ero finita, primavera.

La verità sullo sfondo

Frughiamo vicino e lontano, alla ricerca di qualcosa che ci sazi.

Io sono felice quando qualcosa cerco che sappia farmi cercare ancora. La verità sullo sfondo o sotto i miei occhi, travestita nelle sfumature che non la attenuano. 

E lo Sguardo che la rincorre, ancora.

venerdì 23 marzo 2018

Notte e volevo costruire

Tranne una precoce tentazione di fare la parrucchiera, forse suggestionata dall'abilità del nonno barbiere, ho poi coltivato altri desideri.

Il meccanico, ad esempio. E andavo in fibrillazione quando si rompeva qualcosa, perché potevo rimontarlo.

Poi, ho cominciato a seguire "Bob the Builder" con il mio piccolo e sono andata in fibrillazione, perché ho capito cosa volevo fare veramente.

Volevo costruire.

Chissà perché poi  mi sono ritrovata a plasmare così incerto materiale. Le parole, a volte come pietre, a volte inconsistenti come quelli che le riversano in quantità.

Notte e volevo costruire.

Io fieramente sentimentale

Quando non sanno come ferirti, balbettano banalità varie, del tipo: ma che ti prende? Oppure ti danno apertamente della sentimentale.

Un marchio di fabbrica da femmina, altro termine che usano ormai solo loro. Perché io sono una persona, di sesso femminile fieramente. 

Quando mi danno della sentimentale, persino quando me lo rifilo io persino, penso a te, nonno Giannino.

Un uomo, immenso ai miei occhi. Così grande… non hai preso in braccio in me, nelle mie foto, ma il mio ugualmente immenso papà sì. E so che quando c'era qualcosa che ti sfiorava, ti segnava. Un'opera lirica, la sofferenza di tuo figlio, una perdita amara.

Ti rivedo in ogni istante, che non abbiamo condiviso. Quando ti sei trovato la casa depredata. Quando hai accompagnato tuo figlio sulla tomba dei tuoi fratelli. 

E quando hai trovato la soluzione a un dolore superato: scampato pericolo, beviamo un bicchiere.

Io sono una sentimentale, come te. E non mi faccio calpestare da alcuna osservazione banale.

Io seguo le tue orme, testarda e leale. Come quando passo davanti alla lapide dei tuoi fratelli. Si chiamano Paolo ed Enrico, bello e delicato il primo, il secondo solo apparentemente più forte. Quando li lascio, dopo una preghiera, li sento che mi inseguono come miei guardiani.

Quasi quanto te.

Io fieramente sentimentale, nonno Giannino.

Io una Lualdi. 

Tutto quello che non piace a me (nessun diritto)

Sarà perché ho sempre assaggiato quasi tutto nella vita, ma da qualche tempo mi fermo e respiro per dire anche ciò che non mi piace affatto. Scelgo, con decisione che non vuole essere arroganza: e se poi lo fosse, amen.

Mi piacciono i divani dove riposare, quando sei sfinito o anche solo pigro. Non quelli su cui spettegolare, mentre gli altri provano a vivere.

Non mi piace sentirmi dire cosa devo fare, soprattutto da chi non lo fa affatto. E non mi piace indossare maschere, perché poi ti si incollano sulla pelle.

Mi piace ridere per niente, ma piangere per niente, no.

E nessun diritto ho di dire agli altri di non fare ciò che non mi piace. Ma neanche di subirlo.


giovedì 22 marzo 2018

Notte e il mio piccolo (è più grande di me)

Contemplo il cuore che mi ha inviato, muta risposta al mio messaggio. Così penso: il mio piccolo, è più grande di me.

Non è più piccolo, lo so, ormai è un giovanotto. Ma quando accadde a me, ciò che sta vivendo lui, perdere una piccola e fondamentale amica, io mi ricordo come reagii. Spaccai tutto, riversai la mia rabbia  e il mio vuoto, non toccai più cibo. Pensai che non fosse possibile, che non dovesse avvenire e non parlai a nessuno, per giorni.

Lui soffre, lo so, ma riflette. Pensa a quanto è stata importante nella famiglia. A quanto si è sentita amata. E mentre accarezzo la foto della sua amica volata via, penso proprio questo: il mio piccolo, è più grande di me. E vorrei almeno essere grande abbastanza, per riuscire a dirglielo.

Notte e il mio piccolo.

Già lontano

Mi sono già scoperta lontano. Un angolo di cuore si stava ancora sistemando, la mente arraffava le ultime cose.

Un lungo sentiero conduce alla bellezza, eppure la libertà di scegliere ancora la direzione stava indugiando. Una villa gloriosa, un fazzoletto di terra, una strada fiorita, un punto nascosto.

