domenica 30 giugno 2024

Scivolate via

 

Con fresca puntualità, scivola via naturalmente qualcosa, qualcuno. In passato, è stata la carne, mai piaciuta, nonché ogni animale dal mio piatto. Le compagnie usuranti e usuraie. I pensieri scritti da altri. L'involucro vuoto del calcio, che mi ha risucchiato troppo tempo. Tanto, tanto altro.

E ora, anche cose così essenziali che identificavo con il respiro: eppure, soffocando le lacrime, scopro che i miei polmoni lavoravano ancora.

Scivolate via, inutilità varie e vane: il maestro ha soffiato sulla via impolverata che nascondeva il distacco.

Non si deve pensare tanto a ciò che si fa, quanto invece a ciò che si è.

Io sono Marilena e valgo dieci nella mia vita (cit.), qui e proprio ora. Per te. 

sabato 29 giugno 2024

La campionessa nata


In quest'era di facili consumi, tutto quell'ardere, quell'ardire di giovani donne dedite a un'arte forgiata da talento e perseveranza per me rappresentava uno spettacolo puro. 

Non potevi che vincere tu, in quel lontano 1960, nel campionato provinciale di stenodattilografia. Tu che ci avevi speso impegno, convinzione, voglia di dare gioia ai tuoi genitori oltre che a te stessa. Allora via a telefonare a casa che saresti arrivata con una medaglia; piangeva di orgoglio tuo padre. Come tua madre, già malata, e il dottore accanto a lei.

E poi, sei una campionessa nata. Una che affronta ogni gara della vita con un piglio che strappa via le lacrime, che cadi e fingi di aver voluto sfiorare il terreno in un improbabile ginnico esercizio. 

Tu lotti, che te ne renda conto o no. Non c'è fragilità che possa cambiare questo fatto inoppugnabile: sei la campionessa provinciale e molto di più. 

Io, non ho medaglie da offrirti, se non il mio cuore. Buon 88° compleanno, mamma: continua a scrivere e a battere i tasti della vita per te, per noi. 

martedì 25 giugno 2024

Tutto sta in una cornice


Così, tutto sta in una cornice: anche tu, immenso cielo. O forse le piante ti abbracciano solo per curiosità come troppo spesso accade.

O ancora, ho bisogno io di mettere tutto in una cornice, anche e soprattutto quando lo amo troppo. Di contenerlo, fissarlo, controllarlo, come se potessi evitare di perderlo.

Tutto sta in una cornice: la mia vita, un respiro, una foto che non riesco a tenere nell'album da dove potrebbe fuggire, il pensiero che mi può salvare. Lo specchio, in cui non vorrei mai trovarmi davvero.

Tutto sta in una cornice, persino tu.


giovedì 20 giugno 2024

Dopo, smette. La bimba saggia

 

Pallide gocce attraversano l'aria e rallentano appena due bambine allo scivolo. Riesce, invece, a distoglierle la voce di un'altra ragazzina che arriva da un palazzo.

Una delle due amiche scivola via e corre fin là sotto. Si e le chiede se non venga a giocare e la malinconia nella voce della bimba al balcone anticipa la conclusione della risposta: non si può, piove.

Ma l'altra ragazzina non ci sta. Alza le mani come ad accoglierla, quella pioggia, e assicura: «Dopo, smette».

È già un po' vero, sarà vero. La pelle umida non sta a contestare, ma mi fa correre indietro a quelle estati di gioco interrotto dalle tempeste. Come detestavo la pioggia, eppure adesso quando ne sento il rumore, il mio pensiero si precipita in quei cassetti di memorie, vi fruga dentro e ne respira il profumo.

La pioggia, come nient'altro nella vita, posso fermare o domare. Scorre senza chiederti il permesso, ti bacia o ti tradisce, ti benedice o ti travolge. Ma intanto grazie alla saggia bambina, mi stringo nelle spalle e forse in un abbraccio con altre creature sotto gocce più insistenti, con la convinzione: dopo, smette. 

giovedì 13 giugno 2024

I miei veri tasti, impacciati e felici


 Non doveva essere il mio regalo di compleanno, eppure si è posato con tempestività su questa data. Da quando i violinisti mi hanno legata con l'Intermezzo di Mascagni, non ho voluto più sciogliermi. Sono corsa a prenotare lo spartito, quello autentico, palpabile, dei tempi in cui mi esercitavo più di dilettarmi: non sapevo, come spesso accade, che quella pioggia di semi sparsa quasi per caso voleva avvolgermi di fiori indispensabili per sopravvivere.

L'avevo riascoltato in un luogo incantato poche settimane fa, trovandolo nuovo. Mi sono chiesta se il nonno Giannino amasse queste note. In fondo, si tratta di un'opera - la Cavalleria Rusticana - che venne alla luce pochi mesi prima di lui.

Dunque, ho provato di nuovo la trepidazione, la voglia di correre a casa mentre stringevo quei fogli possenti, il desiderio di tempestare tastiere fisiche o virtuali. Quella nota che si intestardisce a gridare di libertà dalle convenzioni.

La libertà passa da qui, altro che i tasti che percuoto solitamente. I miei veri tasti, impacciati e felici.

martedì 11 giugno 2024

Il tempo più duro, il tempo più giusto

 

Ho affrettato tardivamente la mia nascita, cosa a cui mi son abituata fin dall'inizio. Così ho spento le candeline al momento giusto.

Perché questa è l'assurdità di questo momento, forse di ogni momento: è il tempo più duro, il tempo più giusto. Volevi tergiversare, per non disturbare papà e nessun altro: io adesso voglio prendere il tempo giusto, per te. Non ci sarei oggi, a spegnere bizzarre candeline o a gustare la torta di quand'ero piccina. 


Non ci sarei oggi, se non combattessi tu, mamma. In questi lunghi e rapidi anni, ho maturato la convinzione di non assomigliarti se non nelle mie fiere lentiggini e in qualche altro tratto. Già, dici poco: in un mondo che sembra correre ad abbronzarsi per un rito pesantemente omogeneo, noi ci coloriamo a modo nostro. Tu un po' incazzata, io orgogliosa.

Sembriamo sempre viaggiare su due binari diversi, ma non ci perdiamo mai di vista e al momento giusto tendiamo una mano per afferrare quella dell'altra.

Questo è il tempo più duro, e anche - follemente, riesco a dirlo - il tempo più giusto: quello in cui siamo a fianco, senza dimostrarci niente. Un pianto, una carezza, un nervo scoperto, un bacio divampato: siamo tutto questo e di più.

Io dico, mamma: buon compleanno a me. Questo è il tempo più duro, il tempo più giusto. E lo devo a te. 

domenica 9 giugno 2024

L'ultimo dei Fuasté e il viaggio in biblioteca


Il fruscio dei libri, il primo che ho sentito era nella biblioteca della scuola. Martedì 11 giugno alle 18.30 sarà piacevole sentirlo nella biblioteca della mia città, dedicata al professor Roggia, un uomo che mi ha impressionato negli anni con la sua saggezza e la sua umiltà, così intrinsecamente unite.

È anche il vero giorno in cui compio gli anni: la sera di quel tribolato 11 giugno in cui la mamma non osava disturbare l'incontro del papà con i clienti. Poi vengo rocambolescamente trascritta il 12.

Ogni giorno si nasce, un viaggio continuo, come quello dei miei Fuasté, che passo dopo passo sono venuti da me e quindi si sono incamminati, portandosi un pezzo di me.


L'ultimo dei Fuasté, Progetto Cultura