Saranno i positivi sortilegi d'amicizia, ma mentre sfioro l'acqua, traccio un percorso ideale verso Firenze. Che sta per accogliere una persona speciale, non turista in preda a distrazioni ma capace di vivere a fondo ogni aspetto inesplorato.
Nelle mie tappe fiorentine, la più memorabile fu quando ci arrivai dopo una battaglia con qualche cicatrice in una guerra che non volevo perdere. Ad aspettarmi la mia sorella greca e un gruppo di amici suoi, di diverse parti d'Europa. Quella Firenze fu in realtà assaggiata con il primo pranzo all'aperto della stagione, a Fiesole che si schiudeva con marzo. Dialoghi interminabili sulle nostre vite e sul mondo che avremmo migliorato, si intende. Un dibattito sbocciò dopo uno dei film che ancora oggi ritengo magnifico, La moglie del soldato.
Io, indecisa se rana o scorpione, scappavo a volte da sola nella città e volli ad esempio respirare il Giardino dei Semplici, l'arte naturale al servizio del mondo. Quando mi affacciavo alla finestra, Firenze era già ansiosa di mostrarmi.
Tornai e non persi la guerra.
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