Mi scopro già distante, ecco il cuore è uscito per primo e stiamo viaggiando.


mercoledì 21 marzo 2018

Cerca, la vita (tutte le creature)

Oggi un cagnolino impaurito, con la coda tra le gambe, cercava nello sguardo della donna che l'ha scelto un po' di tranquillità e fiducia: veniva da un canile lontano.

E in un canile vicino a me, una mamma tradita e soccorsa ha dato alla luce nove cuccioli, desiderosi di respirare e di nutrirsi.

Intanto, una cagnolina è corsa via troppo presto, senza perdere di vista il giovane amico sul quale ha sempre vegliato.

Vita, dolore, speranza e ancora dolore.

Cerca, la vita. Per tutte le creature. E in tutte le creature si trova.

Notte e chi ha bisogno delle tattiche

Ogni tanto incontri chi ha bisogno delle tattiche. Per  dividere, affermarsi, mischiare, fare del male, cercare di esistere.

Un sorriso di congedo ed è così bello scegliere la propria strada.

Perché c'è chi ha bisogno delle tattiche per provare di essere qualcuno. E chi vuole vivere.

Notte e chi ha bisogno delle tattiche.

martedì 20 marzo 2018

Notte e dura è la primavera

Un amico rocker mi ha quasi rimproverata. In realtà non ce l'aveva con me, ma con il vortice di impegni  che gli aveva sottratto una notizia fondamentale: domani mattina è primavera.

Ce la tolgono, la primavera, con tutte queste menate. Oppure siamo noi, le nostre distrazioni, le gabbie che sappiamo costruire.

Anche a me, lo ammetto, era quasi sfuggita. Poi, scende un'acqua dura e severa. Non che le creda tanto, da poterla definire veramente neve. Forse, nella confusione è già grandine. E' come una sferzata, che urla: sto veramente per andarmene e per lasciare spazio all'aria di vita sfacciata, che è la primavera.

Perché è vita sempre, che sia gridata o no. Anzi, a voler ben guardare, dura è la primavera. Eppure irresistibile, persino quando ci sfugge.

Notte e dura è la primavera.

Guardo a occhi chiusi

Guardo a occhi chiusi il bello che si nasconde, l'inverno che si ritrae malvolentieri, i sogni che si sfaldano per riformarsi più colorati.

Guardo il sole che non si vuole mai lasciar scoprire. Il mio lago già vestito a festa. La mia anima, in quella devo frugare ancora molto a occhi chiusi.

lunedì 19 marzo 2018

Notte e il balcone è meglio della torre

Come in un gioco degli scacchi, io ho scelto sempre la torre. Da piccola e poi da giovincella, non ho mai avuto una passione per gli edifici, se non per uno.

Le torri. Anche mezzo alloggio a disposizione, ma che bello averlo in alto, al riparo da tutti. A dirla tutta, era anche nel biasimevole periodo in cui preferivo la gloria umana dei grattacieli a quella spontanea e senza bramosia di premi della natura.

Questa sera, sbirciando Montalbano, capivo cosa vorrei oggi io. Un balcone, magari sul mare, su uno spazio aperto e pieno di vita. Non dev'essere in alto. non dev'essere immenso: dev'essere e basta. E' lì che si annida la libertà.

Un po' come me, che dell'avere mi importa poco. Ma sto cercando di essere, in qualche modo.

(Arguta Paffuta si è affacciata un attimo e ha precisato: sì, sei fuori come un balcone).

Notte e il balcone è meglio della torre.

domenica 18 marzo 2018

Notte e tutto ciò che manca

Sarà la pioggia che martella i pensieri. Nel buio umido, ti viene facile pensare a ciò che ti manca, ombrello a parte.

A ciò che hai perso o si è allontanato, a ciò che non si è mai presentato, o l'ha fatto con scarsa grazia o ancora sbracciando, eppure passando incredibilmente inosservato.

Sarà la pioggia che chiarisce le idee

Tutto ciò che manca, ti sta guardando qualche passo indietro, oppure davanti ti sta aspettando. E anche per questo, continui a camminare.

Notte e tutto ciò che manca.

L'eleganza è una merenda

Nella fortuna degli incontri, parlo con una signora novantenne. Brillante anche nei ricordi. E me ne porge subito uno che mi riguarda: "Ah conoscevo la sua nonna, mia mamma le confezionava i vestiti, che donna meravigliosa".

Io mi stimo tutta, come direbbe il maestro. Mi siedo ad ascoltare il resto della storia ed entro ancora nel negozio di barbiere del nonno Giannino. Sua moglie Giuseppina è lì, indaffarata. Deve aiutarlo, pulire, asciugare, stirare, mentre pensa a come prendersi cura dei suoi bambini.

Per la sarta c'è tempo solo se viene direttamente lì, in negozio. Ma quando la vede accompagnata da una piccola ombra, una volta provato l'abito, sa che deve fare. Bisogna preparare qualche leccornia da offrire alla figlioletta della sarta.

- La sua nonna mi dava sempre la merenda.

Io la vedo, l'eleganza della nonna Giuseppina, anche quando sfilato il vestito fatto ad arte, porge la merenda a un bimba timida.

Solo buongiorno

Non voglio ancora riporre un sogno in un cassetto. 

Devo correre via tra un'ora, ma guarda un po'. In questo lasso di tempo, tuttavia, devo ricevere una visita. Corro alla porta, appena truccata, e nel corridoio entrano loro: Angelina e Gianluigi. Nanni, lo chiamava sempre lei. 

Sono cresciuta con loro: appena finivo le lezioni, scivolavo al piano sotto, chiacchieravamo, ascoltavo con lei le canzoni di Iglesias in spagnolo e contemplavo la loro armonia assoluta. Nanni urlava solo in un caso: quando c'era una partita di calcio alla TV. Memorabile contrasto i suoi strilli gioiosi nel 1982, mentre io al piano sopra piangevo sul Brasile trafitto.

Un giorno, le ho dedicato un disegno che lei ha serbato per tutta la vita. Anche quando è rientrata in Spagna, con lui. 

Ma finché hanno potuto, periodicamente sono tornati a trovarmi.

Anche stanotte. Lei in un vestito dalla stampa fantasiosa ma discreta, il suo profumo mi ha subito avvolta come il sorriso di Nanni.

- Buongiorno!

È bastato un buongiorno, solo un buongiorno dopo un istante o una vita, per volersi bene.

sabato 17 marzo 2018

Dialoghi reali - la parola al gatto

Miao.

- sei tu che hai miagolato?

- No, il gatto.

- Certo, infatti l'ho chiesto a lui.

Notte e una mamma tradita (tutte creature)

Sono ancora grata per i riccioli biondi di Lello, piccolo cane guerriero che mi saluta.

Prima di lasciare il canile, seguo il tragitto della volontaria che mi spiega: devo vedere una mammina.

Frughiamo nella penombra fino a incrociare occhi spalancati sul futuro: è una cagnolona abbandonata che sta per partorire.

Un momento così incredibile, un momento così terribile. Buttata in strada mentre stava per offrire e ricevere piccole vite.

Una mamma tradita, che aspetta e ringrazia chi invece l'ha accolta e accudita. 

Stasera più che mai penso che siamo tutte creature, Amate e sballottate dalla vuota umanità.


Notte e una mamma tradita. 

venerdì 16 marzo 2018

Notte e la delicatezza è un silenzio

Un incontro mi riporta così indietro, a quando non c'ero ancora. Mi toglie equilibrio, me lo ridà.

Un signore che non ho mai conosciuto e che ha attraversato i secoli con grazia. Non sapeva che tu, papà.. e non riesco a dirlo, dopo che non è riuscito nemmeno lui.

- Ma quando suo padre è…?

In quel silenzio, c'è tutta la delicatezza di chi non osa metterti di fronte la verità, quella che scava e ti dilania. Quella che non puoi confessare veramente, perché ti rinfacciano che è la vita, anche se si chiama morte.

Eppure ancora una volta, il coraggio lo devo trovare io.

- … mancato?

- Sì.

- Dieci anni.

La delicatezza è un silenzio. E sono un po' stanca di cercare io il coraggio, persino di trovarlo.

Notte e la delicatezza è un silenzio.

giovedì 15 marzo 2018

Notte e troppi angeli

Troppi angeli scendono da queste parti e troppo velocemente vanno via. A dire il vero, a volte restano anche a lungo, ma senza farsi troppo notare. Così, quando sentiamo il loro battito d'ali, sono già così lontani.

Troppi angeli in questa terra, troppo scarna e affamata.

Troppi dolori inferti per caso. E troppi sguardi che si perdono lassù a cercare loro o a scappare da questa tetra eternità.

notte e troppi angeli.

Notte e capisco che facciamo paura (noi donne)

Che poi capisco che facciamo paura noi donne. Ferite e libere, capaci di ridere e piangere.

Troppi uomini intrappolati in ruoli, silenzi e balbettii di potere.

Noi ci stiamo mettendo in discussione, anche quando dovremmo ragionevolmente mandare al diavolo. E usciamo più forti da questo processo.

Io sono felice di essere donna, dono (la radice è la stessa, guarda un po') che forse migliorerà il mondo. Anche perché almeno ci sta provando.

Notte e capisco che facciamo paura (noi donne).

Non si possono fotografare i fiori

Neanche mi sono tolta il giubbotto, per sfiducia, ed ecco che sull'erba malconcia del controviale spuntano esseri che avevo perso di vista da tempo.

Sono gli occhi della Madonna. Oh, lo so che questi fiori hanno un nome scientifico, ma scherziamo? Più scientifico di così.

Vorrei proprio fotografarli, ma ho le mani impegnate. Forse anche il cuore. Perché poi lo so, la conosco la vera ragione: ci sono bellezze così fragili e dirompenti che non si possono fotografare. Come i primi fiori di primavera, così delicati da conquistarti subito.

Tu la stai ancora aspettando, la primavera. Loro, l'hanno già inchiodata alle sue responsabilità.

mercoledì 14 marzo 2018

Ce li inventeremo noi

Sul treno, i bambini fanno fatica a domare la voglia di correre avanti. Gridano, ridono, spingono già avanti i loro sogni.

- Andremo con la macchina volante! Con il teletrasporto! Con…

- Eh, ma  non esistono.

E' sempre una bambina, quella che deve sbattere in faccia la verità agli altri bimbi: "Ma ce li inventeremo noi!".

Anch'io mi vedo già, sulla macchina volante.

martedì 13 marzo 2018

Notte e il riparo un ricordo o un desiderio

Trovare riparo e ripararsi: due sfumature che si separano subito. Nella valle che mi appartiene lontano, in Scozia, e chissà ciò che accade in quella vicina, che mi ha vista crescere: mi è ancora più sconosciuto.

So che ho sempre trovato riparo nelle discese docili verso i fiumi, e quando alzavo gli occhi non avevo paura. La primavera era una chiacchierona che si faceva scappare un segreto precocemente; le altre stagioni ostentavano pazienza verso di lei e me bambina.

Il riparo si scava un posto dentro di me.

Il riparo è un ricordo o il desiderio. 

Notte e il riparo  un ricordo o un desiderio

lunedì 12 marzo 2018

Stupisce qualcosa

Stupisce qualcosa quando sono stanca o frizzante. Sazia, ho già gli occhi che frugano.

Un Oh meravigliato al sole che si rituffa nelle vite o una gemma che ha convinto le altre a osare.

Stupisce sempre qualcosa, se lo voglio. E persino se lo nego.

Notte e sfiorare la fine del mondo (per iniziare)

Da ragazzina andavo pazza per i tramonti: il tempo di crescere e tradirli per l'alba.

Eppure anche ora che preferisco gli inizi, non posso scordarmi quel congedo di colori che non finiva  mai. Il tempio di Poseidone, un testimone distaccato come se non volesse lasciarsi distrarre dalla nostra emozione: la luna e il sole che si fronteggiavano, senza abbassare lo sguardo.

Capo Sounion, tra baci e risa dipinte di rosso. Tu pensi che non ci sia niente oltre e ti sembra di sfiorare la fine del mondo, per iniziare.

Notte e sfiorare la fine del mondo (per iniziare).

domenica 11 marzo 2018

Tavolo con vista

Tavolo con vista sulla vita. Sgranocchi i giorni e gli attimi, mentre gli occhi divorano con la medesima voracità. 

E magari un giorno oserai pure uscire e camminare sull'erba umida, respirare tutto ciò che è rimasto indietro, inseguire qualche farfalla senza sognarti di afferrarla.


Tavolo con vista, sui tuoi sogni che sbirciano la realtà e la invitano a entrare.

Notte e chi mette tutto in ordine

Non ho una lavastoviglie: mi piace moltissimo lavare i piatti. E più siamo, meglio è. Inutile che adesso stiate pensando di invitarmi a casa vostra: lo faccio solo nella mia cucina.

E' che sono una grande casinista, creativa suona meglio, no? Ma c'è un momento irresistibile in cui bisogna mettere tutto in ordine e io non mi tiro indietro.

Nel caos, afferrare un filo, anche solo di luce, e partecipare al prodigio universale di trovare un senso. anche solo lavando i piatti, talvolta ci riesco.

Notte e chi mette tutto in ordine (sono anch'io).

sabato 10 marzo 2018

Illusioni in terra

Tutto in ordine sulla terra. E guarda che caos in cielo.

Questa foto sbuca di nuovo fuori e mi strizza l'occhio: come possono essere fuorvianti le immagini. 

Chiudo gli occhi e tutto si capovolge, illusioni in frantumi.

Noi angeli in fila, pronti a ribellarci, e quelle nuvole che aspettano solo di obbedire.

Notte e gocce di luce

Piove dentro la notte, tra tintinnii e fruscii. Si trascinano dentro i ricordi e le scie di futuro, senza riuscire a distinguerli, e sarà per questo che fa così buio.

Poi vediamo una goccia di luce che procede piano: è una signora che cammina con un cagnolino, lentamente, armata di una piccola torcia.

Improvvisamente quella goccia sembra dividersi in tante altre, che si rincorrono.

Senza farsi troppo notare, se non quando hai il cuore che cerca un segnale.

Anche solo gocce di luce, che giocano sul tuo volo per pochi istanti.

Notte e gocce di luce.

Things steadily downhill (troppo lontano dal mio capitano)

Una ragazza solare leva le bandiere dopo una manifestazione. Io passo, già pronta con il telefono in mano, e lei mi ferma, condividendo un prezioso pensiero per il libro dedicato ai secondi. Mi parla di quanto abbia apprezzato, studiato e portato come materia di esame la storia del capitano Scott.

Anche se c'è quel sole, fuori e dentro, io sento un brivido. Come tutte le volte in cui mi sono allontanata troppo dal mio capitano.

Dentro di me, risuona un richiamo. Questo è marzo, il mese del dolore, del sacrificio, dell'eroismo, dell'umanità.

In questi minuti, apro il diario di Scott in Antartide: è il 10 marzo, per la precisione.

Things steadily downhill.  Penso a tutte le volte in cui le cose sembrano peggiorare costantemente, imboccare quella discesa e non fermarsi più. Eppure ci si può fermare. Si può dire a chi ci trattiene, contro la sua volontà, che andremo avanti. Si possono  fare processi agli altri, forse persino a noi stessi.

Oppure decidere di andare avanti.

Troppo lontano dal mio capitano, mai abbastanza lo ritrovo. E quando lo faccio, mi fermo, scruto l'orizzonte e decido di andare avanti.

http://www.nomosedizioni.it/limportanzadiesseresecondi


venerdì 9 marzo 2018

Notte e la normalità di un gentiluomo

Le spalle pesano di pretese, ingenue o crudeli, quando ti intestardisci che devi mandare una mail, pur in ora tardiva, per chiudere un compito. E ti senti scioccamente in colpa per chi la riceve, tanto che gli scrivi: buongiorno, spero che la leggerà la mattina. Come se il tuo peso potesse emigrare sulle spalle altrui.

La mattina presto sei già in pista, ricevi la sua risposta e ringrazi frettolosamente.

Finché arriva un nuovo messaggio, dove lui analizza: mi ha scritto tardi, risposto presto. E aggiunge: spero di non averla disturbata.

ti senti quasi commossa, perché senti: questo è un gentiluomo. Forse la normalità di un gentiluomo, ti colpisce ancora di più.

Notte e la normalità di un gentiluomo.



Di corsa sulla terra

Chi ha inventato nuvole così irresistibili. Sono di corsa sulla terra, che ha osato appena sorridere di sole, e mi ritrovo a guardare su. 

Giochi di ombre e colori, che guardano al domani come una profetessa non abituata alle proprie doti preveggenti.

Di corsa sulla terra, finché il cielo non ti ruba lo sguardo.

giovedì 8 marzo 2018

Notte e l'educatore e la benzinaia

La lotta delle operaie in Inghilterra per una paga giusta scorrerà anche tra troppi vestiti e chiome impeccabili. Ma mi scardina anche per la data, scolpita dal film "We want sex". Nascevo io dentro quell'anno, una piccola grande battaglia come altre che avrebbero attraversato il mondo.

Adesso dovrei scrollare il capo e dire: è trascorso mezzo secolo e si vede. Ma non riesco. Perché esaminando il mondo, il cammino compiuto e ancora più quello da compiere, non lo vedo affatto.

Esco con qualche lacrima di troppo dalla proiezione del cinema Gloria per la festa delle donne, lacrima che faccio sparire in fretta: si sa come sono le donne secondo l'austero verdetto (maschile, ma forse un po' anche nostro), quando frignano, come ama dire chi ci critica e dunque anche un po' noi.

Allora, mi ribello. Non le cancello troppo bene, quelle lacrime e partecipo al dibattito organizzato da Cgil, Cisl e Uil con gli studenti. Ascolto e mi confronto prima con Adria e Chiara, quindi aspettiamo, chiediamo l'intervento dei giovani. Sono una giornalista, mi piace ascoltare storie. Ascoltare è termine freddo, sentirle e provare a farle rivivere. Domando ai ragazzi che cosa vorrebbero fare da grandi, anche se mi sembrano già grandi dai loro discorsi.

Sono tutti mestieri belli, se li renderanno felici, ma stasera ne scelgo due per ringraziarli. Un giovane vuole fare l'educatore negli asili nido e io esulto. Perché i bimbi hanno bisogno  di figure maschili e femminili, anche nei nidi: non potrà che giovare loro.

L'altra ragazza confessa che vorrebbe fare la benzinaia, ma a casa nicchiano. Allora le rivelo io qualcosa. Ci sono due distributori dove vado abitualmente: uno ha tanti uomini, ciascuno di un Paese diverso, e adoro fermarmi, trovarli sempre disponibili e pazienti, buttare lì un aneddoto o una battuta.

L'altro impianto dove sosto volentieri, ha una benzinaia. Lei è delicata d'aspetto e ha occhi sinceri: conosce la gentilezza. Accanto a lei, c'è anche un signore non meno cortese, con i capelli bianchi. Sa che sono una grande viaggiatrice e qualche volta mi domanda, quasi preoccupato: signora, fin dove va oggi?

Io adoro però la mia benzinaia, perché sembra contagiare tutti con il suo garbo. Fa un lavoro duro e lo rende così lieve agli occhi di chi passa. 

Io non so se perché sia donna. So che ti vorrei dire, ragazza del Gloria: fai la benzinaia.

Perché stanotte sento così: che il mondo ha bisogno di un educatore di nidi e di una benzinaia.

Notte. 

mercoledì 7 marzo 2018

Grazie da una donna

Quella volta che non hai osato e ti sei raccontata un sacco di scuse.


Quella volta in cui l'hai fatto e te le hanno rifilate gli altri.


Donna in bilico, tra storia e coscienza. È ciascuna di noi. 


E non voglio parlare di coraggio, di fregature, di sentimento, di ingiustizie in questo giorno.


Io voglio parlare di vita. Vincere non è solo dare vita, ma riceverla ed esserne grata, ancora.


Un rossetto giusto, sul volto dell'anima senza mascherarmi mai, e sto uscendo a gridarlo.


Grazie.


Notte e il telefono nel cappotto (messaggio di un amico)

Oggi mi sono preoccupata per un amico.
No, sono andata in tilt per un amico.

Non rispondeva ai messaggi miei, ale chiamate di una nostra amica. Finché è comparso: scusate, ero nell'ottobre e avevo il telefono nel cappotto.

La libertà, l'ho respirata nella mia vana corsa. Oggi ho risposto a 40 telefonate.

Scusate, vado a lasciare il telefono nel cappotto.


Notte e il telefono nel cappotto.

martedì 6 marzo 2018

Aspettami

Ti sei già sciolta tutta, eppure mi sembri più presente e salda di tanti di noi, neve.

Mi siedo su quella panchina e ti vedo ancora, senza il minimo brivido.

Aspettami. Mi viene da dirti così. Aspettami, che ciascuno di noi è così effimero. E ciascuno di noi forse tornerà o forse non si allontana mai: questo, me lo assicuri tu, e io non oso non crederci, complice l'eco dei giochi dei bambini.

Notte e ricordati di me (perché siamo)

Ricordati di me, non perché hai bisogno di un favore. Perché devi sponsorizzare la tua attività o perché hai una certezza da spacciarmi.

Non perché le elezioni arrivano o perché sono passate.

Non perché devi sentirti grande o semplicemente nel giusto.

Ricordati di me, perché sono, perché siamo. 

O non ricordarti affatto, perché altrimenti ricordo non è: è che ricordi solo di te.

Notte e ricordati di me.

Una lettera e il limite del vivere

Le lettere restano, per accompagnare quando perdi di vista la strada e persino i compagni.

Lo ripeto, viaggiando nel mazzo consistente di fogli che ancora conservo. Come sono stata fortunata, e come lo sono ancora, persino.  Talvolta, riprendo in mano le lettere e torno a viaggiare nelle vite.

Questa lettera ha quasi vent'anni, ha superato la maggiore età. Penso a tutte le volte in cui ho reso infelice don Lorenzo Cattaneo, perché non passavo da lui. Perché non avevo tempo, perché qualcosa si intrometteva tra me e questa pausa bellissima, che in realtà riempiva la vita. Ma adesso che sono cambiata, penso soprattutto a tutte le volte in cui sono passata da lui e ho ascoltato altre meraviglie, rendendoci felici.

Io qui mi stupisco che ciascuno di noi possa avere questo volto, quello come nel giardino degli ulivi, come sulla strada del Golgota. E ancor più, quanto il nostro volto possa essere gioia di incontro, luce per gli altri.


Uno deve saper accettare il limite del nostro vivere, però, scrive don Lorenzo, senza esigere. Donando.

E io oggi ripenso a quelle belle conversazioni al collegio, nel silenzio di uno studio traboccante di libri e  di riflessioni. Anche una lettera, che resta al mio fianco oltre ogni separazione, mi rammenta il limite del vivere e la capacità pazzesca di andarvi oltre.

lunedì 5 marzo 2018

Notte e tutta questa pace (più forte di me)

Anche oggi ho attraversato la stanchezza a braccetto con i dubbi e troppe ombre di dolore. Mi sono chiesta se la strada fosse giusta e nel domandarmelo mi sono anche persa.

Anche oggi ho dovuto fare scelte e tralasciare qualcosa di importante.

Sono inciampata nelle storie e in loro mi sono rialzata. Ho tenuta spenta la tv e ho sbadigliato su alcuni titoli, che non cambiano niente delle nostre vite. Neanche le peggiorano, figurarsi.

Chissà da dove viene questa pace che sento dentro. Così fragile, eppure più forte di me. Quasi quasi, provo a tenermela.

Notte e tutta questa pace (più forte di me)

You've been around - canzone per la notte

C'è gente che ti sta attorno, eppure ti cambia. Ti sfiorano, ti sbranano.

Eppure a te poco importa, di queste notti violente. Il dolore se ne va e il futuro ha un'eco differente.

Quando qualcuno è attorno,  niente più, è bello ribellarsi e non permettergli di cambiarti.

You've been around, David Bowie, canzone per la notte
(con un tocco di Gary Oldman)

domenica 4 marzo 2018

Mai riporre gli acquerelli

Con gli acquerelli combinavo solo casini, li ho lasciati indietro. Questa la nota ufficiale della memoria.

Incapace di riprodurre incantesimi e loro pallide imitazioni. Ma forse oggi so quale fosse il mio doppio capolavoro: impiastricciarmi le dita e riprovarci sempre.

Notte e così chiara la nebbia

Voto presto, prestissimo. Tra anziani che camminano a fatica, ma non si fermano.

Poi parto verso il lavoro, e attraverso sempre più fitta nebbia. In autostrada non c'è nessuno per un lungo tratto, la voce di un'amica chiamata per convincermi che non sono un fantasma o non sto dormendo ancora. 

Perché chiara è la nebbia, quando ti infili dentro, con la tua vita. In questi momenti sei da sola a cercare la strada, anche se dovresti conoscerla.

In questi momenti, tu solo puoi cambiare e non hai bisogno di nient'altro per decidere.

Tu sfrecci in silenzio, non più cullata da fragili abitudini: potresti sbagliare uscita e fare la cosa giusta.

Notte e chiara è la nebbia 

sabato 3 marzo 2018

La dannazione della memoria (si chiamava nuvola)

Un caro amico, l'unico che si sia sforzato di farmi da padre quando papà fu chiamato così lontano da non poterlo più abbracciare, si è sempre stupito della mia memoria.

Forse più sui nomi che sui volti, non lo so. Non credo. E vale per tutte le creature, questo sì.

So che oggi, per varie ragioni, mi tornano in mente due sorelline feline. Bianche e nere con occhi verdi affamati di vita. Una si chiamava Nuvola, stava male e dissi alla contadina: provo ad occuparmene io.

Ma Nuvola tossiva troppo, io piansi  e lei volò via. Rimase la sorellina, con le zampine per terra. Crescendo decise che poteva graffiarmi anche quando le portavo deliziosi formaggini.

Nuvola, ogni tanto mi sento immersa in una canzone dei Pink Floyd. Sì, come Comfortably numb, c'è qualcuno da salvare, invano. Un animaletto o uno grande come me.

La dannazione della memoria è forse anche questa. Ma chissà perché ha anche un retrogusto di salvezza.

Notte e quelli che fanno la differenza

Ci sono tanti mondi di fronte ai quali mi sento minuscola. Pochi quanto quello dei vegetali.

Dei giovani ristoratori, caparbi e coraggiosi, mi hanno affidato un segreto così a portata di mano tempo fa.

È il mondo vegetale che fa la differenza. Sulla carne (che non mangio più, possibile non rompermi le scatole?) e su ogni altro dono del creato. 

Oggi a Identità golose ho visto diversi pasticcieri cominciare da qui. E questo mi ha raccontato moltissimo. C'è molto da imparare, persino quando si è già scelto con il cuore.

Grazie.

Notte e quelli che fanno la differenza.

È un fiore che non si scioglie

L'avevano appena accomodata, questa piantina, ma non si lascia scoraggiare dal gelo improvviso.

La neve delizia e se ne va.

Un fiore, come la speranza, non si scioglie. Aspetta, con i suoi colori che sono carezze di vita.

venerdì 2 marzo 2018

Notte e tra mille una sola parola

Sembro nutrirmi di parole, ma  non ne vivo. Tra  mille che mi inseguono, so trovare un luogo dove rimanere in pace.

E anche se le maneggio maldestramente, sorrido felice alla fine di una giornata perché penso…

Ho una sola parola. Un volto, senza ripensamenti e lifting di sopravvivenza.

Tra mille parole, una sola conta e non la cambio.

Notte e tra mille una sola parola. 

Il mio (quasi giustificato) malumore elettorale

Già non sono una fan di whatsapp, che guardo poco e di malavoglia: figurati in campagna elettorale.

Il primo fenomeno paranormale: si materializzano numeri che neanche più avevi un rubrica. Gente che insomma non ti chiamava da almeno quattro anni. Adesso, per magia, hanno rintracciato il tuo numero e ti inviano suadenti messaggi invitandoli a votarli.

C'è poi il fenomeno collaterale: chi ti scrive l'assoluta verità con assoluta certezza. Pretendendo di sapere cosa tu debba votare.

Poi ci sono anche esseri garbati. Che tu senti abitualmente, capita che siano candidati e ti mandano un sommesso invito a un loro evento.

Va bene.

Io da piccola anarchica, pacifica, non sopporto i primi due fenomeni. Li sento bruciare addosso, indipendentemente da chi provengano.

Che poi io da piccola anarchica pacifica so già benissimo chi NON votare.

Chi ha una condanna alle spalle o da tali esseri si fa supportare.

E chi non ha mai lavorato un giorno della sua vita o giù di lì, e pensa di doversi far mantenere da me anche questa volta.

Non lo  dico per giustificare il mio malumore elettorale. Metti giusto che qualcuno sbirci nei cassetti e mi risparmi un whatspp elettorale.

giovedì 1 marzo 2018

La prima volta che un uomo fa del male a una donna

C'è l'insurrezione di parole ed emozioni, quando un uomo distrugge una donna. E mi sento sconvolta ugualmente, forse anche di più di tante dichiarazioni astratte che leggo.

Ma mi chiedo perché non ci sia almeno una traccia del medesimo sdegno, la prima volta in cui l'uomo fa del male a una donna. Uno schiaffo, che sarà mai.

Due ceffoni. E beh capita.

Io so cosa faccia più male. Quando uno ride su di ciò che hai provato. Del dolore, della rabbia, dello schifo quando vedi quella persona che fa finta di nulla.

Di chi ti dice: ah, il tuo amico…

Amico, non è chi ti fa del male. E nemmeno chi ci ride su.

Non c'è niente da ridere quando un uomo fa del male a una donna. Chi lo fa nel poco, lo farà nel molto. E intanto tu sei a soffrire, da sola.

Non c'è niente da ridere: è come se tu te lo meritassi, un po'.

Invece, bisogna ribellarsi all'inizio. Al primo segnale. A un gesto che potrebbe rimanere unico. Oppure no.

Isolate gli idioti, gli aggressivi, i viziati. Non le donne.

Indovina Csi viene a cena

L'allergica alla tv sta coltivando una serie di inquietanti deviazioni dal suo canovaccio. Sempre più spesso, mi trovo a scegliere con il telecomando le varie puntate di Csi durante l'ora di cena.

La cosa anche più raccapricciante, se vogliamo, è che ne conosco la ragione neanche tanto sotto la superficie: mi rilassa. Roba da scuotere la testa, tanto più che parlo di quando sono a tavola e certe sequenze sono in grado di troncare la digestione.

Ma di che cosa stiamo parlando? Durante la pubblicità vedo spot concilianti come lavi i denti e perdi sangue, ragadi e altre brillanti idee per farti digerire meglio. Csi in confronto ti accompagna con dolcezza.

Perché, perché mi rilassa mentre sono a casa, mangio, ascolto, partecipo al resoconto della giornata, lanciare un'occhiata e seguire frammenti delle puntate, che siano a Las Vegas o Miami poco importa?

Mi sono messa a riflettere - a televisore spento - e forse mi sono fatta un'idea.

Sì, ci sono dei bastardi mica da ridere in giro, e spesso sono in mezzo a noi, ma questi agenti riescono a catturarli sempre, degni emuli della signora Fletcher o di Barnaby. Dunque lieto fine (o pedagogico) assicurato.

Precisi e umani, fino allo sfinimento (proprio). Perché non dovrei invitarli a cena? Al massimo mi sezioneranno i pensieri in disordine per l'intera giornata.

Indovina Csi viene a cena.

Notte e adesso mi fermo (guardo tutto per davvero)

Il Castello Sforzesco si spoglia di luci, per mostrare il suo manto glaciale. Una bellezza da brivido, come tante che incontro. Solo che le guardo così di fretta, che mi vergogno.

Un pudore di tempo mi resta addosso e mi scosto con discorsi futili.

Io adesso mi fermo. Io adesso ti guardo, per davvero. Ho già rallentato il passo, mentre tutto sta correndo: un film che brucia le sequenze, non mi interessa più.

Notte e adesso mi fermo (guardo tutto per davvero).

La neve da tutto il mondo

La cucciola è indispettita quasi nel vedere che c'è un'altra piccola creatura gioiosa quanto lei nella neve.

È una bimba avvolta in una giacca a vento rosa, che cerca di sfuggire dalla presa dei genitori per tuffarsi nel prato ovattato. Mamma e papà sono giovani e provengono da un Paese lontano: emozionati quanto lei.

Si scattano un selfie, io allora mi avvicino e chiedo: volete che io vi faccia una foto. Il padre mi porge lo smartphone felice e insieme posano.

Quando gli restituisco il telefono, lui mi dice: la neve, finalmente!

E mi sembra che la neve arrivi da tutto il mondo, a tutto il mondo.